Un lupo, Bernado di nome e Lupo di cognome, è accusato di aver mangiato un agnello. Che poi equivale ad averlo ucciso, perché pochi agnelli, qualche nonna e una Cappuccetto Rosso, sopravvivono all’apparato digerente di un lupo, quindi, il lupo Bernardo Lupo ha ucciso un agnello allo scopo di mangiarlo, peraltro crudo.
L’imputato Bernardo Lupo, mani mestamente abbandonate senza forza sul grembo e sguardo contrito e basso, ammette di aver commesso il delitto. Ma l’avvocato difensore Bulldog, carnivoro dal brillante curriculum e dal portamento ieratico, chiede le circostanze attenuanti.

Bene, le circostante attenuanti; vale a dire sì, l’ha mangiato ma non era nelle sue intenzioni farlo… esse possono far leva sulla madre dell’accusato, La signora Susanna Lupo, ma solleverebbero dall’angoscia gli astanti erbivori, atterriti dal solo immaginare il fattaccio? E cosa ne pensa l’avvocato dell’accusa, esimio De Capris?
Come in ogni processo che si rispetti l’aula del Tribunale incute timore reverenziale ed è arredata di tutto punto con protagonisti perfetti per l’occasione: il perito, un asino dalla giacchetta a quadri, ha l’aspetto dimesso e ordinario del perito come da immaginario da telefilm statunitense, e i due tutori dell’ordine, come nel migliore dei polizieschi, ben assortiti, attento e vigile uno, annoiato e indifferente l’altro.
Il giudice, un maiale dai toni perentori e martelletto in mano, si contrappone al suo simile selvatico, Sasha Cinghiale, che, probabilmente forte delle sue zanne suine, non si fa remore nel puntualizzare, mancando l’obiettivo di difendere il vicino di casa Lupo e irritando il Signor Giudice. Si susseguono i testimoni, sebbene alcuni rigettati dalla corte (come si potrebbe prendere sul serio la testimonianza oculare di una talpa?), e come in ogni processo che si rispetti, considerato quanto siano intasate le aule dei tribunali, il verdetto viene emesso senza troppo tergiversare.
Questo albo illustrato, passato un po’ in sordina tra gli scaffali delle librerie, merita più di una lettura e restituisce al lettore una generosità di contenuti divertenti, ironici, realistici e iperrealistici che, assieme alle illustrazioni ad inchiostro e acquerello affrontano senza molti fronzoli la questione spinosa del confine tra la legittimità delle azioni compiute per istinto (argomento che regge però se i responsabili sono lupi o volpi) e la capacità, tutta umana, di soppesare con coscienza le conseguenze delle proprie azioni e la ricaduta che quest’ultime potrebbero avere sull’esistenza altrui. Attutita dalle sembianze animali, la Giustizia e il suo corso appaiono molto più comprensibili di quanto esse effettivamente siano e i punti di vista, così ben espressi sia dal testo, puntuale e diretto, che dalle illustrazioni, sollevano più di un dubbio in diverse direzioni.
Titolo: Processo al lupo
Autore: Stéphane Henrich
Editore: Biancoenero
Dati: 2019, 38 pp., € 13,90