Sulla quarta di copertina di questo libro c’è scritto: Una divertente favola noir di Vincent Cuvellier, ma, credetemi, questa è più che noir, è ideale per mettere i brividi di paura a qualsiasi lettore dai 10 anni in su. Però è una fiaba, e non la farei mancare sul comodino per la notte di Halloween, perché come ogni fiaba che si rispetti ha degli orchi tra i più spietati, dei destini altrettanto crudeli, una condizione di miseria che sembrerebbe senza via d’uscita e infine un colpo di genio che scuote e smuove fino a un finale surreale, che lascia smarriti, felici ma anche inquieti.
La lettura si apre in un contesto buio dove il sole sorge cinque minuti prima di mezzogiorno e tramonta cinque minuti dopo all’interno del quale Josef e i suoi sei fratelli si muovono tristi, e grigi, prigionieri di una routine crudele cui li sottopongono madre e padre, avidi, senza scrupoli, orrendi.
Ogni mattina Josef e i suoi fratelli escono per andare a mendicare ma i genitori non sono mai soddisfatti dei loro guadagni per cui meditano una soluzione, tagliare loro qualche arto, accecarne gli occhi:
«Ti prego, moglie mia, non tagliare i piedi di Kira, lo sai che è la mia preferita…»
«E va bene, gliene taglieremo solo uno. Dopotutto basta per zoppicare.»
Mutilare i figli per renderli ancor più miserabili e smuovere quindi più facilmente cuori e portafogli.
La fiaba si dipana come le più classiche fiabe con qualche punta di ironia che la rende piuttosto contemporanea e il terrore aumenta di pagina in pagina, esasperato dalle illustrazioni colorate eppure buie, dal tratto lineare eppure straniante.
La zuppa dell’orco, di Vincent Cuvellier e Andrea Antinori – 2016 Biancoenero
Su tutte una: nel centro una casetta dal comignolo fumante , la neve disciolta sul tetto, un bosco rado di abeti e pini argentei, alcuni alti, alcuni giovanissimi, e poi in basso la sezione di un tronco e lo sguardo fisso di un uccello dallo sguardo vuoto, che strizzano l’occhio ai progetti orrendi dei due orchi; che innocentemente lasciano una traccia di orrore anche nel contesto più mite. Per dilatare i tempi della tensione e ricordare che il pericolo è in agguato, che sempre, bisogna proteggersi.
Titolo: La zuppa dell’orco
Autore: Vincent Cuvellier, Andrea Antinori
Editore: Biancoenero
Dati: 2016, 62 pp., 11,00 €
Trovate questi libri tra gli scaffali del Giardino Incartato, libreria per ragazzi in via del Pigneto 303/c, Roma. Oppure, se non siete a Roma potete trovarci su Bookdealer o chiederci di spedire a casa vostra, lo faremo con molto piacere ricorrendo a Libri da asporto.
Non c’è da metterlo in dubbio: il fantasma verdognolo dagli occhi infossati e cerchiati di nero che troneggia a ogni inizio capitolo di questo romanzo breve per coraggiosi lettori e lettrici fa paura. O meglio, certo non ispira simpatia. Per questa ragione non si può che comprendere il terrore che ha avvolto Tom quando se lo è ritrovato davanti agli occhi in cantina, peraltro con i piedi impiastricciati e bloccati dalla sua bava verde e con le mani gelide che tendevano al suo collo…
Squadra cacciafantasmi e la pista di ghiaccio, di Cornelia Funke ill. Frederick Bertrand – 2015 Beisler editore
Si tratta di un FAMI, un fantasma mediamente inquietante, scopriremo poi… Mediamente?!? Sì, perché grazie all’intraprendenza e al coraggio di Tom e, diciamocelo, anche del destino che l’ha messo un po’ in mezzo, ci si renderà conto che l’orribile essere non è il peggio che possa capitare… potendo scegliere da chi farsi infestare la cantina ecco… meglio un FAMI che un FAMOR: un fantama mostruosamente ripugnante.
Insomma, Tom si ritrova con un FAMI in cantina e desidera sbarazzarsi di lui, non per altro se non per il fatto che sporca di bava verde le scale condominiali e il portiere incolpa lui, non credendo all’esistenza dei fantasmi…
Squadra cacciafantasmi e la pista di ghiaccio, di Cornelia Funke ill. Frederick Bertrand – 2015 Beisler editore
Purtroppo però, anche il fantasma ha i suoi guai: infatti con voce lagnosa racconta a Tom di come sia stato costretto a lasciare la sua casa per trasferirsi in quella cantina. Un FAMOR lo ha scacciato prendendo di prepotenza il suo posto. Tom non ci pensa su molto, sebbene in molte occasioni si troverà a chiedersi perché si sia ficcato in quel guaio, e offre al FAMI, di nome Ugo, il suo aiuto. Certo se non ci fosse stata la migliore amica della nonna, la signora Rosapepe, non sarebbe stato fattibile ma la simpatica vecchietta non si tira indietro e assieme… beh, assieme ne faranno di tutti i colori (ma soprattutto verde fluo e rosso infuocato) e Tom riuscirà in più di una conquista.
Titolo: Squadra cacciafantasmi e la pista di ghiaccio
Autore: Cornelia Funke
Editore: Beisler
Dati: 2015, 133 pp., 13,90 €
Trovate questi libri tra gli scaffali del Giardino Incartato, libreria per ragazzi in via del Pigneto 303/c, Roma. Oppure, se non siete a Roma potete trovarci su Bookdealer o chiederci di spedire a casa vostra, lo faremo con molto piacere ricorrendo a Libri da asporto.
PS. Da questo libro è stato tratto un film la cui visione consiglio per Halloween
Ho letto con curiosità e piacere “La casa degli orrori” di Fulvia Degl’Innocenti; i due protagonisti, Julie e Michael, sorella e fratello, mentre sono in vacanza dalla nonna, acquistano una casa degli orrori in miniatura con la quale sono entusiasti di giocare; il gioco però diventa molto insidioso e si mescola pericolosamente con la realtà. Con l’aiuto dell’una e dell’altro riusciranno a cavarsela, ma dovranno prima venire a capo di un pauroso mistero e contrastare un avversario piuttosto peloso e invadente.
La lettura di questo libro, che fa parte di una collana che si chiama Il Castello della paura, mi ha indotta a pormi alcune domande, soprattutto mi sono chiesta cosa metta in equilibrio l’innegabile attrazione che i bambini sentono per questo tipo di storie e l’altrettanto innegabile incertezza che frena i genitori dall’acquistarle per loro. Ho quindi chiesto a chi questa storia l’ha immaginata e raccontata, Fulvia, prolifica scrittrice per bambini e ragazzi. Questa la nostra chiacchierata.
D: Quando la storia è nel momento dell’attesa interviene una frase da cui vorrei partire per questa intervista, perché porta, ha portato, la mia lettura in due direzioni: una narrativa e una di metodo, compositiva. “Quante volte con il fratello aveva fantasticato su come dovesse essere divertente salire su uno di quei carrellini che portano nel tunnel degli orrori del luna park! Ma loro non ci erano mai potuti entrare, a causa del divieto tassativo di mamma e papà; di papà in special modo.” Ebbene, nel divieto paterno io ho letto parallelamente il timore tangibile dei genitori nell’acquistare per i propri figli tra gli 8-10 anni libri “spaventosi”, libri di “paura”. Libri dai quali, invece, i bambini sono irrimediabilmente attratti. Tu, da scrittrice, hai dovuto fare i conti con questa resistenza genitoriale o non te ne sei curata, prendendo le parti temerarie dei bimbi?
R: Mi era già capitato prima di questo testo di scrivere racconti del brivido per lettori anche più piccoli. E ho sempre pensato solo a suscitare le loro emozioni, quelle che, chi sceglie tra le tante proposte un libro di questo genere, va cercando. Sono brividi sani, conditi di quel pizzico di letterarietà che le rende un pochino distanti ma insieme coinvolgenti. E in genere i bambini amano condividere tra di loro queste letture, se le passano, le commentano, se le fanno anche leggere ad alta voce, coinvolgendo spesso anche i genitori.
D: Dal punto di vista narrativo, invece, quello sopracitato è un passo che i lettori scopriranno fondante per tutta la storia, che le dà corpo, o mi sbaglio?
R: In molte storie ciò che è proibito è anche il motore della narrazione, un po’ come nella vita. È come la stanza segreta di barbablù, che diventa irresistibile malgrado il sentore di pericolo che emana. E questo il sinistro deus ex machina della nostra storia lo sa molto bene.
D: È stata una delle rare volte in cui ho trovato un coprotagonista animale ostile, privato della classica veste di aiutante, il finale lo coinvolge ma non lo redime. Non sarai stata un po’ troppo severa con quel gattaccio?
R: Il nostro gattaccio non è cattivo, ma è indomito, provocatore, predatore. Perché dovrebbe dunque redimersi? Paga semplicemente le conseguenze delle sue azioni ma rimane se stesso. Tutto sommato, un eroe.
D: Scrivere per i bambini e i ragazzi è molto complesso, Tu che dello scrivere ai bambini hai fatto il tuo mestiere puoi regalarci qualche considerazione in merito?
R: Porta costantemente a farsi delle domande, a non dare una frase, un evento narrativo che ci balza alla mente, per scontati. Un buon scrittore per ragazzi ha sempre un paio di occhi che lo fissano al di là dello schermo del computer ed è impegnato in un dialogo muto con il suo potenziale lettore. E che rivelazione quando il lettore incontra davvero quello che si è scritto e ci si riconosce, e si innamora.
Titolo: La casa degli orrori
Autore: Fulvia Degl’Innocenti
Editore: Piemme
Dati: 2015, 96 pp., 10,00 €
Trovate questi libri tra gli scaffali del Giardino Incartato, libreria per ragazzi in via del Pigneto 303/c, Roma. Oppure, se non siete a Roma potete trovarci su Bookdealer o chiederci di spedire a casa vostra, lo faremo con molto piacere ricorrendo a Libri da asporto.
Sembra lontana, la guerra. Il Vietnam, sembra lontano. Anche per Suzy (Suzanne Collins), che non ha nemmeno idea di dove sia.
Un anno nella Giungla, ill. James Proimos – 2014, Mondadori
Suzy è una bimbetta che ancora non sa leggere il corsivo, ha due sorelle e un fratello, tutti più grandi di lei; ha un gatto bianco e nero, Rascal, gli occhi blu e i capelli rossi. In famiglia tutti hanno gli occhi azzurri, tranne Joanie che ha gli occhi marroni come il papà. A Suzy il papà legge spesso una storia, che è una poesia, di Ogden Nash; la storia ha come protagonista il drago Custard, che “Anche se a volte ha paura, è il più coraggioso di tutti: per questo è speciale”.
Un giorno, di punto in bianco, il papà di Suzy deve partire; starà via un anno, andrà in Vietnam a fare una cosa che chiamano guerra. Ma Suzy, lo dicevamo, non sa cosa sia la guerra, non sa dove sia il Vietnam, non sa nemmeno quanto sia lungo un anno. La bimba è smarrita, si sente confusa, fino a quando non trova un appiglio: sente dire che il papà andrà nella giungla. Suzy sa benissimo che cosa sia una giungla! Le avventure del suo cartone animato preferito si svolgono tutte lì! Allora prende a immaginare il papà in posti esotici e popolati da animali selvaggi. Con Rascal, il gatto, vola in Vietnam e lo immagina come un posto bellissimo.
Un anno nella Giungla, ill. James Proimos – 2014, Mondadori
Però l’inquietudine resta e si traduce in un attaccamento alla mamma che va tenuta d’occhio costantemente… ché non voglia partire anche lei per la giungla!
Il papà di Suzy invia cartoline, e Suzy è felice, ma quando gli adulti le chiedono dove sia suo padre si incupiscono nel sapere che è in Vietnam. E l’inquietudine diventa preoccupazione. E le tavole illustrate di James Proimos, quando la bimba immagina il Vietnam, diventano sempre più cupe. Il tempo passa e arriva la neve e con la neve una cartolina d’auguri per il compleanno di Suzy, che però è nata in estate. Il papà si è confuso. La giungla è un posto molto complicato in cui sopravvivere, specie se è la giungla di una guerra: gli elefanti diventano carri armati, i serpenti lanciano a mo’ di fionda bombe animate con un orrendo ghigno al posto delle labbra, gli ippopotami si trasformano in elicotteri, attorno tutto è grigio. Infine la bimba vede il telegiornale e prende atto della morte, della violenza. E l’inquietudine che era divenuta preoccupazione si trasforma in paura. Non ci sono più animali, nemmeno a forma di carro armato, nella giungla della fantasia di Suzy, mentre piange chiusa nell’armadio: lei e il gatto Rascal scappano da fucili, esplosioni, gas venefici.
Un anno nella Giungla, ill. James Proimos – 2014, Mondadori
Infine il papà di Suzy torna. Ha gli occhi marroni, come sempre, ma velati; è magro, stanco. È a casa ma allo stesso tempo è ancora in Vietnam, ma per poco; per fortuna torna, dà una carezza a Rascal e riprende a raccontare storie di draghi coraggiosi che hanno un po’ paura, e per questo sono davvero, davvero speciali.
La storia di Suzy è autobiografica, l’autrice, Suzanne Collins (autrice della fortunata saga Hunger Games) ha vissuto l’esperienza sulla propria pelle di bambina e la racconta con intensità e semplicità, esattamente come farebbe una bambina alle sue più intime amiche. Probabilmente per questo la guerra sembra così vicina, il dolore e lo smarrimento così partecipi. Le illustrazioni di James Proimos sono eccellenti e rendono con delicata sapienza l’inquietudine della protagonista, rappresentando sentimenti universali della storia dell’umanità.
Titolo: Un anno nella giungla Autore: Suzanne Collins Illustratore: J. Proimos Editore: Mondadori Dati: 2014, 38 pp., 10,00 €
Nel Bosco, ancora una volta mano nella mano con Anthony Browne. E stavolta questa è l’eccezione che conferma la mia personale regola: non c’è nulla, ma proprio nulla, che in questo albo non mi sia piaciuto. Anzi, senza timore di esagerare, mi sento di anticiparvi che questo è uno di quegli albi che non può assolutamente mancare nella libreria dei vostri bambini. E per svariate ragioni. La prima è certamente che è un prodotto autoriale, completo, sfaccettato, profondo come certi sottoboschi, e, come certi sottoboschi, profumato, fresco, ombreggiato e al contempo freddo, buio, umido. La sua completezza ristà proprio in questa duplice lettura che diviene duplice voce e duplice visione.
Nel bosco c’è un bambino che no, non si è perso, ma ha smarrito la propria serenità a causa del fatto che il suo papà non è più a casa. Una notte ha fatto un incubo, un incubo dal senso vago ma spaventoso, e l’indomani a colazione il papà non c’era e la mamma, triste, non era capace di spiegazioni. Il bimbo allora mette su carta la propria ansia: “papà, torna a casa”, scrive su decine di bigliettini che appende un po’ ovunque in casa, manifestando la propria apprensione. Fino a quando la mamma non gli chiede di portare una torta alla nonna malata; “Non andare nel bosco”, si raccomanda la mamma, invitandolo piuttosto a prendere la strada lunga. Ma per una volta il bambino disobbedisce, e nel bosco si infila e anche di fretta, deve far presto a tornare a casa, non si sa mai, il papà potrebbe tornare.
E mentre attraversa il bosco, il bambino immagina e dà un luogo concreto alla propria immaginazione, trasponendo sul sentiero che sta percorrendo fiabe e personaggi fantastici, con i quali dialoga, di fretta; ai quali sfugge; con i quali non si intrattiene a lungo, preda com’è della propria paura: il papà potrebbe tornare e non lo troverebbe a casa. Si tratta di Jack, e tra i tronchi degli alberi come armati di spine intravediamo una pianta di fagiolo, una mazza chiodata da gigante; si tratta di Riccioli d’oro, bambina egoista e affamata, e tra gli alberi del bosco passano una dietro l’altra le ombre dei tre orsi che lasciano incustodita la loro casetta; si tratta di Hansel e Gretel, con un’ascia da boscaiolo ancora piantata in un tronco e in lontananza, tra il fitto dei rami, una casetta di pan di zucchero e una gabbia. Ma il momento più profondo, quello in cui il bimbo deve fare i conti con se stesso e le proprie preoccupazioni e decidere se restare in questo mondo fiabesco e metaforico o affrontare la realtà (un po’ come avviene per Max Nel Paese dei mostri selvaggi di Sendak, del quale peraltro tracce e ispirazioni questo albo è disseminato come ghiande nel bosco): appeso a un albero trova un cappottino rosso che spicca nel grigio spettrale del bosco; alla sua vista il bimbo ha come un’illuminazione: comincia a passare al setaccio tutti i ricordi, tutte le tracce lasciate dalle fiabe nella propria memoria, alla ricerca di quella giusta che potrebbe salvarlo dalla presenza angosciante che sente alle sue calcagna. Si tratta del lupo di Cappuccetto Rosso, e per noi che leggiamo è evidente. Ma il terrore e l’ansia, la premura, appannano la mente del bambino e la affollano di altri elementi che complicano i passi: scarpette perdute e abbandonate, fusi, torri altissime, gatti con gli stivali e, in lontananza, un principe a cavallo. Si tratterà del principe azzurro destinato a svegliare col suo bacio qualche principessa o piuttosto è il suo papà che torna (torna dalla guerra? La tavola iniziale con il soldatino di piombo è un indizio di questa mia supposizione o introduce l’elemento fiabesco che permea la storia?) ad abbracciare lui, ad abbracciare la mamma?
Il bimbo si scuote e fugge, tremante arriva a casa della nonna e, in un’atmosfera surreale e carica di tensione, bussa. Dall’altra parte della porta potrebbe esserci la nonna, o il lupo, oppure un lieto fine che non si spiega, non avrebbe ragione di esserci e invece c’è; sta lì, tra le ultime pagine, è fatto dei colori pieni e brillanti cui Anthony Browne ci ha abituati, di quelle poltrone rivestite di stoffa fiorita, di sorrisi larghi e braccia tese; sta lì a dissetare l’animo bambino, e il cuore del protagonista e di chi legge.
Titolo: Nel bosco
Autore: Anthony Browne
Editore: Kalandraka
Dati: 2014, 26 pp., 16,00 €
Trovate questi libri tra gli scaffali del Giardino Incartato, libreria per ragazzi in via del Pigneto 303/c, Roma. Oppure, se non siete a Roma potete trovarci su Bookdealer o chiederci di spedire a casa vostra, lo faremo con molto piacere ricorrendo a Libri da asporto.
Anthony Browne ci ha abituati a un’attitudine: non ha timore alcuno a percorrere la strada accidentata delle sensazioni dei bambini; delle insicurezze dell’infanzia, delle loro paure; partendo dal nodo che ristà dietro ciascuna di esse, lasciandolo intuire senza indugiare, e tralasciando di scioglierlo, mostrandone piuttosto le manifestazioni più intime, quelle che assillano i bimbi e prendono le forme più svariate quando le luci si abbassano, quando la notte scende e a nulla valgono le parole rassicuranti della mamma o del papà.
Browne è maestro nel non violare le paure bambine cercando di quantificarle o di descriverle: ne rappresenta alcune che sono esemplari, di questo bimbetto, Billy, in particolare, ma di tutti gli altri più in generale, e nel farlo, con pochi accorgimenti testuali e grafici, restituisce una rappresentazione dell’ansia, dell’insicurezza, del terrore, che è rispettosa e lieve.
Sciocco Billy, Anthony Browne – 2014, Donzelli
Ottima cosa è incominciare a considerare un libro dalla sua copertina. Per Sciocco Billy un lettering colorato, a strisce, che è un richiamo esplicito al nodo della storia (che coglieremo solo a lettura completata, suggerito da una “i” a forma di bambolina), che si staglia in contrasto su un fondo blu petrolio. Altro suggerimento abbastanza esplicito per lo svolgersi della storia, o meglio per il suo lieto fine, si ritrova nel frontespizio, laddove il titolo è riproposto in varie gradazioni di grigio e l’unica nota di colore è una scatolina di bambù scoperchiata e variopinta. La domanda è implicita: cosa conterrà la scatola?
L’albo e la storia proseguono fino ai brutti pensieri di Billy, bambino per definizione pensieroso, rappresentati in grigio e smunti. Alle sue paure irreali e surreali, si contrappongono e seguono le pagine colorate e i riquadri variopinti in cui la mamma e il papà cercano di consolarlo e rassicurarlo. Nonostante i tentativi amorevoli dei genitori, Billy però continua a fare brutti pensieri, fino a quando una sera non si ferma a dormire a casa della nonna. In un letto d’ottone in cui sembra ancora più piccolo e impaurito, sotto un enorme dipinto di Caspar David Friedrich (Il viandante sul mare di nebbia, altrettanto irrequieto e altrettanto pensieroso).
Sciocco Billy, Anthony Browne – 2014, Donzelli
Stavolta, però, la nonna, affronta in maniera propositiva la situazione delicata e, salendo al livello bambino, ammette di aver avuto quelle stesse paure, pensieri simili; poi gli regala delle bamboline, dei pupazzetti scaccia pensieri. “Basta che tu racconti un brutto pensiero a ciascuno di loro e poi te li infili sotto il cuscino. Mentre tu dormi saranno loro a fare brutti pensieri per te”. Ecco la soluzione! Semplice e immediata. Molto convincente, funziona, e per qualche notte Billy dorme come un sasso avvolto da cuscini azzurri come cieli sereni, brillanti e gialli come il sole di primavera. Ma all’improvviso un nuovo cruccio si fa largo tra i pensieri ormai lievi di Billy: chissà i poveri pupazzetti cui ha raccontato tutti i suoi pensieri quanti ne stanno facendo al suo posto… anche in questo caso la soluzione è mettersi all’opera: crea dei pupazzetti scacciapensieri per i suoi pupazzetti scacciapensieri e altri ne costruisce per i suoi amici col risultato che da quel momento in poi dormirono tutti bene.
All’immagine curva della prima pagina della storia, in cui Billy sembrava avere tutto il peso del mondo sulle spalle, si sostituisce quella di un bimbo raggiante e sereno che comunica gioia e affronta a passo deciso e scanzonato la realtà.
Sciocco Billy, Anthony Browne – 2014, Donzelli
Come sempre mi accade con gli albi di Anthony Browne, anche questo l’ho trovato ben costruito, intelligente ed elegante. Come sempre però c’è qualcosa che non mi convince, seppure sia di importanza minima e non infici il giudizio positivo che ho di questo libro: il titolo. In inglese è Silly Billy, in italiano diventa letteralmente Sciocco Billy. Una volta tanto il titolo in italiano almeno ha un valore assonante e richiama il Cocco Bill di iacovittiana memoria; lo “sciocco/silly” però rimane e trovo che sminuisca il senso e il valore della storia a seguire.
Ottima invece la scelta di chiudere con la storia dei pupazzetti scacciapensieri. Sono bamboline della tradizione dell’artigianato guatemalteco. Sono fatte con pezzetti colorati di stoffa, fili e legnetti. I bambini del Guatemala le fabbricano da sempre e a loro affidano i loro brutti pensieri perché li scaccino via mentre dormono. Se volete regalarne ai vostri bambini affinché le ripongano sotto i loro cuscini e rassicurandone così il sonno, le trovate in vendita nei negozi del mercato equo e solidale o potete ordinarle qui, nella bottega online di LiberoMondo.
Titolo: Sciocco Billy
Autore: anthony Browne
Editore: Donzelli
Dati: 2014, 24 pp., 16,00 €
Trovate questi libri tra gli scaffali del Giardino Incartato, libreria per ragazzi in via del Pigneto 303/c, Roma. Oppure, se non siete a Roma potete trovarci su Bookdealer o chiederci di spedire a casa vostra, lo faremo con molto piacere ricorrendo a Libri da asporto.
Dalle nostre parti la festa di Halloween è spesso considerata una novità, pergiunta piuttosto indigesta a molti campanilisti, un’americanata di cui non abbiamo bisogno. In realtà non è una festa americana ma celtica e pare che abbia radici molto antiche anche in Italia. E poi c’è poco da fare: ai bambini piace e piace anche a noi perché oltre ad essere un’altra occasione per dare il via libera a creatività e immaginazione, ci da la possibilità di affrontare ed esorcizzare la paura.
E ci da anche l’occasione di scoprire e riscoprire un po’ di tesori sommersi. Ieri vi abbiamo segnalato un po’ di libri, adesso, come da nostra giovane tradizione, vi lasciamo con 6 capolavori dell’animazione da vedere stasera accanto ai vostri bambini. Ma attenzione, fanno paura!
Questa è Halloween! (da Nightmare Before Christmas, 1993)
Janet la storta, di R. L. Stevenson, A. C. Quarello – 2011, Orecchio acerbo
Halloween non è una celebrazione che ci appartiene per storia e cultura (ma del resto, al tempo dei nostri nonni anche festeggiare con Babbo Natale e i regali era inconsueto!). L’abbiamo abbracciata, però, per la gioia dei nostri bambini e quella del marketing, con buona pace dei refrattari e delle spese familiari. Sarebbe un momento carico di substrati simbolici e religiosi, diventa piuttosto irriverente nello smorzare la paura esasperandola, nello sbiadire la morte rappresentandola. Questo perché, da atea, ho ancora una visione romantica di questo tipo di occorrenze, così come del Natale o del Carnevale. La carica simbolica si attenua, invece, e spegne del tutto quando si impianta in un tessuto non del tutto ricettivo, o ricettivo solo di una parte, nella fattispecie quella consumistica, per diventare una sorta di Carnevale a tema horror.
Da qui in poi è tutto un fiorire, o per meglio dire, visto il contesto, un appassire, di abiti, trucchi, dolci, addobbi, film e letture a tema. Di film e cortometraggi per Halloween vi avevo proposto una selezione già l’anno scorso; quest’anno vorrei fare il punto sulla paura che ad Halloween dovrebbe essere tema centrale mentre si riduce al mero spavento: dolcetto o scherzetto?
La paura è altra e altrove, è molto più sottile di un volto sanguinante, è molto più angosciosa e angosciante di quanto può esserlo un dito mozzato (per esempio: il piede insanguinato nella sacca del barbone o le teste spezzate, scoperchiate che trovano spazio in una storia tenera come quella de “Lo strano animale del signor Racine” di Tomi Ungerer fanno molta più paura, visto il contesto in cui si insinuano, di quanta ne farebbe un’immagine di violenza esplicita). Per questo, se proprio volete leggere storie paurose e angoscianti, e se volete farlo domani (o peggio, durante la notte di domani) vi segnalo brevemente alcuni titoli: