Cerfoglio

Il Cerfoglio dei prati è un’erbetta selvatica che nei miei ricordi profuma dolcemente di zucca. Lo riconosco sulle sguardie di questo albo edito da Lupoguido che affonda le sue belle radici di penna e di pennelli nel secolo scorso, e il mio sguardo, da sempre interessato ai fiori e alle erbe selvatiche, indugia su queste due pagine lisce, morbide, luminose. Sono sguardie e proteggono la storia che dopo di loro sempre viene, ma sono anche il suo indice.

La pagina cui rimanda il Non ti scordar di me è l’incipit.

Cerfoglio, di Ludwig Bemelmans - 2020, Lupoguido
Cerfoglio, di Ludwig Bemelmans – 2020, Lupoguido

 

Sulla pagina di sinistra il Non ti scordar di me che fa da titolo, un blocchetto di testo che non lo è ma sembra poesia, in cui ciascuna riga ha per protagonista un elemento e già di per sé racconta.

Su quella di destra una tavola che, così come ha già fatto il testo, anticipa le sorti della storia e ugualmente racconta, muovendo il filo della narrazione su quattro diversi piani. In primo piano un pino maestoso, talmente immenso da poterne rappresentare solo una piccola parte, poi in secondo piano una rupe, rocciosa e brulla; quindi la valle, e dietro e sopra di essa, per ultimo, il cielo. Il sole, schiacciato e giallo, illumina d’oro il protagonista, abbarbicato alla rupe, che di quella luce risplende, poetico.

Quando spuntò, il vecchio pino, tese i suoi piccoli rami verso il cielo. Tutto intorno a lui, emozionate, le viole mammole paiono inchinarsi, le campanule trillare, le lepri, tremanti, s’abbracciano, i cervi tendono le orecchie mentre discosto, appollaiato su un ramo un gufo fa, per l’occasione, le ore piccole e una lumaca, quasi più grande di lui, tende le antenne e gli occhi.

Questa che ho appena considerato è stata scelta anche come illustrazione di copertina, perché è effettivamente ritratto del momento in cui tutto può succedere, tutto, o quasi, è ancora da scrivere. Ha una cornice, fatta di insettini rossi tutti l’uno diverso dall’altro. È la foto ricordo, quella che entra nell’album.

Cerfoglio, di Ludwig Bemelmans - 2020, Lupoguido
Cerfoglio, di Ludwig Bemelmans – 2020, Lupoguido

Ma non sempre tutto va nella direzione immaginata, questo è il caso in cui s’accinge ad andare, per quanto non sembri, esattamente in quella sperata: il pino prende coscienza dell’essere nato sul ciglio di un burrone. Non sarebbe stato affatto semplice crescere lì, avrebbe dovuto lottare. Ma l’importante è esserne coscienti, e caparbi. E allora, nel capitolo intitolato dalle violette mammole, in un trionfo di piani sovrapposti, il nostro sguardo si fa largo tra i tronchi degli alberi maestosi, le cui radici affondano nella terra nutriente e ferma, e lo si intravede, riverso, curvo, come accartocciato, proteso verso terra, per scelta, per intelligenza, per spirito di sopravvivenza, ben ammantato della luce rossa e intensa del tramonto che tinge con linee piene anche i contorni delle montagne e poi, infine, ancora, il cielo.

Cerfoglio, di Ludwig Bemelmans - 2020, Lupoguido
Cerfoglio, di Ludwig Bemelmans – 2020, Lupoguido

Intanto gli alberi attorno a lui vengono abbattuti, diventano altro, si allontanano dalla foresta. Lui resta, curvo, perfettamente curvo per accogliere Cerfoglio, un cervo che l’ha scelto come tana, rifugio sicuro per sé e i suoi piccoli. Insieme crescono, invecchiano. Il cervo mangia il dolce cerfoglio dal profumo di zucca che cresce attorno al vecchio pino e tutto sembra scorrere tranquillo, quando la linea retta di un fucile interviene a tagliare a metà l’illustrazione, a mettere un freno al tempo sereno. Al di sotto del fucile un indistinto grigiore di ombre e il volto di un cacciatore. Il bosco si percepisce ma la sua vitalità è spenta, pare ammuffita; al di sopra il vecchio pino, ormai spoglio, a proteggere il verde, il giallo dei denti di leone, dei ranuncoli, dell’erba zolfina e Cerfoglio.

Cerfoglio, di Ludwig Bemelmans - 2020, Lupoguido
Cerfoglio, di Ludwig Bemelmans – 2020, Lupoguido

Non c’è pietà per il cacciatore che non ne ha, non ce n’è nemmeno un nonnulla. Di lui s’immagina il destino, ma tant’è. Magari no, magari è un altro.

Una splendida storia di Ludwig Bemelmans, di resilienza e amicizia, raccontata senza patetismi, senza edulcorazioni,  che aspettavamo dal 1953.

Cerfoglio, di Ludwig Bemelmans - 2020, Lupoguido
Cerfoglio, di Ludwig Bemelmans – 2020, Lupoguido

cerfoglioTitolo: Cerfoglio
Autore: Ludwig Bemelmans (trad. Gabriella Tonoli)
Editore: Lupoguido
Dati: 2020, 44 pp., 17,00 €

i 10 libri che hanno reso più bello AtlantideKids nel 2019 (+ 1)

La pietra blu, di Jimmy Liao – 2019 Camelozampa

LIAO

Quando interviene la nostalgia, anche le pietre più grandi, quelle più granitiche, quelle blu, possono sgretolarsi. È infida, la nostalgia, talvolta dolce, sembra che non ci sia, che dopo un momento di intensità profonda, sia passata, si sia mescolata ad altro, magari alla rassegnazione, e invece ristà, quieta. Sedimenta e si radica. Basta un soffio di vento che sfiora il viso, basta una parola catturata per caso in mezzo al vociare, basta uno sguardo; la nostalgia riaffiora, si fa largo tra le fenditure dell’anima, tra le venature della pietra e si manifesta, prorompente, autonoma, incontrollabile. […continua a leggere]

Il segreto di Ella, di Cath Howe – 2019, Terre di Mezzo

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Cath Howe mi ha rapita. Notte tarda, sonno che bussa insistente alle porte dei miei occhi, eppure dalla prima pagina la narrazione fresca, accudente, mai retorica, mi ha avvinta a lungo. Non mi succede spesso, anche perché mi pongo nei confronti dei romanzi contemporanei degli ultimi anni con una certa diffidenza per ragioni che non considero qui proprio perché devo giustizia a questa storia che si discosta dalle altre per tono, per timbro, per cura. Ella avrebbe tutti i motivi per essere vittima delle contingenze e di se stessa: si è appena trasferita con la madre e il fratellino in una nuova città, il padre è in prigione per truffa e ci resterà a lungo, la scuola è nuova, le amiche anche e un brutto eczema le tormenta le notti, i giorni, le mani. […continua a leggere]

Il Bimboleone e altri bambini, di Gabriele Clima, Giacomo Agnello Modica – 2019, Edizioni Corsare

Belli questi Tantibambini, per citare Munari; sono tanti e diversi, sono vitali, imperfetti, unici, si muovono sulla pagina nel pieno delle loro peculiari identità, di una pienezza che è sfumata al contempo, che arriva e poi sfugge, che gioca in armonia con la pagina e con il lettore, che non fatica a riconoscersi in un bimbo o in quell’altro ma anche in questo qui. Proprio questo qui. […continua a leggere]

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Migrazioni, di Mike Unwin, Jenni Desmond – 2019, Editoriale scienza

Migrazioni gode dell’innegabile fascino dei libri a carattere naturalistico che intrecciano a informazioni scientificamente attendibili  una narrazione che trova proprio nell’aderenza alla realtà la sua poesia. In copertina si staglia un uccello, simbolo degli animali migranti per eccellenza. Ad ali spiegate e ferme plana tra la pioggia, sotto di lui il mare. Ma all’interno, doppia pagina dopo doppia pagina, le migrazioni sono di tutte le specie: terrestri, marine, volanti. Rettili, insetti, mammiferi, pesci.

Migrazioni, di Mike Unwin, Jenni Desmond - 2019, Editoriale scienza
Migrazioni, di Mike Unwin, Jenni Desmond – 2019, Editoriale scienza
Cosa c’è nella tua valigia?, di Chris Naylor-Ballesteros – 2019, Terre di Mezzo

Uno strano animale, dallo sguardo stanco, la schiena ricurva di peso e pensieri, trascina una grossa valigia. Arriva scalando una montagna che sembra essere l’ultimo ostacolo da superare dopo un lungo viaggio.  Passando, attira lo sguardo degli animali del luogo: una gallina, una volpe, un coniglio. La loro curiosità prende la strada lunga e indaga sullo strano animale, ma in maniera indiretta. Si chiede, la gallina, che cosa ci sia dentro la valigia. La risposta dello straniero la lascia di stucco. Nella valigia c’è una tazza. Ma non solo una tazza, anche un tavolino e una seggiola, e una piccola capanna che è la sua casa. La valigia contiene tutta la sua casa. [… continua a leggere]

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Cosa c’è nella tua valigia?, di Chris Naylor-Ballesteros – 2019, Terre di Mezzo
Il balcone, di Kalina Muhova, Atanas Dalchev – 2019, Tunuè

Surreale che non sia data a sé stessi la possibilità della luce, dell’aria. Surreale la sensazione che avvolge nel momento in cui si svela la presa di coscienza dell’indifferenza, del non saper guardare oltre, del non cercare l’altro e l’altrove. Smarriscono gli ultimi versi della poesia di Atanas Dalchev, Il balcone (1928), e lo fanno con disinvolta mestizia, instillano con naturalezza una nostalgia dura a dissolversi. […continua a leggere]

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Il balcone, di Kalina Muhova, Atanas Dalchev – 2019, Tunuè
Emil il polpo gentile, Tomi Ungerer – 2019 Lupoguido

Questa storia incomincia con un palombaro, che ha un titolo e un nome, capitano Samofar, che danza lieve sul fondo del mare. Un mare che è verde e del suo verde tinge anche le alghe, i pesci, lo squalo che stava passando oltre ma poi torna sulle sue nuotate e realizza che stava per farsi sfuggire un bel bocconcino. Non ha fatto i conti con Emil, il polpo gentile, però, che interviene in suo aiuto salvandogli la vita. […continua a leggere]

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Emil, il polpo gentile, Tomi Ungerer – 2019 Lupoguido
Il bambino tutto solo, di Roland Topor – 2019 Vanvere edizioni

In Topor tutto è estremo. È estremo il surrealismo, è estrema, ed estremamente complessa, la semplicità, è estrema, come in questo caso, la solitudine. Ma questo è anche il caso della dolcezza; della dolcezza tipica di certe fiabe, in cui basta un nulla, basta una piuma, per sfiorare la situazione più drammatica e cospargerla di un velo di morbidezza, attenuandola, dissolvendola.

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Il bambino tutto solo, di Roland Topor – 2019 Vanvere edizioni
Dove sono tutti?, di Remy Charlip – 2019, Orecchio acerbo

Quando ho parlato di Remy Charlip su queste mie pagine ho sempre sottolineato come fosse meravigliosa e sorprendente la capacità di piroettare in egual misura e con egual talento tra il tratto della matita e le volute nell’aria. Parlavo di ritmo ma anche di approccio al foglio, parlavo di gestione dello spazio e di repentini cambi d’azione resi con la stessa maestria, la stessa consapevole, autorialità. […continua a leggere]

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Dove sono tutti?, di Remy Charlip – 2019, Orecchio acerbo
Il cuore e la bottiglia, di Oliver Jeffers – 2019, Zoolibri

I libri di Oliver Jeffers sono sempre belli. Il cuore e la bottiglia oltre ad essere bello è anche struggente, malinconico. Per raccontarlo parto, come molto spesso ho fatto negli ultimi mesi, dalle risguardie. Quelle d’apertura, di un bell’azzurro su fondo panna, raccontano del legame tra nipoti e nonni, tra i bambini e certi adulti capaci di porgere un orecchio attento (e giocoforza ancora un poco acerbo) alle domande dei piccoli: quelle esclamate per la meraviglia, quelle sussurrate, quelle del quotidiano, quelle del surreale.

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Il cuore e la bottiglia, di Oliver Jeffers – 2019, Zoolibri
Ein Apfelbaum in Bauch, Les éditions de la courte échelle, Canada, Simon Boulerice, illustrato da Gerard DuBois – Diogenes

Succede di dirlo ai bambini, con tono fermo ma intenzioni scherzose. Lo dici tu che sei grande e loro, piccini, ci credono. Resta in una parte della loro testolina e, a volte, quando diventano grandi, lo ripetono anche loro ai propri bambini, con tono fermo e intenzioni scherzose. Si dice con leggerezza “tieni la mela, ma fai attenzione a non ingoiare i semi o ti crescerà un albero nella pancia!”; oppure si dice “ecco la tua mela, mi raccomando non sprecare nulla, ché della mela si mangia tutto, tranne il picciolo, ricorda”. E, sebbene sommesse, le tue parole resteranno a imperitura memoria, perché nessuno vorrebbe mai vedersi crescere un albero nella pancia e tantomeno sperimentare di ingoiare un picciolo! [… continua a leggere]

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Ein Apfelbaum im Bauch, Les éditions de la courte échelle, Canada, Simon Boulerice, illustrato da Gerard DuBois – Diogenes

Emil, il polpo gentile

Emil, il polpo gentile, Tomi Ungerer - 2019 Lupoguido

Questa storia incomincia con un palombaro, che ha un titolo e un nome, capitano Samofar, che danza lieve sul fondo del mare. Un mare che è verde e del suo verde tinge anche le alghe, i pesci, lo squalo che stava passando oltre ma poi torna sulle sue nuotate e realizza che stava per farsi sfuggire un bel bocconcino. Non ha fatto i conti con Emil, il polpo gentile, però, che interviene in suo aiuto salvandogli la vita.

Emil, il polpo gentile, Tomi Ungerer - 2019 Lupoguido
Emil, il polpo gentile, Tomi Ungerer – 2019 Lupoguido

Il capitano, riconoscente, lo porta a casa sua e lo ospita in una vasca colma di acqua salata. Fuori dal mare domina il rosso, in molte delle sue sfumature. Sia dentro che fuori dall’acqua, invece, l’arguzia e la vena aspramente comica di Ungerer si spandono con naturalezza, così come naturalmente Emil si adatta alla vita sulla terraferma, al di fuori dal suo habitat naturale. Però sente la mancanza del mare e allora sceglie di lavorare in spiaggia, da bagnino.

Emil, il polpo gentile, Tomi Ungerer - 2019 Lupoguido
Emil, il polpo gentile, Tomi Ungerer – 2019 Lupoguido

Lì, una coppia di bambini lancia contro una signora dal costume a strisce un granchio inviperito, che prontamente le pizzica il didietro; e mentre un aereoplano trancia di netto il filo di un aquilone, Emil sorveglia tutto dalla cima della torretta di avvistamento, mentre al limite della piega della pagina, una bagnante sembra accorgersi del nostro sguardo indagatore e lo incrocia, con fare interrogativo. Ogni tanto, Emil salva anche quattro bambini alla volta, in un surplus di gentilezza, mentre qualcun altro, molto meno gentile, lascia un pesce a boccheggiare mezzo sepolto sotto la sabbia.

Emil, il polpo gentile, Tomi Ungerer - 2019 Lupoguido
Emil, il polpo gentile, Tomi Ungerer – 2019 Lupoguido

Oltre che gentile, Emil è un polpo straordinariamente versatile, riesce a cambiare persino forma, e da polpo in poche mosse diventare uccello o slitta, ma soprattutto non manca in coraggio: grazie al suo intervento sventa un colpo ordito da una banda di contrabbandieri e, quando la situazione si fa pericolosa e sembra che stiano per farla franca, ecco che interviene ancora una volta in maniera risolutiva. Per il suo coraggio gli intitolano una nave e organizzano un banchetto che Ungerer imbandisce di bevande e frutta e al termine del quale Emil decide di tornare sul fondo del mare. Lì il Capitano Samofar va a fargli visita ogni volta che gli è possibile, e assieme giocano placidamente a dama sotto lo sguardo implorante di un pesce in gabbia.

Emil, il polpo gentile, Tomi Ungerer - 2019 Lupoguido
Emil, il polpo gentile, Tomi Ungerer – 2019 Lupoguido

Questa ultima tavola mi riavvicina più di tutte le altre all’Ungerer dissacrante che molto amo. Quello che trova la radice più intima e vera dell’animo umano nelle sue contraddizioni, che riesce a far convivere con naturalezza virtù innegabili e altrettanto innegabili debolezze. Un filo sottile di crudeltà senza il quale nulla sarebbe la gentilezza, ignorando il quale probabilmente ci si adagerebbe in un’amaca gonfia, resa soffice dalla banalità della narrazione lineare, dei protagonisti senza inciampi.

emil-cop-web.jpgTitolo: Emil, il polpo gentile
Autore: Tomi Ungerer (traduzione Gabriella Tonoli)
Editore: Lupoguido
Dati: 2019, 32 pp., 15,00 €

Buonanotte, Gorilla!

Le risguardie blu notte del nuovo albo edito da LupoGuido di Peggy Rathmann sono puntellate di baloon grandi, più piccoli, piccoli. Corrispondono a vocione, vocine, vocette o si tratta invece di toni urlati, parlati, sussurrati?

Buonanotte, Gorilla!, si intitola, in corsivo sul bianco; nell’angolo in basso a sinistra un topolino fa la verticale su una zampa sola, reggendo il capo di un filo mentre, una banana, all’altro, pende dall’alto sulla pagina di destra.

Buonanotte, Gorilla!, di Peggy Rathmann - 2019, Lupoguido
Buonanotte, Gorilla!, di Peggy Rathmann – 2019, Lupoguido

“Buonanotte, Gorilla!”, dice il custode dopo aver verificato che la gabbia sia ben chiusa. Le spalle un poco curve per la stanchezza della giornata che volge al termine, il fascio di luce della torcia che illumina l’angolo in basso di una tavola doppia che è ricchissima dei colori vivaci e pieni che caratterizzano tutto il libro. La luce nell’angolo indica una strada, quella verso casa, verso la buonanotte. Ma il gorilla non è per nulla stanco, anzi, con un bel sorriso soddisfatto sfila di tasca le chiavi delle gabbie al custode.

Buonanotte, Gorilla!, di Peggy Rathmann - 2019, Lupoguido
Buonanotte, Gorilla!, di Peggy Rathmann – 2019, Lupoguido

E apre la sua, seguendo passo passo quelli del custode, mentre il topolino, che, previdente ha portato con sé una banana per un eventuale languorino notturno, lo segue a sua volta.

Buonanotte, Gorilla!, di Peggy Rathmann - 2019, Lupoguido
Buonanotte, Gorilla!, di Peggy Rathmann – 2019, Lupoguido

Ogni gabbia è un buonanotte, ogni gabbia il gorilla libera il proprio occupante che si accoda agli altri sereno, verso una meta che non conosce ma che ritiene a tal punto sicura da lasciare nella gabbia il proprio giocattolo del cuore (l’elefante possiede un peluche di Babar…).

Eccezion fatta per due tavole che sono sequenziali ma distinte, tutte le altre si svolgono su doppia pagina. Espediente narrativo utile a dare al bambino una visione completa della fila di animali selvaggi che si dipana alle spalle del custode.

Il custode e sua moglie si mettono a letto e, nel buio, al “Buonanotte” della signora rispondono sette voci che la sorprendono e che pazientemente riporta allo zoo. Tutte tranne una, anzi due, che la fanno anche a lei.

Buonanotte, Gorilla!, di Peggy Rathmann - 2019, Lupoguido
Buonanotte, Gorilla!, di Peggy Rathmann – 2019, Lupoguido

Buonanotte Gorilla! Parla ai bambini su più livelli, il più esplicito è quello in cui ci si fa coraggio a vicenda, o abbracciando il proprio pupazzo, restando nel proprio letto, o si sfida il buio con intraprendenza, raggiungendo quello dei genitori. Gli altri si sviluppano mentre si legge coi bambini e sono diversi, giacché stimolati dalla presenza minima di testo i bambini indugiano sulle tavole e aggiungono parti alla storia a seconda del proprio punto d’osservazione. Con una sola regola da seguire: commettere assieme una monelleria, mantenere il segreto. Shhh! fa segno sin dalla copertina il gorilla, e noi lettori siamo ben felici di assecondarlo, con il sorriso sulle labbra, complici.

buonanottegorilla-web_1Titolo: Buonanotte, Gorilla!
Autore: Peggy Rathmann
Editore: Lupoguido
Dati: 2019, 40 pp., 14.00 €

La prima neve

Che rumore fa la neve mentre cade? Nessuno. È esattamente quel nessun rumore che avvolge e riempie, che accoglie e rasserena.

Shhh, ascolta…
Senti qualcosa?
È arrivata la neve.

La neve arriva in silenzio e sveglia in piena notte una bambina. Il suo “shhh”, rompe il silenzio, perché è il suo, non ci sono altri sulla scena, non ci sono adulti. È la sua presenza che suona di un pit, pit, pit contro la finestra, dei suoi passi lievi e dei suoi gesti accorti mentre infila scarponcini, giacca, una sciarpa rossa. Sono i suoi passi che cantano appena fuori dalla soglia, di uno scricchiolio contento.

La prima neve, di Bomi Park - 2018, Lupoguido
La prima neve, di Bomi Park – 2018, Lupoguido

La bimba si lascia la porta socchiusa alle spalle. Dietro di essa un mondo che si intuisce colorato. Fuori, sulla neve, bianco. Bianco è anche il cagnetto che la segue e la osserva, curioso del suo impastare, appallottolare e poi spingere in avanti. Azioni che sembrano avere uno scopo ben preciso che va oltre quello di creare una palla di neve, la base per un pupazzo.

Sembra che ad ogni giro, mentre le sue dimensioni aumentano, la palla di neve conduca verso un luogo magico di cui è il lasciapassare.

La prima neve, di Bomi Park - 2018, Lupoguido
La prima neve, di Bomi Park – 2018, Lupoguido

E infatti la bambina la guarda fisso, non si lascia distrarre, come se dalla sua perfetta tondezza dipenda qualcosa di veramente importante. Intanto i fiocchi di neve danzano nell’aria e nell’aria danza anche la sciarpa rossa, unico tocco di vivo colore oltre ai bianchi, ai neri e ai bruni degli animali del bosco, unici compagni di viaggio, silenti e attenti. Tutti la osservano mentre cammina per il bosco della fanciullezza dove solo bambini e spiriti ferini passano attraverso. Solo un orso non si cura di lei, è impegnato con la sua palla di neve.

E qui un varco, un altro dopo la porta, dopo i margini della foresta. È l’uscita di una caverna, un portale nel fianco della montagna. Sembra un ingresso.

Oltre di esso tutto è bianco, la neve domina, la palla è ormai enorme. La palla della bambina come quelle di altri bambini, berretti rossi, guanti rossi.

 

La prima neve, di Bomi Park - 2018, Lupoguido
La prima neve, di Bomi Park – 2018, Lupoguido

Shhh, mi verrebbe da dire, ascolta. Suona come una formula magica. È la neve. O la sua leggerezza. Sono i bambini, con la loro.

5Titolo: La prima neve
Autore: Bomi Park
Editore: LupoGuido
Dati: 2018, 40 pp., 13,00 €

TempeStina

TempeStina, di Lena Anderson -2018 LupoGuido
TempeStina, di Lena Anderson – 2018 LupoGuido

Chi è Stina? È una bambina dai capelli argentei, che si aggira scalza tra gli scogli salati e fioriti sui quali sorge la casa del nonno, davanti al mare. Impugna un bastone con legata in cima una piuma, un po’ strumento di equilibrio, un po’ rivelatore della direzione del vento, un po’ cimelio, amuleto, un po’ vessillo di libertà.

Ecco che arriva Stina come un vento di tempesta.
È così che dice il nonno.
Stina va sempre a caccia di oggetti sospinti a riva da mare o semplicemente lì per terra in attesa di essere scoperti.

Stina è una bambina che cerca e cercando trova, scopre, colleziona, conserva. Osserva, Stina, con uno sguardo attento e limpido, scevro da qualsiasi costruzione, allegro e pragmatico: il pesce pescato dal nonno è una cena ancora guizzante che spera di gustare alla sera.

È in visita dal nonno per l’estate, Stina, e con il vecchio pescatore solitario e gentile è in completa sintonia. Vanno a ritmo questo nonno e questa nipote. Lui pesca, lei organizza, lui cucina, lei lava i piatti, lui, accorto e premuroso, controlla che Stina sia a letto, quando la tempesta si avvicina, lei, da par suo, la tempesta la va a cercare. Fino a trovarla, ad averne paura, a sentirsi sola.

TempeStina, di Lena Anderson -2018 LupoGuido
TempeStina, di Lena Anderson – 2018 LupoGuido

Zuppa di pioggia, il nonno la trova e la abbraccia.

“Quando c’è una tempesta è meglio essere in due. […]”

In due e ben coperti, cappello, impermeabile cerato e stivali. Questo il modo giusto per guardare uscire e collezionare il ricordo di una tempesta e un cassetto portato a riva dal mare. Ideale uno per non averne più paura, l’altro per raccogliervi tutte le cose trovate.

Gli acquerelli di Lena Anderson restituiscono un’immagine dell’estate serena e limpida, così come di una tempesta angosciante e spaventosa. Una realtà senza fronzoli in cui anche le piccole “cose trovate” acquisiscono valore e senso.

TempeStina, di Lena Anderson -2018 LupoGuido
TempeStina, di Lena Anderson – 2018 LupoGuido

Le tavole stese sulla doppia pagina, prive di segno grafico, seguono un movimento che è sempre tale anche quando raccontano la stasi. Intervengono una mano, a stropicciare un occhio, o il lavoro con le reti del nonno, sullo sfondo, a muovere il quadro.

Il testo si muove anch’esso, descrittivo, sulla banda in basso della pagina, un blocchetto ciascuna; e si completa con dettagli pittorici che a leggerli assieme, uno di seguito all’altro, già raccontano questa storia dolce e lieve. Come un persico al burro con le patate.

covertempestinaTitolo: TempeStina
Autore: Lena Anderson (trad. Laura Cangemi)
Editore: LupoGuido
Dati: 2018, 32 pp., 13,00 €