Il Natale non potrebbe essere altro che assurdamente patetico e tenero in casa Mellops.
Il papà ha comprato un libro sulle decorazioni natalizie e decide quindi di procurarsi un albero per poter mettere in pratica i consigli di stile; nel frattempo tutti e quattro i bambini hanno avuto la stessa idea: addobbare la casa con uno splendido abete. I conti si fan presto e nel soggiorno della famiglia Mellops ci sono 5 alberi di Natale. Cosa farne? Beh, donarli certamente a chi ne abbia bisogno. Ma anche il più bisognoso dei bisognosi un albero ce l’ha già e pure bello!
Il sarcasmo vestito a festa con l’abito della generosità raggiunge il suo culmine quando i quattro, dopo esser usciti delusi dall’orfanotrofio, dall’ospedale e dalla prigione finalmente si imbattono in qualcuno di davvero disperato: una porcellina che piange affranta. E non solo lei è povera e derelitta, ma vive in una casa con quattro stanze i cui abitanti sono più tristi di lei: una nonna malata, un vecchio soldato cieco e su una sedia a rotelle, due porcellini tremanti e un porcellino in lutto.
La sera di Natale in casa Mellops, Tomi Ungerer
Bene! Ecco i posti perfetti per i quattro alberi! E pensare che stavano per buttarli nella spazzatura! La tenerezza natalizia fa capolino anche nel pedissequo nonsense e diventa bislacca manifestazione di cura: Isidor, Casimir, Ferdinand e Felix usano tutti i loro risparmi per donare a quei bisognosi un bel Natale e poi tornano a casa a gustarsi il proprio, con papà e mamma Mellops.
La sera di Natale in casa Mellops, Tomi Ungerer- Donzelli
Titolo: La sera di Natale in casa Mellops
Autore: Tomi Ungerer
Editore: Donzelli
Dati: 2017, 72 pp., 13,50 €
Trovate questo libro tra gli scaffali del Giardino Incartato, libreria per ragazzi in via del Pigneto 303/c, Roma.
Questa storia incomincia con un palombaro, che ha un titolo e un nome, capitano Samofar, che danza lieve sul fondo del mare. Un mare che è verde e del suo verde tinge anche le alghe, i pesci, lo squalo che stava passando oltre ma poi torna sulle sue nuotate e realizza che stava per farsi sfuggire un bel bocconcino. Non ha fatto i conti con Emil, il polpo gentile, però, che interviene in suo aiuto salvandogli la vita.
Emil, il polpo gentile, Tomi Ungerer – 2019 Lupoguido
Il capitano, riconoscente, lo porta a casa sua e lo ospita in una vasca colma di acqua salata. Fuori dal mare domina il rosso, in molte delle sue sfumature. Sia dentro che fuori dall’acqua, invece, l’arguzia e la vena aspramente comica di Ungerer si spandono con naturalezza, così come naturalmente Emil si adatta alla vita sulla terraferma, al di fuori dal suo habitat naturale. Però sente la mancanza del mare e allora sceglie di lavorare in spiaggia, da bagnino.
Emil, il polpo gentile, Tomi Ungerer – 2019 Lupoguido
Lì, una coppia di bambini lancia contro una signora dal costume a strisce un granchio inviperito, che prontamente le pizzica il didietro; e mentre un aereoplano trancia di netto il filo di un aquilone, Emil sorveglia tutto dalla cima della torretta di avvistamento, mentre al limite della piega della pagina, una bagnante sembra accorgersi del nostro sguardo indagatore e lo incrocia, con fare interrogativo. Ogni tanto, Emil salva anche quattro bambini alla volta, in un surplus di gentilezza, mentre qualcun altro, molto meno gentile, lascia un pesce a boccheggiare mezzo sepolto sotto la sabbia.
Emil, il polpo gentile, Tomi Ungerer – 2019 Lupoguido
Oltre che gentile, Emil è un polpo straordinariamente versatile, riesce a cambiare persino forma, e da polpo in poche mosse diventare uccello o slitta, ma soprattutto non manca in coraggio: grazie al suo intervento sventa un colpo ordito da una banda di contrabbandieri e, quando la situazione si fa pericolosa e sembra che stiano per farla franca, ecco che interviene ancora una volta in maniera risolutiva. Per il suo coraggio gli intitolano una nave e organizzano un banchetto che Ungerer imbandisce di bevande e frutta e al termine del quale Emil decide di tornare sul fondo del mare. Lì il Capitano Samofar va a fargli visita ogni volta che gli è possibile, e assieme giocano placidamente a dama sotto lo sguardo implorante di un pesce in gabbia.
Emil, il polpo gentile, Tomi Ungerer – 2019 Lupoguido
Questa ultima tavola mi riavvicina più di tutte le altre all’Ungerer dissacrante che molto amo. Quello che trova la radice più intima e vera dell’animo umano nelle sue contraddizioni, che riesce a far convivere con naturalezza virtù innegabili e altrettanto innegabili debolezze. Un filo sottile di crudeltà senza il quale nulla sarebbe la gentilezza, ignorando il quale probabilmente ci si adagerebbe in un’amaca gonfia, resa soffice dalla banalità della narrazione lineare, dei protagonisti senza inciampi.
Titolo: Emil, il polpo gentile
Autore: Tomi Ungerer (traduzione Gabriella Tonoli)
Editore: Lupoguido
Dati: 2019, 32 pp., 15,00 €
Il Natale non potrebbe essere altro che assurdamente patetico e tenero in casa Mellops.
Il papà ha comprato un libro sulle decorazioni natalizie e decide quindi di procurarsi un albero per poter mettere in pratica i consigli di stile; nel frattempo tutti e quattro i bambini hanno avuto la stessa idea: addobbare la casa con uno splendido abete. I conti si fan presto e nel soggiorno della famiglia Mellops ci sono 5 alberi di Natale. Cosa farne? Beh, donarli certamente a chi ne abbia bisogno. Ma anche il più bisognoso dei bisognosi un albero ce l’ha già e pure bello!
La sera di Natale in casa Mellops, Tomi Ungerer- Donzelli
Il sarcasmo vestito a festa con l’abito della generosità raggiunge il suo culmine quando i quattro, dopo esser usciti delusi dall’orfanotrofio, dall’ospedale e dalla prigione finalmente si imbattono in qualcuno di davvero disperato: una porcellina che piange affranta. E non solo lei è povera e derelitta, ma vive in una casa con quattro stanze i cui abitanti sono più tristi di lei: una nonna malata, un vecchio soldato cieco e su una sedia a rotelle, due porcellini tremanti e un porcellino in lutto. Bene! Ecco i posti perfetti per i quattro alberi! E pensare che stavano per buttarli nella spazzatura! La tenerezza natalizia fa capolino anche nel pedissequo nonsense e diventa bislacca manifestazione di cura: Isidor, Casimir, Ferdinand e Felix usano tutti i loro risparmi per donare a quei bisognosi un bel Natale e poi tornano a casa a gustarsi il proprio, con papà e mamma Mellops.
La sera di Natale in casa Mellops, Tomi Ungerer- Donzelli
Titolo: La sera di Natale in casa Mellops
Autore: Tomi Ungerer
Editore: Donzelli
Dati: 2017, 72 pp., 13,50 €
Non appena ho incominciato a leggere la storia di Adelaide, cangurina alata, ho subito pensato a The Artist di Michel Hazanavicius. Qual è il legame tra un albo illustrato (uno strampalato albo come sempre, magnificamente, è per Tomi Ungerer) per bambini del 1959 e un film fresco fresco di Oscar del 2012? Beh, la storia di Adelaide procede proprio come se la cangurina in questione fosse una star di Hollywood e la pellicola delle sue avventure virato seppia scorre proprio di pagina in pagina come se si trattasse dei fotogrammi della pellicola biografica e spettacolare della vita di una star del cinema o di un eroico aviatore dall’aura magica alla Saint-Exupéry.
Adelaide, Tomi Ungerer – DonzelliAdelaide, Tomi Ungerer – Donzelli
Adelaide non è solo alata, è anche intraprendente e affascinata dal volo, quindi non esita a salutare mamma e papà e spiccare il volo alla ricerca di avventura. Si aggrega a un aviatore e assieme visitano paesi esotici; poi approda a Parigi e decide di stabilirsi lì. Per un caso fortuito incontra un gentile signore che le mostra la città. Monsieur Murius ricorda il Signor Racine di matrice sempre ungereriana, rimane intenerito e subito s’affeziona ad Adelaide e alle sue belle ali. Insieme visitano Parigi e Adelaide scopre come siano tante le creature alate che, esattamente come lei, hanno le ali sebbene non siano uccelli. La Nike di Samotracia, i Tori alati di Khorsabad al Louvre, i gargoyle e gli angeli di Notre Dame, inquietanti i primi, paciosi gli altri.
Adelaide si sente creatura meno sola all’idea che le ali rendano così originali da meritare splendide statue; paga dell’essere se stessa le mancava solo l’amore di un canguro come lei, giacché d’amore verso gli altri e di generosità il suo cuore da cangurina era ricolmo: non esita a mettere a repentaglio la propria vita per salvare quella di due bimbi da un incendio e proprio quest’atto eroico le varrà l’incontro tanto atteso con il canguro della sua vita, Leon, con il quale darà vita alla famiglia di canguri più straordinaria mai vista al mondo.
Adelaide, Tomi Ungerer – Donzelli
Essere differenti può rivelarsi un dono e Adelaide, che la sua differenza l’abbraccia e adora, ce lo mostra con dolcezza. Il tratto di Ungerer semplice ed elegante è terso proprio come se attingesse all’aria nitida e alla brezza fresca in cui si libra Adelaide: l’acquerello si stende con morbidezza e si compiace di tinte mai urlate, piuttosto tenui: seppia, ocra, azzurro carta da zucchero, grigio e tortora conferiscono alle tavole una tale densità da non far sentire mai la mancanza dei colori più accesi, nemmeno il giallo di quel sole che, tra il perplesso e lo stupefatto, assiste dalla prima fila al primo volo di Adelaide.
Trovate questi libri tra gli scaffali del Giardino Incartato, libreria per ragazzi in via del Pigneto 303/c, Roma. Oppure, se non siete a Roma chiederci di spedire a casa vostra, lo faremo con molto piacere ricorrendo a Libri da asporto.
Nato e poi cresciuto in Germania sotto il regime nazista, Tomi Ungerer si spostò in America, a New York, dove raggiunse un eccezionale successo come autore di libri per bambini nel decennio tra gli anni Sessanta e i Settanta per poi trasferirsi in Nuova Scozia nel 1971 e infine tornare in Europa nel 1979.
Il 1971 fu l’anno in cui vide la stampa The Beast of Monsieur Racine (Farrar, Straus and Giroux) edito in Italia da Nord-Sud Edizioni nella traduzione di Luigina Battistutta nel 2009 (Lo strano animale del Signor Racine).
Lo strano animale del Signor Racine, Tomi Ungerer – Nord-Sud
Dunque, tralasciando il contesto e i riferimenti didascalici, quello che ci si ritrova tra le mani sfogliando questo albo è una storia molto tenera, a tratti disarmante, spesso grottesca e assolutamente nonsense. Il Signor Racine, impiegato dell’ufficio delle imposte in pensione, possiede un giardino in cui cresce un pero che dà frutti deliziosi e profumati di cui il Signor Racine è particolarmente fiero. Un mattino però, scopre che tutte le pere sono sparite dall’albero. Indignato decide di venire a capo del furto e cogliere il ladruncolo sul fatto. Quando Il Signor Racine sorprende il ladro la storia prende quella svolta verso tenerezza di cui sopra. Si tratta di uno strano animale, chiaramente goloso di pere dolci, decisamente informe, difficilmente catalogabile un po’ elefante ma molto più piccolo, un po’ formichiere, ma più grosso, gli occhi nascosti dalla criniera arruffata, lunghe orecchie penzolanti.
Straordinario dunque, e a rendere ancor più straordinario lo strano animale non è tanto l’unicorno che si sporge curioso dallo steccato sullo sfondo quanto piuttosto l’ordinarietà degli altri elementi che compongono e ritraggono questo magnifico momento di scoperta: un merlo dal becco arancione che osserva la scena non tralasciando di mangiucchiare il lombrico appena catturato, un leprotto che salta nella tavola scostando un rospo preso alla sprovvista, una lumachina che approfitta delle gocce d’acqua sulla fontana e un gufo, che nel crepuscolo, è pressoché perplesso della scena che si trova dinanzi al suo risveglio.
Lo strano animale del Signor Racine, Tomi Ungerer – Nord-SudLo strano animale del Signor Racine, Tomi Ungerer – Nord-Sud
Dimentico dei propositi di vendetta il signor Racine è preda anch’egli della meraviglia. Piuttosto che sgridare e scacciare la bestia, le offre un pasticcino. Offerta molto gradita allo strano animale. Decisone repentina: con qualche leccornia l’animale potrebbe essere addomesticato. Il Signor Racine preferisce senza dubbio una piacevole compagnia alle sue pere. Ma ha mai la curiosità tolto spazio all’affetto? Certamente no, per cui il Signor Racine si adopererà moltissimo per scoprire la specie di appartenenza dello strano animale. Fino a quando la ricerca si concluderà in una sessione d’esame tenuta da illustri scienziati nientemeno che a Parigi. Seduta nella quale si scoprirà che lo strano animale altri non è se non due bambini che, per raggiungere le pere, avevano optato per il travestimento.
Il senso dello humour del Signor Racine è soddisfatto, la curiosità pure, resta, con uno strascico di parapiglia e scandalo per aver scomodato il mondo accademico, l’amicizia coi due bambini.
Lo strano animale del Signor Racine, Tomi Ungerer – Nord-Sud
Lo strano animale del Signor Racine, Tomi Ungerer – Nord-Sud
Lo strano animale del Signor Racine, Tomi Ungerer – Nord-Sud
Ma resta senza dubbio dell’altro. Perché questa è la storia buffa e tenera che consiglio di leggere ai vostri bambini indugiando sulla bontà dell’idea di non lasciarsi smarrire dall’aspetto altrui, e sulle placide scorpacciate dello strano animale. Soprassiederei, invece, sui dettagli che fanno di Ungerer un genio à la Sendak (amico peraltro di Ungerer, cui questo libro è, non a caso, dedicato). Irriverenti, ironici, cruenti: ecco, l’ironia di certi dettagli la lascerei al gusto degli adulti, anche se non escludo che molti ragazzi possano trovare divertenti i particolari cruenti. Tavole dense di elementi eccessivi che minano l’equilibrio così come ugualmente accade quando si osserva nei dettagli un dipinto di Hieronymus Bosch. Un uomo con la testa squarciata che rompe una sedia su quella di una donna, un orologio da taschino che nel parapiglia della sessione d’esame si conficca nella pelata di un irriverente occhialuto rassomigliante moltissimo a Maurice Sendak, un inquietante barbone dagli occhi rossi che si porta appresso un sanguinolento fagotto da cui spunta un alluce e tanti bicchieri colmi di vino nei più disparati e inopportuni contesti: il capotreno brinda, l’autista della piccola gru che sposta la gabbia dello strano animale, che non a caso si rompe e casca addosso a due facchini, beve e tiene la sua bottiglia a portata di mano, i dottoroni si schiariscono la voce non con l’acqua ma col vino. Allusioni licenziose, strade brulicanti di elementi grotteschi. E una rabbia come infetta che si spande e invade ogni angolo delle tavole conclusive del libro e gli occhi di tutti i protagonisti, per lasciare spazio, invece, a una serena armonia in quella conclusiva su cui troneggia soddisfatto il sorriso del Signor Racine e dei due monelli suoi amici.
Il grande illustratore francese compie ottanta anni. A Strasburgo è il protagonista dell’apertura di un nuovo museo interamente dedicato alla sua opera.