Il ripostiglio. Di Saki, con le illustrazioni di Cinzia Ghigliano

La prima cosa che si vede entrando nel nostro personale ripostiglio è una carta da parati scura, decorata con i fiori, le foglie. Ci si aspetterebbe fosse sciupata, un po’ scollata, invece è assolutamente in ordine, come la sala da pranzo col camino, nella quale tutto è come dovrebbe essere, al suo posto, e infatti la rana scappa a balzi veloci via, tutta inzaccherata di latte com’è. Anche le sopracciglia della zia, o sedicente tale, in primo piano sono in ordine e ben disegnate in un cipiglio tra il disgustato e il furioso, e sono in linea con le sopracciglia degli altri zii incorniciati sul camino: stesso ordine, stessa posa. Così pure le labbra, ben serrate a macerare rimproveri severissimi.

Di entrare nel ripostiglio lo aspettavamo da tempo, Orecchio acerbo ci ha passato la chiave da dietro la schiena, strizzandoci l’occhio. Finalmente!

Il ripostiglio, di Saki e Cinzia Ghigliano - 2018, Orecchio acerbo
Il ripostiglio, di Saki e Cinzia Ghigliano – 2018, Orecchio acerbo

Invece lo sguardo di Nicholas non è mai fisso, piuttosto intento a sbirciare, gongolare o guardare nei nostri occhi, sardonico. Quando Nicholas è fuori dalla scena, a gongolare, un tantino giudicanti, ci pensano gli occhi di cavalli, gatti e, ci scommetto, anche delle lucertole che fanno finta di passeggiare per i fatti propri su per i muri.

Nicholas ha compiuto un vischioso atto di insubordinazione bambina: ha messo una rana nella tazza del latte e poi ne ha strillato la presenza per il puro gusto di poter ribattere agli adulti, che avrebbero negato il fatto, con la verità. A causa del suo piano di affermazione però, viene messo in punizione: non andrà al mare coi cugini e il fratello. Resterà a casa con a zia e il divieto assoluto di entrare nell’orto dell’uva spina. Come se gli interessasse! Ciò che conta per Nicholas è trovare la chiave del ripostiglio ed entrarvi.

Il ripostiglio, di Saki e Cinzia Ghigliano - 2018, Orecchio acerbo
Il ripostiglio, di Saki e Cinzia Ghigliano – 2018, Orecchio acerbo

Quando ci riesce, l’azione si sposta interamente al chiuso, tra le desiderate mura, con carta da parati azzurra a fiori: un bambino e un cane, accovacciati nella penombra e circondati da tesori intenti a scrutare un arazzo e a sognare, gomiti sulle gambe, mani sotto al mento. E un gatto che indaga, s’impiccia, guarda all’interno di vasi e scatole. Fa quello che Nicholas farebbe se non fosse intento a sognare, e fa, perché è un pensiero irresistibile. Tra tutti gli oggetti meravigliosi il meno attraente è un librone dalla copertina nera.

Nicholas spiò dentro e…

… che magia!

Uccelli variopinti, svolazzanti, cinguettanti… niente potrebbe distoglierlo da voli così belli, a parte la berciante richiesta di aiuto della zia, caduta nella vasca dell’acqua piovana. C’è da fare in fretta, chiudere il ripostiglio, rimettere al suo posto la chiave e accorrere a gustarsi la scena ridicola, con il desiderio malandrino che essa, assieme al disappunto della zia, duri più a lungo possibile.

Il ripostiglio, di Saki e Cinzia Ghigliano - 2018, Orecchio acerbo
Il ripostiglio, di Saki e Cinzia Ghigliano – 2018, Orecchio acerbo

Laddove gli orizzonti dell’adulto sono facilmente circoscrivibili da margini (che siano quelli della norma sociale, la staccionata di un orto o i bordi di una vasca), quelli del bambino virano e sfuggono al controllo, conquistando una libertà di sguardo capace di creare mondi fantastici anche in contesti incorniciati e statici.

Il ripostiglio è un racconto di Saki, con le illustrazioni di Cinzia Ghigliano. Esse si sviluppano con grande libertà, aprendo spiragli ovunque, suggerendo la possibilità di guardare altro e altrove sempre: sia attraverso lo sguardo di un gatto che spia sul fondo di un vaso, che attraverso quelli di una cane un gatto e un bambino che si fanno largo tra le pieghe di una tenda, o del cavallo, che, sarcastico, osserva gli strepiti di una bambina; con continui e paralleli cambi di prospettiva: il lettore guarda e vede ciò che è in primo piano per poi spostarsi dietro alla sua schiena e ancora più in fondo. Una struttura e un’impostazione che definirei a cipolla, strato dopo strato fino a un cuore sempre comune e profumatissimo: la curiosità.

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Autori: Saki, Cinzia Ghigliano, traduzione di Damiano Abeni
Editore: Orecchio acerbo
Dati: 2018, 44 pp., 15,00 €

Thornhill

Thornhill è un libro con un peso molto consistente. Lo si prende in mano attratti dalla sua eleganza e lo si sente compatto, se ne accarezza la copertina e si percepiscono i vuoti e i pieni del rilievo. È un libro che comunica ancor prima della lettura, al tatto.

L’ho letto diversi mesi fa. Poi l’ho riletto, perché ero certa di avere altro da ricercare oltre a tutto quanto avevo già ricevuto, ed era molto. Avevo intensità; protagonisti complessi e senza stereotipi; tensione narrativa senza cadute o interruzioni. Una straordinaria aria nebbiosa, grigia l’atmosfera tra tanto nero e bianco. Un limbo della narrazione in cui si muovono da una parte Ella, dall’altra Mary, in mezzo un fantasma, un corvo, una antagonista psicotica e crudelissima. E in questo muoversi ciascuno per sé, tutti si incontrano, nella nebbia cozzano l’uno con l’altro e nello scontrarsi dei protagonisti le storie si intrecciano e anche i pensieri di chi legge.

Thornhill, Pam Smy - 2017 Uovonero
Thornhill, Pam Smy – 2017 Uovonero

La storia procede alternando testo e immagini. la narrazione prende le mosse con le immagini nonostante esse siano interrotte da colophon e frontespizio. Sulle sguardie uno steccato con il filo spinato e un chiaro divieto d’accesso che suggerisce un pericolo, un pericolo molto grave che viene alleggerito da dei rampicanti dalle foglie strette e piccole che gli si abbarbicano. Sembrano dare un tocco di leggerezza, di natura che abbellisce e rasserena. O nasconde? O si allea con il pericolo e lo rende ancora più infido nascondendolo alla vista con l’aiuto della bellezza e del tempo?

Poi fa capolino il corvo e su quello steccato troneggia, un po’ sentinella un po’ spauracchio. Quindi il buio e dunque le parole. Si tratta di un diario, e comincia l’8 febbraio 1982. Nelle parole, poche, angoscia, paura, solitudine e disperazione. Lo sappiamo già, c’è una vittima e un’aguzzina, e fa paura. E la vittima si chiama Mary, è una bambina sola, bullizzata, fragile, che vive a Thornhill, un orfanotrofio femminile sul quale grava lo spettro della chiusura.

Dalle parole si passa alle immagini, ritorna il corvo, appollaiato sul filo spinato, con la schiena al lettore, come indifferente, e di nuovo le piante con pampini che diventano artigli a mano  a mano che s’allontanano dalla luce. E una ragnatela tesa e bianca tra di essi, con un ragno enorme che non si precipita sulla sua piccola vittima, piuttosto ristà, in agguato, sottoponendo la sua vittima al terrore di quello che certamente accadrà, più a lungo possibile.

Thornhill, Pam Smy - 2017 Uovonero
Thornhill, Pam Smy – 2017 Uovonero

Si sfogliano le pagine ed esse tagliano l’aria grigia, come le ali del corvo che si alza in volo e lascia il filo spinato per arrivare sulla finestra della stanza di una bambina, nel 2017. Una bambina di nome Ella, che ha appena cambiato casa, trasferendosi vicino a un edificio abbandonato e lugubre, e che ha perso la mamma.

Thornhill, Pam Smy - 2017 Uovonero
Thornhill, Pam Smy – 2017 Uovonero

Attorno all’orfanotrofio, di fianco alla nuova casa incombono un giardino incolto e un edificio abbandonato. questo, oltre al grigio, al bianco e al nero, è il filo conduttore, almeno quello apparente, tra le due storie, e su quel filo vola e si appollaia il corvo. Varcarne i confini potrebbe portare al precipitare degli eventi o scoprire luoghi che si rivelino un rifugio. Ma ci muoviamo tra le pagine di una storia, che definirei dal realismo horror, e si cammina verso un finale che smuove paure profonde e insiste su un senso di impotenza che angoscia.

ThornhillTitolo: Thornhill
Autore: Pam Smy
Traduttore: Sante Bandirali
Editore: Uovonero
Dati: 2017, 538 pp., 18,50 euro

Hachiko. Il cane che aspettava

Quando torno stasera andiamo a fare un bel giro. Te lo prometto solennemente, Hachiko. Mi senti? Solennemente. Tu e io da soli, d’accordo? Aspettami qui come sempre. A più tardi!

Rosa è una rosa è una rosa è una rosa, diceva Gertrude Stein. (Sacred Emily, 1913). È una diafora che ripete e ripete e ripetendo amplia e apre a decine di significati e significanti. Così, per Hachiko, cucciolo di razza akita, le parole del professor Eisaburo Ueno Promessa è una promessa è una promessa è una promessa.

<em> Hachiko. Il cane che aspettava</em>,  Lluís Prats Martínez, Zuzanna Celej - Albe edizioni 2017
Hachiko. Il cane che aspettava, Lluís Prats Martínez, Zuzanna Celej – Albe edizioni 2017

Il professore gli ha promesso solennemente che al ritorno dal lavoro, incontrandosi alla fermata del treno, sarebbero andati assieme a fare un bel giro e lui ascolta, aspetta. Perché è una Promessa.

Da quando il cucciolo è entrato nella sua vita il professore vive la propria esistenza con più leggerezza, lasciandosi contagiare dall’energia e dall’entusiasmo del cane, in uno scambio d’affetto che è quotidiano. Eisaburo Ueno insegna all’università a Tokyo, ogni mattina prende il treno e poi ritorna alle 17. Hachiko lo accompagna e poi al pomeriggio, come se avesse un orologio interiore puntato al momento di rivedere il suo amico, parte come una freccia, interrompendo qualsiasi attività, per mettersi in attesa appena fuori alla stazione, con l’orecchio teso al rumore del bastone del professore sulla strada, gli occhi alla porta scorrevole, preludio del suo professore.

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Hachiko. Il cane che aspettava, Lluís Prats Martínez, Zuzanna Celej – Albe edizioni 2017

Sembra un arco di tempo brevissimo, un anno e mezzo, specie se paragonato ai dieci successivi che Hachiko passerà da solo in attesa, ma a volte basta anche solo un istante per legare per sempre due creature. Con la sua fedele ostinazione, con la sua speranza e  perseveranza, Hachiko diventa un simbolo per Tokyo, per il Giappone, ma ancora prima per la stazione. Alla stazione è circondato da attenzioni, un boccone di cibo, una carezza; tutti, dal giornalaio alla pescivendola, alla venditrice di dolcetti, alla geisha, al bigliettaio si prendono cura di lui. Lo spazio della stazione sembra ampliarsi e diventare vastissimo; il piccolo angolo di strada in cui Hachiko si ferma ogni giorno ad aspettare, acquisisce la forza enorme di un ambiente fiabesco senza confini. Assieme al fatto che questa storia così magica sia ispirata a una vera. Raccontata da Lluís Prats Martínez e illustrata dall’artista polacca Zuzanna Celej delle fiabe conserva anche il tono delicata, lieve e assieme crudele, intenso, che è anche specchio degli anni in cui è ambientata (Gli anni Trenta del secolo scorso).

Si snoda con garbo, come a voler ricostruire pezzetto dopo pezzetto la profondità del legame tra cane e uomo, per poi avanzare con più ritmo dalla morte del professore in poi. Fino a tornare a una calma preludio della morte, che non è una fine, ma un nuovo gratificante inizio.

COPERTINA-HACHIKOTitolo: Hachiko
Autore: Lluís Prats Martínez, Zuzanna Celej (Trad. A. Cristofori)
Editore: Albe edizioni
Dati: 2017, 160 pp., 14,90 €

Una favola di Natale

Freddo, fame e nostalgia sono le muse che ispirarono Giovanni Guareschi; fonti di ispirazione atipiche se si pensa che il frutto è una storia natalizia, anzi una favola di Natale, di un Natale lontano, del 1944.

E se non v’è piaciuta – non vogliatemi male,
ve ne dirò una meglio – Il prossimo Natale,
e che sarà una favola – senza malinconia:
“C’era una volta – la prigionia…”

Questa la conclusione della favola scritta su cencetti di carta a dicembre nello Stalag XB di Sanbostelm, un campo di prigionia, un campo di concentramento.

<em>La favola di Natale</em>, Giovanni Guareschi - Interlinea
La favola di Natale, Giovanni Guareschi – Interlinea

Una favola complessa, molto simbolica, zeppa di protagonisti predisposti alla disperazione, senza speranza, senza una visione del futuro: dalle vecchine ai funghi velenosi. A contrasto alberi dalle fronde protettive, funghi commestibili che si sacrificano per il bene comune, api che stanno di vedetta, collaborano alla buona riuscita del sogno, della fantasia.

La favola di Natale, Giovanni Guareschi - Interlinea
La favola di Natale, Giovanni Guareschi – Interlinea

Un sogno e una fantasia che raccontano il presente facendosene beffe, per quanto terribile possa essere, e diventano strumento pragmatico e dolcissimo del presente, del ricordo.

La prigionia, per comprenderla, bisogna viverla. E per ricordarla bisogna riviverla. […] Io credo che sia molto utile ricordare il male trascorso:ciò aiuta molto a ricordare i mali del presente e permette di ritrovare, tra le sofferenze trascorse, quei pensieri onesti e puliti che solo nella sofferenza si possono vivere”

Una favola per restituire un poco di speranza e leggerezza ai compagni di prigionia, un regalo meraviglioso, una via di fuga.

La “realtà” era tutt’intorno a noi, e io la vedevo seduta a tre metri da me, in prima fila, vestita da Dolmetscher: e quando il “rumorista-imitatore” cantava con voce roca la canzoncina delle tre Cornacchie e il poliziotto di servizio sghignazzava divertito, io morivo dalla voglia di dirgli che non c’era niente da ridere: «Guardi, signore, che quella cornacchia è lei».

Corredato dai disegni a china dello stesso Guareschi nell’edizione di Interlinea.

La favola di Natale, Giovanni Guareschi - Interlinea
La favola di Natale, Giovanni Guareschi – Interlinea

9788882122478-it-300Titolo: La favola di Natale
Autore: Giovanni Guareschi
Editore: Interlinea
Dati: 2000, 80 pp., 9,30 €

Il Natale di Teo

È la vigilia di Natale e Teo è a casa da solo con la babysitter. Entrambi i genitori sono impegnati a lavoro e la vicina, la signora Goodyere, che di solito gli tiene compagnia, desidera stare un po’ da sola. Teo è piuttosto deluso, vorrebbe decorare l’albero, e ci prova con tutta la buona volontà, seppur un po’ borbottante. Il risultato non è dei migliori, anche perché la gran parte degli addobbi è rovinata, ma Teo è deciso a portare a termine il proprio lavoro e rimesta tra le decorazioni rotte. In fondo allo scatolone, però, trova quattro addobbi diversi dagli altri: un soldatino di stagno un po’ arrugginito che suona il tamburo, un pettirosso dal petto scolorito, un cavallo a dondolo dalle assicelle ricurve mezze mangiate dai tarli e un angelo senza quasi tutte le piume delle ali.

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Il Natale diTeo, Katherine Rundell, Emily Sutton – 2017 Rizzoli

La vigilia di Teo non è per nulla simile a quella cantata dalle canzoni natalizie, almeno non lo è fino a quando Teo non vede una stella cadere ed esprime un desiderio.

Espresse il desiderio con tutto il cuore, ogni singolo millimetro. Non voglio stare solo, abbandonato da tutti, pensò.

E in quel momento le quattro decorazioni scesero dall’albero, vive come se lo fossero sempre state. Perché la magia esiste e ce n’è anche in questo libro.

Ce n’è molta ma su tre suoi aspetti voglio indugiare, senza dilungarmi su ciò che essa comunica.

La prima è una frase che mi ha toccata e che vi ripropongo integralmente, certa che quando la incontrerete nel contesto della narrazione la sentirete come un caro ricordo. Essa racconta di una lunga storia d’amore, di un amore che il tempo non consuma. Parla di mancanza, della capacità di vivere pienamente e profondamente la propria solitudine, cullandola, avendono cura. E lo fa con un tono schietto e diretto che è l’unico capace davvero di narrare e che è quello che sempre cerco in ciò che leggo (e raramente trovo).

Suonarono il campanello. Mrs Goodyere andò alla porta, sempre portando con sé la fotografia. Non parve sorpresa di vedere un cavallo di legno che mordicchiava il suo zerbino. “Theodore!” disse con un sorriso. “Mi dispiace per stasera. Volevo restare da sola. Stavo pensando al mio Arthur. Avevi bisogno di qualcosa?”

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Il Natale di Teo, Katherine Rundell, Emily Sutton – 2017 Rizzoli

La seconda sono le illustrazioni ad inchiostro ed acquerello di Emily Sutton, magnifiche, luminose, ricchissime di dettagli. Sembrano tintinnare ogni volta che si sfogliano.

E la terza, l’ultima, è proprio la magia del Natale che riesce a bussare a tutte le porte con naturalezza, come un bambino che tira per la giacca gli adulti chiedendo attenzioni.

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Il Natale diTeo, Katherine Rundell, Emily Sutton – 2017 Rizzoli

Un racconto che non farei mancare nelle librerie dei vostri bambini a Natale, sempre.

Titolo: Il Natale di Teo
Autore: Katherine Rundell
Illustratrice: Emily Sutton
Editore: Rizzoli
Dati: 2017, 64 pp., 17,00 €

 

Il piccolo Nicolas e Babbo Natale

Sempre candido, spontaneo, pestifero, Nicholas, anche a Natale. Il monello nato dalle parole e dalla matita di Goscinny & Sempé (Traduzione di Maria Vidale).

 

Il piccolo Nicolas e Babbo Natale Goscinny & Sempé - Donzelli 2015
Il piccolo Nicolas e Babbo Natale Goscinny & Sempé – Donzelli 2016

Per Nicolas, che ha sempre scritto lunghe letterine a Babbo Natale chiedendo per sé ogni sorta di regali, quest’anno è diverso: avendo avuto Babbo Natale un incidente con la slitta (molto, molto verosimile, nella dinamica molto simile a quello avuto in macchina da suo padre) che gli è costato parecchi soldini in riparazioni, non potrà portargli granché. Su suggerimento dei genitori, Nicolas scriverà una letterina chiedendo nulla per sé e tutto per gli altri.

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Una macchinina a pedali, per rinfrancar lo spirito dei suoi genitori dei soldini per comprare ogni giorno per sé e per il suo amico Alceste le brioche al cioccolato, per il bene della maestra le soluzioni giuste ai compiti di matematica.

Come vedi, caro Babbo Natale, ti ho chiesto delle cose per tutte le persone alle quali voglio bene. Per me, te l’ho già detto, non voglio niente. Ma se per caso ti restasse ancora qualche soldo e se per caso avessi voglia di farmi una sorpresa, ci sarebbe l’aeroplano che ho visto nella vetrina del negozio di giocattoli. Però fa attenzione quando passi per i camini, perché quell’aeroplano è rosso, e basta poco che si sporca. In ogni caso, ti prometto che cercherò il più possibile di fare il bravo e ti dico anche: Buon Natale!

Intanto, mentre Babbo Natale prende nota dell’altruismo incondizionato di Nicolas, arriva il momento della cena della Vigilia. La mamma prepara una cena “deliziosa” il papà rimane imbottigliato su un autobus assieme ad altri papà, ciascuno con un abete di natale sotto al braccio. L’impianto elettrico fa le bizze con le lucine e il vicino di casa invece di dare una mano se la ride con gusto. Insomma, tutto perfetto, l’unica e mettersi presto sotto le coperte e aspettare i regali.

683acc38baceed68514577273667a08b_w600_h_mw_mh_cs_cx_cyTitolo: Il piccolo Nicolas e Babbo Natale
Autore: Goscinny & Sempé
Editore: Donzelli
Dati: 2016. 144 pp., 14,00 €

Il sarto di Gloucester, fiaba di Natale

La prima cosa che bisogna sapere è che “dietro i pannelli di legno delle vecchie case di Gloucester ci sono scalette e botoline e i topi corrono da una casa all’altra lungo questi stretti passaggi segreti”.
La seconda è che a Gloucester viveva un sarto abilissimo, capace di confezionare panciotti e giacche anche con degli scampoli.
La terza è che a Gloucester, mentre si racconta questa storia, è quasi Natale.
Infine, la quarta, è che assieme al sarto di Gloucester viveva un gatto, Simpkin, capace di acchiappare i topi ma anche di andare a far la spesa usando con oculatezza il denato affidatogli dal padrone.

Il sarto di Gloucester, fiaba di Natale, Beatrix Potter - 2015, Interlinea
Il sarto di Gloucester, fiaba di Natale, Beatrix Potter – 2015, Interlinea

Ecco, tenendo presente questi elementi e mescolandoli assieme avremo una storia classica e realista, magica e antica, che tiene assieme, grazie a punti raffinati di filo di seta color ciliegia, l’empatia animale, il talento e l’amore per il proprio lavoro, l’atmosfera unica del Natale, l’amicizia: Il sarto di Glouchester, di Beatrix Potter, che si dice abbia alle spalle un fondo di verità, pubblicato per la prima volta in forma privata nel 1903 ed edito, corredato dai disegni originali dell’autrice, da Interlinea nella traduzione di Marina Vaggi.

Il sarto di Gloucester, fiaba di Natale, Beatrix Potter - 2015, Interlinea
Il sarto di Gloucester, fiaba di Natale, Beatrix Potter – 2015, Interlinea

Mancano solo tre giorni a Natale e la mattina il Sindaco dovrebbe sposarsi con indosso la giacca e il panciotto confezionati dal sarto. Il lavoro è quasi ultimato, tutto è stato ben tagliato e ricamato, ma manca il filo. Il Sarto affida a Simpkin il gatto il compito di comprarlo e lui lo fa, ma cede al suo spirito felino e si indispettisce del fatto che in sua assenza il vecchietto abbia liberato tutti i topini che sognava di mangiare in zuppa. Ciononostante, quando la sera della vigilia tutti gli animali possono parlare e comprendere la lingua degli uomini (qui in Italia avviene la notte dell’epifania) e mosso a compassione sia dalla malattia del vecchio sarto che lo costringe a letto, sia dalla generosa operosità dei topini sarti, grati nei confronti del sarto che li ha liberati, restituisce il filo e i piccoli sarti possono terminare il lavoro del vecchio in tempo con un risultato meraviglioso.

<em>Il sarto di Gloucester, fiaba di Natale</em>, Beatrix Potter - 2015, Interlinea
Il sarto di Gloucester, fiaba di Natale, Beatrix Potter – 2015, Interlinea

Fila fila filastrocca / fila fila dalla rocca / filastrocca della lana / la matassa si dipana / il gomitolo si fa / guai se il gatto lo vedrà.

41258krzT7L._SX372_BO1,204,203,200_Titolo: Il sarto di Gloucester, fiaba di Natale
Autore: Beatrix Potter
Editore: Interlinea
Dati: 2015, 41 pp., 10,00 €

Una storia di Natale di Michael Morpurgo, Il segreto della felicità

5 dicembre 2016. #AkAdvent

Una fiaba complessa, questa di Michael Morpurgo, che indugia molto sul disagio e sulla condizione disperata di quanti, non riuscendo a raggiungere quel che ritengono sia la felicità, la inseguono con la tristezza, ammantando di grigio anche ciò che allo sguardo distante degli altri appare come la circostanza perfetta.

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Una fiaba complessa sia per il come sia per il quel che racconta e che scopre una maniera splendidamente  differente del vestire i panni del principe eroico che salva la principessa da un male che è sia fisico che psicologico. Perché l’eroe di questa fiaba, il principe Federico, si spende con tutto se stesso per guarire la moglie afflitta, fino a quando trova la soluzione nel momento più critico, quando si affida a quella più naturale: a ridosso del Natale viene ospitato da una comunità nomade che gli racconta, e raccontando considera il particolare e l’universale. Raccontando ricorda, sorride, gioisce, vive.

Partito dal proprio castello senza più motivazione il principe Federico vi fa ritorno rigenerato e intraprendente e approfitta del Natale per rendere l’atmosfera quanto più accogliente possibile per la speranza. E la speranza arriva col suo carico di sorrisi con le storie, con il narrare le storie, perché è qui il cardine su cui si reggerà il lieto fine e sul quale si regge il principio stesso della narrazione: raccontare per sciogliere i nodi, costruire attorno alla realtà un ricamo di fantasia che possa proiettare su di essa le luci intagliate dei sogni.

813lknfhlllTitolo: Il segreto della felicità
Autore: Michael Morpurgo, Emma Chichester Clark, F. Gulizia (trad.)
Editore: Rizzoli
Dati: 2016. 46 pp., 13,00 €

Trovate questi libri tra gli scaffali del Giardino Incartato, libreria per ragazzi in via del Pigneto 303/c, Roma. Oppure, se non siete a Roma potete trovarci su Bookdealer o chiederci di spedire a casa vostra, lo faremo con molto piacere ricorrendo a Libri da asporto.

L’abete di Andersen vestito a festa

4 dicembre 2016. #AkAdvent

Un’edizione elegante e raffinatissima, rilegata in tela verde con decorazioni a foglia d’oro, carta pregiata e illustrazioni straordinarie. Rileggendo questa storia struggente di Andersen che arriva a toccare corde molto intime e dolorose del sentire umano, e che è da sempre tra le mie preferite, il ritmo della narrazione rimane sempre altissima. È una lettura che procede con una tensione crescente in cui, coscienti della rovinosa fine cui il piccolo abete va incontro, si nutre sempre la segreta speranza che no, questa volta il nostro protagonista conserverà le proprie radici, ne adrà fiero, si abbarbicherà grazie ad esse al suolo, continuerà a vivere godendo dei raggi del sole.

L'abete, di Hans Christian Andersen ill. da Sanna Annukka - 2016 Ippocampo
L’abete, di Hans Christian Andersen ill. da Sanna Annukka – 2016 Ippocampo

Si narra di invidia, si narra dell’insoddisfazione nei confronti della propria condizione, del tendere sempre ad altro, sempre a ciò che è d’altri. Si narra del Natale, della festa, degli addobbi, della precarietà del tempo.

Un piccolo abete invidia gli altri alberi che, tagliati dall’uomo diventano navi per solcare i mari. Un abete dall’attitudine contemporanea. La sua semplice storia trasmette ai bambini la dolcezza della parola narrata e al contempo il valore del rispetto per gli esseri viventi; agli adulti la struggente consapevolezza  di quella sensazione senza luogo e epoca del sentirsi legati al passato e proiettati verso il futuro, incatenati dall’incapacità di vivere il presente. L’abete è un giovane albero, frondoso e profumato, vive la sua fanciullezza nella speranza di divenire imponente come gli alberi adulti, vive nella insoddisfazione di sé anche quando è all’apice della sua bellezza e della sua esistenza, troneggiante al centro di un salone addobbato a festa, rimpiange il passato quando non può più goderne e anela a ciò che non conosce, sfuggendo il contingente.

E le illustrazioni così lussureggianti e al contempo così limpide rafforzano la tensione, la esasperano quasi, rendendo questa lettura ancora più intensa, drammatica.

Sono illustrazioni a incastro che affondano radici nelle tradizioni dei Sami della Lapponia, ricordano le sculture in legno e i tessuti che Sanna Annukka realizza con la medesima maestria.

È un regalo prezioso, una storia che si conquisterà velocemente un posto speciale nei cuori e negli scaffali delle librerie dei vostri bambini; perfetta per la lettura serale dei giorni di dicembre, nell’altrettanto elegante traduzione di Eva Kampmann.

Sanna Annukka – The Fir Tree from Big Active on Vimeo.

513cgiwfsl-_sx268_bo1204203200_Titolo: L’abete
Autore: Hans Christian Andersen, ill. da Sanna Annukka (trad. Eva Kampmann)
Editore: Ippocampo
Dati: 2016, 48 pp., 12,00 €

Trovate questi libri tra gli scaffali del Giardino Incartato, libreria per ragazzi in via del Pigneto 303/c, Roma. Oppure, se non siete a Roma potete trovarci su Bookdealer o chiederci di spedire a casa vostra, lo faremo con molto piacere ricorrendo a Libri da asporto.