“Chi sono?” ricordo di avere chiesto a Bernardette un giorno che eravamo in cucina.
“Tu sei il mio Zuccherino dolce. La mia dolcissima bambina”, cinguettò in risposta.
“Sul serio, Bernie: chi sono io veramente?”
“Tu sei Heidi. Heidi Chi.”
“Tutto qui?”
“Questo sei ora. Non ti basta?”
“Una persona non dovrebbe avere una storia?” Chiesi.
Ciò che resta tra le dita, finito di leggere queste intense pagine, è il ricordo di un maglione di lana rosso consunto e di una caparbietà fuori dal comune. Quella lana e quel colore denso rivestono e ammorbidiscono una mente all’apparenza decisa e priva di paure, rendendola quello che realmente è: la mente di una bambina.
C’è qualcosa in questo libro di indecifrabile come certi sorrisi; indecifrabile come quella sensazione a metà strada tra la tristezza e la gioia. Le ultime pagine, e non solo quelle, di questa tenera storia sortiscono lo stesso effetto nell’animo di chi legge dello sguardo docile di un animale in gabbia: una indicibile tenerezza.
La ragazza Chissachì narra la storia di più bambine: Heidi, sua madre e Bernie. Heidi bambina per l’età, la madre per malattia e Bernie per paura.
Quando Heidi aveva solo pochi giorni, una signora di nome Bernadette, schiava di una grave agorafobia, la trova tra le braccia di sua madre, sul proprio pianerottolo. Da quel momento Heidi e la giovane madre, che da sola non riesce nemmeno ad allacciarsi le scarpe, vivranno con lei, con Bernie, fino a quando, dopo tredici anni, Heidi ritrova in un cassetto un vecchio rullino fotografico e lo fa sviluppare.
Tra le foto diversi volti, un luogo e una parola “suff” che la madre ripete spesso e alla quale né Heidi, né Bernie sono mai riuscite ad attribuire un significato.
Da questo momento in poi la narrazione sembra voler correre a perdifiato verso una soluzione, verso qualcosa o qualcuno capace di dissipare i dubbi e fornire qualche certezza a una ragazzina che di sé e della propria madre non conosce nemmeno il nome.
Chi Sa Chi, questo il nome della madre e Heidi, Heidi Chi.
Anche solo questo nome e questo cognome sarebbero sufficienti a smarrire e commuovere, ma non si tratta solo di questo.
Heidi scrive tante liste, è un’abitudine, e la maggior parte di esse sono domande, punti interrogativi.
Heidi possiede una dote naturale e straordinaria: vince sempre nei giochi d’azzardo.
Heidi non ha amici, fatta eccezione per un ragazzino vicino di casa, e non si è mai spinta al di là del proprio quartiere. Nonostante ciò parte, da sola, protetta solo da un maglione rosso, e viaggia per giorni, per arrivare laddove l’istinto e gli indizi la conducono: verso il proprio passato, verso la propria identità.
Sarah Weeks è una musicista, una cantautrice e una scrittrice di libri per ragazzi. Non a caso una sorta di musica si percepisce tra le righe.
Non capita di frequente di leggere un libro così raffinato e allo stesso tempo così semplice. La ragazza Chissachì è soprattutto un libro per ragazzi, ma anche per adulti. A qualsiasi età lo si incontrasse sarebbe, comunque, difficile separarsene.
Titolo: La ragazza Chissachì
Autore: Sarah Weeks – Traduzione di Chiara Belliti
Editore: Beisler Editore
Dati: 2005, 197 pp., 10,90 €
Lo trovi tra gli scaffali del Giardino Incartato, libreria in via del Pigneto 303/c a Roma