L’ultimo Pinocchio di Attilio*, edito da Lapis nella collana Minifiabe nata nel 2017, è destinato a un pubblico di lettori piccolissimi. La cifra di Attilio è certo nelle illustrazioni, come sempre stilizzate, caratterizzate da colori vivaci e pieni, contenuti in contorni demarcati e spessi, in nero; e anche nel testo, essenziale, asciutto e diretto adornato dell’essenziale, privo di aggettivi ridondanti, di indugi superflui. Ma la vera voce di Attilio l’ho ritrovata nella scelta delle avventure da raccontare. Una selezione era certamente necessaria, quella di Attilio ha come cardine Pinocchio che è sempre soggetto cui si rapporta il blocchetto di testo in cui si racconta.

Questo burattino nello spazio di tre pagine nasce, ci si presenta dinoccolato pur senza giunture, un po’ bambino, un po’ burattino, un poco galletto, con tanto di becco, cresta e zampette a quattro dita, sorriso beffardo e bottone sulla giacchetta, pronto a scappare e andare a sbattere contro un carabiniere. In una sola pagina lo conosciamo alla perfezione e già sorridiamo, sebbene in ciascuna delle sue monellerie si riesca, con autoriale disincanto, a conservare il timbro drammatico dell’opera collodiana.
Il volto tondo di Pinocchio si nutre di espressioni fatte di linee, capaci da sole di restituire le emozioni del burattino, talvolta sorridente, spesso pensoso o triste. Al centro perfetto del libro, una tavola doppia, cupa, buia, fatta dei colori della notte, delle sue luci spente, delle sue ombre grigie. È la notte in cui il Gatto e la Volpe lo impiccarono. La tensione drammatica non si risparmia, e Pinocchio sta dinanzi ai nostri occhi inerte, appeso a un ramo, privo di colore, luce, vita. Ma il colore brillante e denso torna nel tempo di girare pagina, Pinocchio sorride, è come al suo solito in movimento dinanzi a una Fata Turchina ritta e composta, serena e rasserenante. Una doppia pagina ricchissima di verdi che, ciascuno per la sua parte, costituiscono un bosco in cui Pinocchio è ai margini, sul punto di attraversarlo, così come ha fatto finora con la sua infanzia, e uscirne grande, riflessivo e saggio. Forse…

Ci sono tanti animali, tutti quelli che era possibile rappresentare, ponte e tramite tra Pinocchio e la parte selvatica dell’infanzia che non vorrebbe mai abbandonare e tra Pinocchio e i bambini che ne leggono le avventure.

La meraviglia, che voglio leggere come dichiarazione di poetica, sta compiuta e dolce nella tavola conclusiva: Pinocchio è finalmente assieme a Geppetto, sul dorso dell’amico Tonno, salvo. Non c’è tempo di considerare metamorfosi magiche, posto su uno sfondo di un bianco candido e perfetto, sorridente, appagato e felice resta il burattino generoso e monello che riconosciamo, amatissimo.
[*del 1981, Pinocchio, di Carlo Collodi e Attilio Cassinelli, Giunti Marzocco; del 1991, C’era una volta… un pezzo di legno…, di Attilio Cassinelli, Giunti Marzocco)


Titolo: Pinocchio. Le mini fiabe di Attilio
Autore: Attilio Cassinelli
Editore: Lapis Edizioni
Dati: 2020, 42 pp., 9,90 €