Fiabe per occhi e bocca, di Roberto Piumini, con le illustrazioni di Emanuela Bussolati – Einaudi ragazzi
Quattro fiabe celebri in forma di ballata.
Il testo è intervallato, riga per riga, da una striscia illustrata che lo esplica visivamente, supportando il lettore in erba e guidandolo passo passo.
Fiabe per occhi e bocca, di Roberto Piumini, con le illustrazioni di Emanuela Bussolati – Einaudi ragazzi
Alternanza di testo e immagini molto utile anche nel non affollare la pagina, per dare l’opportunità al bambino di leggere in maniera ariosa e ritmica, senza perdere il rigo, senza saltarne. Ogni pagina è un capitolo: sulla sinistra il testo, sulla destra un’immagine col titolo del “quadro” (lo definisco tale perché da proprio il senso della scena teatrale). Quattro classici che rivivono grazie alla rima più adatta ai primi lettori: quella baciata.
Attenzione molto delicata anche ai momenti più cupi delle fiabe divenute ballate, che ho apprezzato soprattutto in quella di Hansel e Gretel. [corpo del testo grande e leggibile; stampatello maiuscolo]
Titolo: Fiabe per occhi e bocca
Autore: Roberto Piumini, Emanuela Bussolati
Editore: Einaudi Ragazzi
Dati: 2015, 164 pp., 14,50
Trovate questi libri tra gli scaffali del Giardino Incartato, libreria per ragazzi in via del Pigneto 303/c, Roma. Oppure, se non siete a Roma chiederci di spedire a casa vostra, lo faremo con molto piacere ricorrendo a Libri da asporto.
Ricordo un giorno di una decina di anni fa, parlavo con mia nonna di fiabe (sì, perché avendone ascoltate tante dalla sua voce la considero piuttosto esperta in merito) e si ragionava su nani, folletti, esseri magici alla cui esistenza da bambina credevo piuttosto fedelmente. Io citavo fiabe celebri, lei stava silenziosa, poi, con i modi spicci che la contraddistinguono mi disse: “quando ero bambina mi raccontarono che c’erano nani e gnomi nei boschi di castagno e in quelli di abeti vicini al lago. Non ho difficoltà a crederci, visto che queste persone sfortunate si rifugiavano proprio nel fitto della foresta per allontanarsi dai giudizi e spesso dalla crudeltà altrui”. Diede quindi una spiegazione piuttosto razionale e confermò alle mie orecchie di ragazza la qualità realistica delle fiabe, il realismo magico che leggo sempre in esse.
Perché questa personalissima premessa? Perché una volta c’era in Sicilia un uomo così capace di nuotare e di stare in apnea sott’acqua a lungo che divenne fiaba e si fece leggenda. Delle sue imprese scrive un cantastorie trai più prestigiosi, Giuseppe Pitrè, delle leggende in merito tramandano le tracce vecchine, marinai, pescatori. E quest’uomo non era solo magico, aveva anche, a quanto riporta Bianca Lazzaro nella sua introduzione a questa edizione integrale che ce ne consegna ben 17 varianti, attestazioni e studi scientifici a supporto della sua natura marina: piedi palmati, pelle resistente all’acqua, polmoni con una resistenza superiore alla norma.
Ed ecco qui il realismo che si intreccia alla magia e che rende l’oralità di certe leggende popolari pratica narrativa, fiabe.
Cola Pesce sapeva nuotare meglio di un pesce e dei pesci aveva qualche caratteristica fisica. Nel mare trova il suo habitat naturale, in acqua praticamente vive, ma in totale solitudine, chiacchierato, direi celebre, ma abbracciato solo dai flutti. Questa solitudine, che definirei anche emarginazione coatta, lo porta a cercare il contatto con i suoi simili terrestri, a voler dimostrare il proprio valore. Si spinge oltre i suoi limiti sebbene cerchi in certe occasioni di opporre timidamente resistenza a richieste crudeli. Perché Cola Pesce accetta di fare ciò che sa di non poter riuscire a compiere senza farsi del male? Re, governatori, regine gli chiedono di riportare a galla tesori, di esplorare fondali, di appurare confini: mostrami che sei capace e io ti ricompenserò. Ma da queste imprese forzate per capriccio o per brama di potere Pesce Cola non torna mai, muore o scompare.
Pesce Cola è un uomo, ma è stato un bambino e poi un ragazzo. Fabian Negrin rappresenta le tre età dell’uomo/pesce in tre tavole trionfo di blu e turchese. Mi sono imposta una sola osservazione per ciascuna, ne occorrerebbero troppe per lo spazio di una recensione: laddove il mare incontra la terra l’acqua si fa familiare trasparenza, non minaccia, non spaventa, sul bagnasciuga riluce, come Cola Pesce, un po’ mare, un po’ terra.
Giuseppe Pitrè, Cola Pesce e altre fiabe e leggende popolari siciliane. Donzelli 2016. Edizione integrale curata da Bianca Lazzaro. Illustrazione di Fabian Negrin
Le bolle d’aria si inseguono numerose a guadagnare la superficie, trasmettono l’urgenza del respiro; assieme allo sguardo spalancato del bimbo Cola Pesce suggeriscono una tragedia imminente.
Giuseppe Pitrè, Cola Pesce e altre fiabe e leggende popolari siciliane. Donzelli 2016. Edizione integrale curata da Bianca Lazzaro. Illustrazione di Fabian Negrin
La voce di una madre esasperata si fa suo malgrado maledizione, prende forma di pesce e raggiunge un figlio che è già mezzo ragazzo e mezzo delfino.
Giuseppe Pitrè, Cola Pesce e altre fiabe e leggende popolari siciliane. Donzelli 2016. Edizione integrale curata da Bianca Lazzaro. Illustrazione di Fabian Negrin
Allora ti devi calare di nuovo, ché vogliamo sapere da dove arriva quell’acqua calda calda”. E il Pescecola le disse: “Mi volete morto? Io non torno più. Datemi una canna e se dopo un’ora torna a galla, io sono morto”. La canna tornò a galla e il Pescecola morì.
Di Pesce Cola in mare si perdono le tracce ma sulla terraferma, o meglio, sulla carta si può andare molto a ritroso nel tempo fino a trovare in ballate antiche salsedine e alghe. Pitrè nel Seicento attesta Pescecola in una segnalazione di Athanasius Kircher per poi ritrovarlo, diversi anni dopo, a vestire i panni del Tuffatore di Schiller (altri rimandi nell’introduzione a partire da p. XV).
Questa raccolta si nutre non solo dei frutti del mare, sono decine le fiabe narrate, spesso crudeli, altrettanto spesso bellissime, con tratti esuberanti, eccezionali, unici. C’è persino una fata maschio. Ritorna nella fiaba che qui si chiama “Donna Peppa e Donna Tura” (che Basile racconta come “La vecchia scorticata”): due sorelle vecchie e rattrappite si ritrovano al centro di un fraintendimento per un banale accidente quotidiano, per dell’acqua saponata. Si ritrovano a entrare nel mirino delle voglie di un re. Così com’erano avrebbero dovuto rinunciare, ma una di loro non si da per vinta, o meglio si dispera. E lo fa a gran voce, tanto da attirarsi la benevolenza di una fata barbuta, una fata maschio. Di come una delle due finirà scorticata lo lascio alla vostra immaginazione, o alla lettura di questo volume illustrato prezioso.
Titolo: Cola Pesce e altre fiabe e leggende popolari siciliane
Autore: Giuseppe Pitrè, Fabian Negrin (a cura di Bianca Lazzaro)
Editore: Donzelli
Dati: 2016, pp. XXIV-330, 30,00 €
Trovate questi libri tra gli scaffali del Giardino Incartato, libreria per ragazzi in via del Pigneto 303/c, Roma. Oppure, se non siete a Roma potete trovarci su Bookdealer o chiederci di spedire a casa vostra, lo faremo con molto piacere ricorrendo a Libri da asporto.
Re Pepe e il vento magico, “La tacchina” – Letterio di Francia e Fabian Negrin – Donzelli 2015
È dal realismo magico che prendono mossa le fiabe. In un contesto assolutamente schietto, in cui i bisogni primari si sostituiscono facilmente ai legami sentimentali come a quelli di sangue, in un contesto ferino, direi meglio, si muovono personaggi ambigui nella loro limpidezza. Personaggi da cui non ci si può aspettare reazioni guidate dal filo della logica. Personaggi sanguigni. Personaggi che lottano per la propria sopravvivenza, che seguono il proprio istinto, che non sono fedeli, oppure lo sono in maniera inconcepibile e ottusa. Che sfogano nella propria e disarmante semplicità una complessità di reazioni e relazioni senza implicazioni, senza che fiducia, fratellanza, coerenza siano mai risparmiate. Eroici di un eroismo che bada alla terra, agli averi, ai confini e quindi non è più tale, perde e sminuisce la propria definizione.
Questa la realtà, o meglio, questo il realismo.
Re Pepe e il vento magico, “La ricotta bianca” – Letterio di Francia e Fabian Negrin – Donzelli 2015
Dietro le quinte opera la magia che interviene come se fosse scontato che lo facesse. Quindi è piuttosto consueto un figlio serpente. Come è piuttosto consueto guarire da arti mozzati, da violenze inaudite; così come lo è interloquire con i draghi e le draghe, far loro visita, stringere accordi da disattendere e subirne l’ira.
È una magia dai risvolti bislacchi. Ci sono i draghi, lo dicevo, c’è l’ambigua mamma sirena e poi c’è la Madonna, c’è San Giuseppe. Svestiti dai loro panni sacri, contaminati da quella magia piccante e molle che nulla ha a che spartire con gli interventi divini.
Re Pepe e il vento magico, “La figlia del re di Portogallo” – Letterio di Francia e Fabian Negrin – Donzelli 2015
Ci sono protagonisti dai ruoli e nomi ricorrenti, archetipi: Marcavallo su tutti. Essere magico e ributtante, crudele e amatissimo. Per la sua storia, fa da cornice quella all’origine della più celebre e più costumata Biancaneve: La ragazzina che, cedendo alle lusinghe di una donna adulta e senza scrupoli, uccide la propria madre per concertare così il matrimonio del padre con l’astuta madrina.
C’è Prezzemolina, prigioniera in una torre, bellissima fanciulla al pari della sua parente stretta Raperonzolo.
Ci sono poi gli aranceti, gli uliveti. E quelli li ritroviamo sottobraccio l’uno all’altro nel verde intenso e in quello argenteo che tanta parte delle tavole a corredo di Negrin occupano. C’è l’aria che spira dal mare, c’è il peperoncino, c’è il profumo dolce delle zagare, quello più umido delle castagne. Le fontane fresche, colorate di zampilli magici. È una Calabria che trovo familiare, che riconosco, sebbene racconti di 100 anni fa. L’autore è Letterio di Francia, della sua raccolta di fiabe e novelle diceva Calvino “una raccolta piena di curiosi tipi e varianti, d’un’immaginazione carica, colorata, in cui si tramanda la sfaccettatura delle meraviglie”.
Sono fiabe crudeli, io le ho amate. Ne consiglio, vivamente, la lettura a ragazzi dai 12 anni.
Titolo: Re Pepe e il vento magico, Fiabe e novelle calabresi Autori: Letterio di Francia, Fabian Negrin Editore: Donzelli Dati: 2015, pp. XXII-412, 34,00 €
Trovate questi libri tra gli scaffali del Giardino Incartato, libreria per ragazzi in via del Pigneto 303/c, Roma. Oppure, se non siete a Roma potete trovarci su Bookdealer o chiederci di spedire a casa vostra, lo faremo con molto piacere ricorrendo a Libri da asporto.
Fiabe d’inverno, Fiaba del re delle nevi, Tadeusz Kubiak, Zbigniev Rychlichi – Logos, Taschen, 2014
Fiabe da raccontare ad alta voce, d’inverno. Fiabe classiche trasportate dal vento morbido della tradizione orale per riscaldare gli animi, per narrare con voci dal timbro e dall’intensità diverse del Natale di tutto il mondo. Gli immaginari cambiano, il trasporto di grandi e piccini no, si mantiene inalterato sia che ci si trovi tra renne e ghiacci, sia che si miri a colpire una pignatta piena di dolci con sulle spalle solo uno scialle leggero.
Storie antiche, come la poesia “La notte prima di Natale” di Clement C. Moore (1912, ‘T was the Night Before Christmas), e storie più recenti, “Il Cowboy di Natale” di Joan Walsh Anglund (1972), per esempio. Tutte ruotano attorno all’inverno, al Natale, a quei giorni centrali di una stagione densissima a livello simbolico che si barcamena tra il calore intenso delle feste e le insidie del gelo, del freddo.
Fiabe d’inverno, Gli animali amichevoli, Laura Nelson Baker, Nicolas Sidjakov – Logos, Taschen, 2014
Le storie sono splendidamente illustrate da artisti di varia provenienza: americani, ungheresi, messicani, norvegesi, polacchi e russi. Stili diversissimi ma ugualmente portatori di una lingua comune, che segue la traccia universale dell’empatia mettendo in relazione testo e immagini alla maniera classica ma conferendo a questo rapporto una concezione e un gusto moderni. La raccolta, curata da Noel Daniel (e quale nome sarebbe stato meglio?), è concepita e allestita con una grazia e un gusto toccanti: prima ancora di leggerlo il volume è d’impatto, rapisce, invita a sfogliare pagina dopo pagina a farsi condurre nei luoghi più remoti della Terra o in città sognanti, in piccoli villaggi o tra le mura di una stalla, di una casa.
Difficile designare una prediletta tra le tredici senza avere ripensamenti. Per me la più intensa è stata Il cavallino rosso per essere in perfetto equilibrio tra testo e parola, per avere quella giusta lunghezza e quella giusta cadenza narrante che richiede una fiaba invernale da leggere sotto il piumone o davanti al camino. Di un’unica autrice, Elsa Moeschlin, perfetta.
Ma, ed ecco i ripensamenti, Gli animali amichevoli di Laura Nelson Baker e Nicolas Sidjakov, parlano una lingua di carezze e affetto, musicale e classica mentre i loro ritratti ne suggeriscono una calda e contemporanea, da reiterare ancora e ancora.
Fiabe d’inverno, Il cowboy di Natale, JoanWalsh Anglund – Logos, Taschen, 2014
Fiabe d’inverno è entrato a far parte a pieno titolo della libreria della mia bambina, e suggerisco, se potessi con un canto celestiale, di regalarlo anche ai vostri.
Titolo: Fiabe d’inverno; 13 storie di neve e di Natale
Autore: Noel Daniel
Editore: Taschen
Dati: 2014, 320 pp., 29,99 €
Trovate questi libri tra gli scaffali del Giardino Incartato, libreria per ragazzi in via del Pigneto 303/c, Roma. Oppure, se non siete a Roma potete trovarci su Bookdealer o chiederci di spedire a casa vostra, lo faremo con molto piacere ricorrendo a Libri da asporto.
Il contrasto tra quello che raccontano le tavole illustrate e quello che narrano le parole, in questa raccolta di fiabe orientali misconosciuta quale le “Mille e una notte”, è piuttosto forte ed è la chiave di lettura originale di fiabe così spaventosamente classiche (sì, il ‘misconosciuto’ di poco sopra era sciocco e ironico). Proprio il contrasto tra le forme morbide e i colori così pieni delle illustrazioni di Christopher Corr e il lessico altrettanto pieno e senza fronzoli di Nadia Terranova rende la narrazione collettiva, ritmica tra parole e tratto, equilibrata e intensa.
Le mille e una notte, Nadia Terranova, Christopher Corr – 2013, La Nuova Frontiera
Nadia Terranova mostra l’intelligenza autoriale di non edulcorare, rifugge alla tentazione, nella quale molti cadono quando si tratta di raccontare ai bambini, di semplificare, di evitare argomenti scomodi, parole difficili. E racconta ai bambini le delizie dei datteri, il sangue che imbratta mani assassine, amori travolgenti, dubbi laceranti. I protagonisti de Le mille e una notte sono sempre in bilico tra la crudeltà e la compassione, tra la gioia e il dolore, tra la saggezza e la stoltezza e questa provvisorietà le nutre di tensione, colpi di scena, meraviglia e passione.
Nulla si perde di tutto questo, piuttosto le fiabe conquistano, le illustrazioni, in cui il bianco diviene colore e tutto permea di profondità e sostanza, arricchiscono. Il risultato è una raccolta che non può mancare nella libreria dei vostri bambini.
Le mille e una notte, Nadia Terranova, Christopher Corr – 2013, La Nuova Frontiera
Si comincia dalla cornice, si incontra la narratrice e il suo potente aguzzino e ci si immedesima nella sua sorte, si risponde a domande scomode; poi si passa alle fiabe. Ci sono quelle celebri (Alì Babà e i quaranta ladroni) e ci sono quelle meno conosciute (Metà di una bugia); in tutto sono otto, in tutto le leggerete ottanta (come minimo!).
Titolo: Le mille e una notte
Autore: Nadia Terranova
Editore: La Nuova Frontiera Junior
Dati: 2013, 120 pp., 15,00 €
Trovate questi libri tra gli scaffali del Giardino Incartato, libreria per ragazzi in via del Pigneto 303/c, Roma. Oppure, se non siete a Roma potete trovarci su Bookdealer o chiederci di spedire a casa vostra, lo faremo con molto piacere ricorrendo a Libri da asporto.
Leggevo qualche settimana fa un articolo di Nadia Terranova (Con le fate e con i maghi) in cui, grazie al punto di vista di Natalia Ginzburg, si poneva l’accento sulla necessità di non edulcorare le parole rivolte ai bambini e, a maggior ragione, di non zuccherare le fiabe, che per i bambini esistono e ai bambini parlano. Scriveva la Ginzburg nel 1972 […] I bambini sono fragili e perciò li nutriremo con vivande lavate e disinfettate. Li educheremo alla concretezza, avendo isolato nella concretezza ciò che non manda né bagliori né lampi. Li nutriremo con sabbia, accuratamente filtrata e senza batteri (da senza fate e senza maghi).
Ovvio che con quell’articolo sono pienamente d’accordo e altrettanto ovvio come io ritenga che sia necessario nutrire i bambini, esattamente come auspicava la Ginzburg, con pietanze ricche, saporite, speziate, profumate e, perché no?, al sangue. E più ricche, senza raffinazione, integrali nel vero e proprio senso della parola, delle fiabe dei fratelli Grimm è raro trovarne.
Fabian Negrin, Il Principe Cigno (Biancaneve) – 2014, Donzelli
Già nel 2012 Donzelli editore aveva pubblicato una raccolta di fiabe dei Grimm in occasione dei 200 anni dalla pubblicazione delle loro fiabe: Principessa Pel di Topo (e altre 41 fiabe da scoprire) è un volume imperdibile, prezioso: raccoglie 42 fiabe sorprendenti e quantomai autentiche. Fiabe che oggi presentano dagli ingredienti rarissimi in via d’estinzione, la morte per esempio, la fame, le madri crudeli, la rivalità tra fratelli, la malvagità nella sua forma più estrema. Tra queste splendide fiabe, di cui ho parlato qui, c’erano delle tavole illustrate di Fabian Negrin, e rapivano. Ora con Il Principe Cigno – e altre undici fiabe segrete dei fratelli Grimm possiamo godere appieno delle illustrazioni grazie al grande formato e regalare ai nostri bimbi 12 fiabe straordinarie, crudeli, bellissime.
Fabian Negrin, Il Principe Cigno (Urliburlebù) – 2014, Donzelli
Sono fiabe senza scorciatoie, che lasciano senza fiato, talvolta senza parole, perplessi; ma sono fiabe potenti, vere come solo le fiabe possono essere. C’è Biancaneve che ha una madre (non una matrigna) terribile, talmente presa da sé da arrivare ad odiare la propria figlia; ci sono i nani (sette); c’è una bara di cristallo ingombrante, pesantissima che i servitori del principe devono spostare da un punto all’altro del castello affinché egli possa sempre vedere la povera morta. E il finale è sì romantico, fa giustizia, ma è grottesco.
Fabian Negrin, Il Principe Cigno (Giovanni lo sciocco) – 2014, Donzelli
C’è La mano col coltello talmente crudele e spiazzante che a rileggerla e rileggerla non si crede a quanto sanguigni possano essere gli eventi e precari i rapporti umani. C’è Urliburlebù in cui ancora una volta ci si chiede come sia possibile che esseri vanesi e privi di qualsiasi spessore abbiano sempre una buona sorte. Sono queste le fiabe più stranianti, quelle che premiano gli inetti. Disturbano e fanno storcere il naso perché in esse ritroviamo la realtà, che replica, sempre, le parole fiabesche. Questo fanno le fiabe, anche; oltre a tutto il resto.
Fabian Negrin, Il Principe Cigno (La mano col coltello) – 2014, Donzelli
Le illustrazioni di Fabian Negrin parlano e raccontano sostituendo ai tratti caratteristici dell’oralità quelli del racconto per immagini e operano quella magia del raccontare un’intera storia in un’unica immagine che sempre mi affascina e con la quale amo confrontarmi e far cimentare i bambini con cui leggo. Prendiamo per esempio la tavola per La mano col coltello. Una bambina è costretta a recarsi a scavar torba ogni giorno dalla madre e dai tre fratelli maschi che la vessano. Si innamora, ricambiata, di un elfo delle montagne che la aiuta porgendole attraverso la roccia un coltello molto affilato, grazie al quale la bambina riesce a svolgere il lavoro presto e senza fatica. I familiari però lo scoprono e non tollerandolo bussano alla roccia al posto della bambina e una volta afferrato il coltello tagliano la mano all’elfo che, ritenendo la fanciulla colpevole del fatto, non si fa più vedere. Negrin racconta la storia ponendo una fascia di grigio, la roccia, a separare il mondo fatato, generoso e fiducioso degli elfi da quello crudele, maschilista ed egoista degli uomini. L’elfo, scalzo, in contatto diretto con la natura, tende gli occhi e le orecchie alla fanciulla in un atteggiamento di propensione che ne lascia trasparire il candore. Si tende e porge uno strumento che è funzionale ad alleggerire le fatiche della fanciulla quando è nella sua mano e che porge con decisione, dalla punta affilata, senza paura di ferirsi. Dall’altra parte della roccia la fanciulla, sguardo basso, vestita e costretta in pettinature complicate, cinte, fasce e scarponcini, afferra con cautela il coltello, a bocca socchiusa e tesa, timorosa, sebbene lo prenda dal manico, quasi presagisse la funzione finale di quel coltello, la violenza che prenderà il posto dell’amicizia e dell’amore. Questo intendo quando parlo di immagini capaci di raccontare un’intera storia, e Negrin in questa operazione è maestro.
Fabian Negrin, Il Principe Cigno (Il leone e la raganella) – 2014, Donzelli
Per il resto, oltre alle tinte piene e naturali, oltre alle prospettive che si avvicendano e cambiano offrendo visuali differenti, oltre ai richiami ad altri albi, oltre alla rappresentazione della natura fedele e fiabesca, c’è il tratto raffinato e consapevole che è solo dei grandi autori, e che aggiungono le qualità della modernità alle fiabe classiche.
Titolo: Il principe Cigno e altre 11 fiabe segrete
Autore: Fabian Negrin
Editore: Donzelli
Dati: 2014, 60 pp., 19,00 €
Trovate questi libri tra gli scaffali del Giardino Incartato, libreria per ragazzi in via del Pigneto 303/c, Roma. Oppure, se non siete a Roma potete trovarci su Bookdealer o chiederci di spedire a casa vostra, lo faremo con molto piacere ricorrendo a Libri da asporto.
Cenerentola. I racconti delle fate, Carlo Collodi, illustrazioni di Giuliano Ferri- Gallucci 2013
La negazione del lieto fine è l’atto più coraggioso, spietato e affascinante assieme, che Perrault operò nel redigere i suoi Contes de ma mère l’Oye. All’epoca, si era alla fine XVII secolo, i contes erano destinati a un pubblico perlopiù adulto, conditi da spunti violenti e conturbanti, allusioni alla sfera sessuale, portatori di temi molto forti (eclatante il padre incestuoso di Pelle d’asino) che non trovano soluzione o scampo. Dal mondo dell’infanzia prendevano a piene mani la sospensione dell’incredulità, l’attenzione ai movimenti di scena e la tensione associata all’ascolto di avventure pericolose e avvincenti.
(Carlo Collodi, I racconti delle fate, Adelphi con prefazione di Giuseppe Pontiggia)
Cappuccetto Rosso. I racconti delle fate, Carlo Collodi, illustrazioni di Giuliano Ferri- Gallucci 2013
Quando arrivarono in francese tra le mani di Collodi, che ancora non aveva idea di quanto avrebbe dovuto ai racconti per bambini non avendo ancora creato il celebre burattino di legno, suscitarono in lui immediatamente un coinvolgimento passionale proprio per la loro complessità. Collodi si impegnò nella sua opera di traduzione portando da una riva all’altra (dalla corte del Re Sole alla Toscana del Granduca popolare e ricca al contempo) vicende e personaggi complessi e sfaccettati, mai completamente innocenti, mai del tutto colpevoli, nemmeno quando passano a filo sette bambine e poi tornano dormire tranquillamente di fianco alla propria moglie (in fin dei conti che si trattasse di un orco è ben esplicitato!).
E nel dir così, senza esitare, tagliò la gola alle sue sette figliuole. Gustave Dorè, Pollicino. Carlo Collodi, I racconti delle fate – Adelphi, 2002
Collodi tutto questo lo fa dando luogo a racconti delle fate coloriti e ricchi da leggere con molta attenzione, cautela direi a tratti (ma qui il discorso entrerebbe facilmente nel campo della ricezione da parte dei piccoli lettori/ascoltatori e sarebbe troppo lungo affrontarlo), operando con la consapevolezza che nel “voltare” in italiano I racconti delle fate il presupposto fosse quello di rimanere fedele al testo originale in francese “ad ogni modo, qua e là” – dichiara – “mi feci lecite alcune leggerissime varianti, sia di vocabolo, sia di andatura di periodo, sia di modi di dire: e questo ho voluto notare qui in principio, a scanso di commenti, di atti subitanei di stupefazioni e di scrupoli grammaticali o di vocabolario. Peccato confessato, mezzo perdonato: e così sia”.
Barbablù. I racconti delle fate, Carlo Collodi, illustrazioni di Giuliano Ferri- Gallucci 2013
La versione che consiglio oggi, edita da Gallucci, ripropone I racconti delle fate di Collodi (il quale aggiunse al corpus perraultiano anche quattro storie di Madame d’Alulnoy e due di Madame Leprince de Beaumont*) illustrate da Giuliano Ferri. L’edizione, altrettanto fedele all’originale, si distingue subito come destinata a piccoli lettori rispetto a quella ” target=”_blank”>Adelphi, elegante e bellissima con le tavole di Dorè, che è lettura destinata ad adulti pur riportando le medesime storie (!). Le illustrazioni, dai colori brillanti e allegri, sono molto delicate; sognanti alleggeriscono il testo della inesorabile compostezza (e negazione del lieto fine cui accennavo all’inizio) che lo contraddistingue. Curioso il processo di antropomorfismo degli animali che in questo caso si spinge oltre raggiungendo e contaminando il mondo delle fate, non antropomorfe ma dalle sembianze animali. Il linguaggio è complesso, alcune divagazioni assolutamente d’epoca potrebbero distrarre il piccolo ascoltatore (che dovrà avere perlomeno sette anni) ma gli sguardi rapiti e la lettura incantata sono garantiti; peraltro è curioso ravvisare in diversi passaggi tracce di quel che sarà Pinocchio, con sberleffi e sarcasmo, con quelle port-icine, quelle carrozz-ine e stanz-ine e tutte quelle cose piccine che tanto familiari sono alle nostre orecchie bambine.
* Di Madame d’Aulnoy sono La bella dai capelli d’oro, L’uccello turchino, La gatta bianca, La cervia del bosco e di Madame Le Prince de Beaumont Il principe Amato e La Bella e la bestia)
Titolo: I racconti delle fate
Autore: Carlo Collodi, Giuliano Ferri
Editore: Gallucci
Dati: 2013, 375 pp., 18,00 €
Trovate questi libri tra gli scaffali del Giardino Incartato, libreria per ragazzi in via del Pigneto 303/c, Roma. Oppure, se non siete a Roma chiederci di spedire a casa vostra, lo faremo con molto piacere ricorrendo a Libri da asporto.
Sono passati duecento anni dalla pubblicazione delle loro fiabe, le fiabe dei fratelli Grimm, intendo, e a tutt’oggi sono decine, centinaia direi, le forme in cui esse sono state riproposte: dalle più nobili e fedeli, dalle varianti più o meno brillanti, fino alle orride riduzioni, che purtroppo vanno per la maggiore, perché più semplici (laddove questa splendida parola si svuota del suo altissimo valore), perché più veloci, perché banali.
Il signor Dettofatto, di Jacob e Wilhelm Grimm. Principessa Pel di Topo, con 15 tavole originali di Fabian Negrin. A cura di Jack Zipes. Donzelli.
Rare sono però le occasioni di poter leggere quelle fiabe dei Grimm che esulano dai confini del consueto, a meno che non si attinga all’opera completa originale, ma anche in questo caso, e facendo riferimento alla meglio nota tra tutte le edizioni delle fiabe dei fratelli Grimm, la settima del 1857 (Kinder- und Hausmärchen), solo alcune tra quelle selezionate da Jack Zipes sono riconoscibili o familiari: alcune sono state riselezionate dai Grimm durante la loro instancabile opera di scelta filologica, altre modificate perché si adattassero meglio alla tradizione tedesca e perdessero un po’ della loro origine straniera, altre ancora hanno cambiato titolo, altre, invece, sono state del tutto eliminate.
Raperonzolo, di Jacob e Wilhelm Grimm. Principessa Pel di Topo, con 15 tavole originali di Fabian Negrin. A cura di Jack Zipes. Donzelli.
Per questa ragione Principessa Pel di Topo (e altre 41 fiabe da scoprire) è un volume imperdibile, prezioso: raccoglie 42 fiabe dei fratelli Grimm sorprendenti e quantomai autentiche. Fiabe dai personaggi in via d’estinzione, la morte per esempio (processo che riguarda, ahimè, solo il personaggio), la fame, le madri crudeli, la rivalità tra fratelli, la malvagità nella sua forma più estrema.
Gli animali fedeli, di Jacob e Wilhelm Grimm. Principessa Pel di Topo, con 15 tavole originali di Fabian Negrin. A cura di Jack Zipes. Donzelli.
Sono fiabe raccolte tra il 1815 e il 1817 non del tutto adatte ai bambini, molto più affini alla tradizione magico/popolare, la quale però rientra assolutamente nell’ambito del fiabesco e proprio da quel contesto attinge a piene mani per sdrammatizzare la realtà, per renderla, nel contrasto, evidente, per rasserenare. E le illustrazioni, esattamente come in tutte le fiabe che si rispettino, intervengono a sottolinearne proprio la radice comune: sono di Fabian Negrin e sono splendide. Ho individuato un filo rosso tra tutte le tavole e tra le tavole e le fiabe: l’urgenza di rendere tutto il senso di ogni storia con nettezza, velocemente, senza cornici, introduzioni o orpelli. Riflette quest’urgenza l’origine orale di queste fiabe, e risolve quest’urgenza la capacità quantomai straordinaria di Fabian Negrin di raccontare un’intera storia in una sola immagine.
Titolo: Principessa Pel di Topo e altre 41 fiabe da scoprire
Autore: di Jacob e Wilhel Grimm, a cura di Jack Zipes con 15 tavole originali di Fabian Negrin
Editore: Donzelli
Dati: 2012, 200 pp., 23,90 €