Hai la mia parola

Con ‘hai la mia parola’ si intendono più cose. È, per cominciare, una dichiarazione di fedeltà, è un giuramento, di quelli che raramente si infrangono, perché solo a dirlo la consapevolezza della serietà dell’impegno è un sigillo. È una dichiarazione d’amore: tu che mi ascolti sai che qualsiasi cosa io dirò lo farò anche per te; se sarai fragile, dirò parole forti, se sarai avventata ne dirò di caute. Io per te. Oppure a parti invertite potrebbe intendersi come se qualsiasi cosa io possa dire è tua, riflette un tuo pensiero.

Infine, se a parlare è una sorella e ad ascoltare è l’altra, e si sostengono e amano a vicenda allora ‘hai la mia parola’ è la frase perfetta per descriverne il legame ed è un titolo altrettanto calzante per un romanzo che sulla parola e la consapevolezza del suo uso si innesta e cresce.

HAI-LA-MIA-PAROLALe due sorelle si chiamano Nera e Mariagabriela, ma di Nera nessuno dice a voce alta il nome, la chiamano la zoppa, la storta, piuttosto. Mariagabriela è bellissima e mite, la vita all’aria aperta però l’ha resa robusta, forte, le sue radici di bambina orfana di madre e figlia di contadini, invece, la rendono socialmente fragile e quindi preda perfetta per i soprusi dei vili. Nera ha imparato a leggere, ciò l’ha resa consapevole e ribelle, capace di usare le parole per difendersi, come una risorsa per sfuggire alle angherie, per salvare, dalla sorte disgraziata cui pare destinata, la sorella.

Ci sono una matrigna crudele e ottusa, un padre debole e manipolabile; c’è la povertà che tutto ammanta di disperazione e limita le scelte. E infine l’amicizia, l’amore, i legami tra i deboli che diventano catene resistentissime capaci di rivalsa. È una fiaba drammatica e perfetta, con la forma del romanzo. Anche i capitoli girano attorno alle parole e da esse si muovono, una parola, un titolo, per ogni lettera dell’alfabeto e tre parti che sembrano andare in direzioni diverse e infine tutte in una convergono, ‘hai la mia parola’, per sempre.

Nera si muove per le terre di un’isola aspra, che è la Sardegna, con un amico fedele e dei compagni animali (una capretta e un gatto) che vivono con essi d’amore e gratitudine; fa delle parole e della sua capacità di narrarle la propria salvezza, dando luogo a una protagonista indomita e fiera, capace di grandi slanci d’amore, di sacrifici, di coraggio.

Un romanzo avventuroso e pieno, capace anche di un finale non scontato.

La Signora Frisby e il segreto di Nihm

Nihm è un acronimo, sta per National Institute of Mental Health. Ma cosa ha a che vedere un dolce e mite topolina di campagna con un segreto di tale importanza?

La signora Brisby vive in un mattone di calcestruzzo, rimasto sepolto nell’orto del Signor Fitzgibbon, assieme ai suoi quattro topolini, dei quali si prende cura da sola da quando è rimasta vedova del suo amatissimo Jonathan. La Primavera è alle porte e con essa si avvicina il periodo dell’aratura, per cui la famiglia Brisby dovrebbe traslocare nella sua residenza estiva, per evitare di finire male tra i ferri dell’aratro. Ma purtroppo il figlio Timothy, si ammala di polmonite. È il più fragile, il più delicato dei quattro. La signora Brisby sa che deve trovare una soluzione e deve farlo in fretta.la signora frisby

Da questa presa di coscienza, che deriva da un’urgenza come in tutti i romanzi che si rispettino, parte un’avventura, che conserva i toni bucolici à la Beatrix Potter per quanto riguarda le descrizioni dettagliate e lievi della natura in cui i protagonisti si muovono, ma al contempo si riempie di mistero e ne intreccia altre nutrite di personaggi ben caratterizzati, di amicizia, d’amore, di coraggio.

Con l’aiuto di un topo ‘druido’ piuttosto intelligente, la vita di Timothy è salva, ma il topolino non può affrontare il viaggio verso la residenza estiva. L’unica è spostare la casa fuori dall’orto. I ratti del roseto possono farlo. Sembrerebbe impossibile, come un manipolo di ratti potrebbe? E invece quei ratti possono far questo e molto molto altro. Il Segreto di Nihm è tutto lì e non si esaurisce tra le pareti di roccia di una tana bellissima, ma si dirama e tocca il passato il presente e il futuro.

copertinaInfine, una parola per il corvo, che fa parte di quei personaggi per nulla brillanti in intelligenza ma senza i quali, senza la loro spontaneità, senza la loro leggerezza, senza la loro generosità, nessun eroe potrebbe mai essere tale.

Questo romanzo di Robert C. O’Brien, edito da Mondadori, si è aggiudicato la Newbery Medal nel 1972, è illustrato in bianco e nero con inserti a pagina piena da Fabio Pia Mancini e tradotto dall’inglese da Davide Morosinotto.

L’ultimo regalo di Natale

Il Monte Rotolo è lassù, molto, molto lontano. Eppure Babbo Natale indossa la giacca sul pigiama, infila gli scarponi e parte. Deve raggiungerlo perché ha scordato sul fondo del sacco il regalo per Beniamino Stamberbugio, che vive lì in una casupola coi suoi genitori che sono molto poveri e non possono comprargliene. E deve farlo senza l’aiuto delle renne, perché sono ormai stremate dopo aver girato attorno al mondo, senza contare che una di loro ha anche il mal di pancia.

L'ultimo regalo di Natale, di John Burningham - 2019, Mondadori
L’ultimo regalo di Natale, di John Burningham – 2019, Mondadori

Nella notte fredda dell’inverno che si colora del rosso che anticipa l’alba, Babbo Natale parte. Sulla sua strada incontra un pilota che si offre di accompagnarlo. Purtroppo una tempesta di neve li costringe ad atterrare ma, in una catena di eventi che alternano i bei momenti del caso a quelli meno belli, addirittura pericolosi, tra jeep, aereoplani, motociclette e corde da scalata, Babbo Natale riesce ad arrivare in tempo ai piedi del letto di Beniamino.

L'ultimo regalo di Natale, di John Burningham - 2019, Mondadori
L’ultimo regalo di Natale, di John Burningham – 2019, Mondadori

La strada del ritorno è altrettanto lunga ma il sorriso di Beniamino, che conclude la storia, vale tutte le disavventure che un viaggio così lungo può comportare. In ogni tavola, specie in quelle a doppia pagina, Babbo Natale appare come un uomo semplice, caparbio e coraggioso, ma privo di quei poteri che gli permettono di consegnare milioni di regali a bambini di ciascun angolo del mondo. I paesaggi appaiono immensi, minacciosi e allo stesso tempo immergono in una realtà magica, appunto, che si nutre della volontà di questo anziano signore determinato a non deludere un bambino.

L'ultimo regalo di Natale, di John Burningham - 2019, Mondadori
L’ultimo regalo di Natale, di John Burningham – 2019, Mondadori

Una storia classica di un grande autore della letteratura per l’infanzia, John Burningham, che consiglio ai bambini che nutrono il proprio quotidiano di magia. A tutti i bambini, quindi.

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Autore: John Burningham (traduzione di Giuditta Capella)
Editore: Mondadori
dati: 2019, 48 pp., 17,00 €

Desperado

Un western, di Ole Könnecke, hiyaa!

Il cowboy protagonista di quest’albo entra nella storia cavalcando nel tramonto. Nell’aria rossastra tinta dal sole si stagliano le sagome dei cactus, mentre il cowboy e il suo destriero avanzano senza tentennamenti sulla linea glabra del deserto.

Desperado, Ole Könnecke - 2019, Beisler
Desperado, Ole Könnecke – 2019, Beisler

A Roy e Desperado basta poco per essere felici: amici con cui giocare, biscotti e succo di frutta con cui fare merenda e qualche carota nel trogolo, se si è un cavallo. Tutto questo assieme, più una maestra molto simpatica e dolce che si chiama Heidi, fa un asilo, va da sé che a Roy piace andare a scuola.

Desperado, Ole Könnecke - 2019, Beisler
Desperado, Ole Könnecke – 2019, Beisler

Una mattina però, Roy si attarda a letto e quando arriva all’asilo, in ritardo, trova tutto in disordine, sottosopra. Soprattutto Heidi è sparita. La spiegazione è semplice, Barbanera, capo dei banditi dal ghigno nero e dal laccetto bianco attorno al collo, vuol sposare Heidi che però non vuol sposare lui, la soluzione, essendo un bandito, è altrettanto semplice, basta rapire la maestra!

I bambini sono attoniti, ma Roy e Desperado non si perdono d’animo e si lanciano all’inseguimento sulle tracce dei banditi. La strada è pericolosa come solo in un deserto roccioso può essere, ma le risorse di cowboy e destriero sono molte e inaspettate. Scopro che se lo desidera un cavallo riesce a scavare con gli zoccoli nemmeno avesse delle unghie da talpa e che i cappelli da dama del West sono carini anche su una testa equina.

Desperado, Ole Könnecke - 2019, Beisler
Desperado, Ole Könnecke – 2019, Beisler

Furbizia, coraggio, amicizia e lealtà sono gli ingredienti perfetti per una storia da Old Wild West. La carta color panna, dalla consistenza porosa, piacevole al tatto, i toni del rosso e dell’arancio e qualche ballata popolare rendono il quadro perfetto, divertente e rocambolesco.

Il cowboy salva la fanciulla e la riporta a casa, lasciando di stucco i banditi, giusto in tempo per cavalcare solitario verso il tramonto (oltre il quale lo aspettano mamma e papà per la cena).

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Autore: Ole Könnecke (trad. di Chiara Belliti)
Editore: Beisler
Dati: 2019, 36 pp., 15,00 €

Beatrice e Vanessa

Per cominciare, Beatrice e Vanessa sono due nomi meravigliosi, talmente tanto da addirsi anche a una pecora e una capra, per continuare, le suddette, venute benissimo nei cammei d’apertura che le incorniciano agresti e bucoliche, godono di personalità complementari che ne fanno un duo armonico ed equilibrato.

Beatrice e Vanessa, di John Yeoman, Quentin Blake - 2019, Edizioni Clichy
Beatrice e Vanessa, di John Yeoman, Quentin Blake – 2019, Edizioni Clichy

Beatrice, la pecora, esita, tentenna, è timorosa, Vanessa, la capra, agisce, afferma, è intraprendente. Entrambe, amiche da sempre, vivono in una fattoria e non sono mai andate oltre lo steccato che la circonda. Chiacchierano, giorno dopo giorno, ma alla lunga, gli argomenti si esauriscono. La soluzione è andare in vacanza! Assaggiare erbe nuove, creare nuove memorie.

Solo non hanno un bagaglio; e Vanessa ne procura prontamente uno: una borsa capiente, una testa di lupo impagliata e un bel mazzo di palloncini. L’essenziale, insomma, per un viaggio, specie se per arrivare alla meta si rivela necessario attraversare una foresta.

Beatrice e Vanessa, di John Yeoman, Quentin Blake - 2019, Edizioni Clichy
Beatrice e Vanessa, di John Yeoman, Quentin Blake – 2019, Edizioni Clichy

Se gli autori (John Yeoman, Quentin Blake) di questa storia semplice e divertente mostrano tra le prime pagine del libro una testa impagliata e dei palloncini è chiaro che questi si riveleranno decisivi nel corso degli eventi, al netto della loro essenziale valenza pratica, assimilabile a quella di uno spazzolino da denti.

Beatrice e Vanessa, di John Yeoman, Quentin Blake - 2019, Edizioni Clichy
Beatrice e Vanessa, di John Yeoman, Quentin Blake – 2019, Edizioni Clichy

E così accade, con Vanessa che trova soluzioni e scampo e Beatrice che, ammirata, si lancia giocoforza all’avventura in una serie di accidenti avventurosi e buffi, durante i quali ci si emoziona e ride, fino alla conclusione rasserenante e poetica.

YEOMANBLAKEBEATRICEVANESSATitolo: Beatrice e Vanessa
Autore: John Yeoman, Quentin Blake (traduzione di Maria Pia Secciani)
Editore: Edizioni Clichy
Dati: 2019, 36 pp., 17,00 €

La mia estate indaco

L’estate concede troppo tempo. Ai pensieri, alla noia, alla notte, al sonno. Ce ne sono alcune, poi, che si frastagliano e sfrangiano in decine di piccole estati, ciascuna con la sua gioia, il suo dolore, la mancanza, la nostalgia, la gioia mai così grande. L’estate concede momenti lunghissimi, dilatati, in cui indugiare. Capita a volte di fermarsi a cercare d’afferrare l’aria morbida e vaporosa, alcolica, che si muove, bollente, sull’asfalto. E, riuscendoci per metà, avere il tempo di riprovare a farlo, senza contare se sia utile o meno.

Per questa ragione, a metà, credo che per Viola sia un momento di passaggio, una soglia, attraversando la quale qualsiasi cosa cambia; per la possibilità, cioè, di indugiare sui dolori, gli affetti, le mancanze, senza riuscire ad afferrarne l’oggettiva portata, il vero senso, senza riuscire a ingoiarli, metabolizzarli, farne passato, vissuto. È il tempo, troppo, che concede l’estate. E poi sono i tredici anni. Che arrivano e danno i brividi e gli mettono fretta, anche a quello più lento.

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Entrambe le cose, il tempo lento, trattato con cura, e le emozioni piene dell’estate, si ritrovano nel tono di Marco Magnone, che consegna alla sua protagonista un timbro di concerto diretto e lieve.

Viola si è appena trasferita in una città nuova, di provincia, ha lasciato i suoi amici e per la prima volta non trascorre le sue vacanze in montagna, coi nonni, amatissimi, in roulotte. La nonna è morta e il nonno non sta per niente bene. Viola subisce gli eventi ma non li accetta e lo mostra apertamente. Meno apertamente ma molto intensamente, gestisce le proprie emozioni, incanalandole con molta energia verso l’amore, gli affetti pieni. Vive nel ricordare spesso a se stessa il giorno in cui ha toccato il fondo, così lo definisce, un momento di esposizione completa allo sguardo e al giudizio altrui che non solo l’ha segnata ma che continua a zavorrarla senza che sembri possibile tagliare la fune e riemergere, respirando a pieni polmoni.

Viola non entra più in acqua, fino a quando qualcuno dagli occhi magnetici e dall’attitudine misteriosa, non libera il suo entusiasmo, la sua scattante energia. Con lui, Viola affronta se stessa, gli altri, un viaggio. Si chiama Indaco e nasconde un segreto che non sembra affatto una bugia.

Ci sono anche le bugie, in questo romanzo realistico di adolescenza piena. E meno male, perché altrimenti non sarebbe stato affatto vero.

978880471545HIG-628x965Titolo: La mia estate indaco
Autore: Marco Magnone
Editore: Mondadori
Dati: 2019, 280 pp., 17,00 €

Il bambino dei baci

Ah, se fossi in grado di leggere a testa in giù, con il maglione che cade fino al petto lasciando scoperto l’ombelico e i piedi scalzi e scomposti a far da puntello!

Potrei leggere Il bambino dei baci per benino, col giusto approccio. A testa in giù, vagheggiando di baci al sapore di fragola o di pasta di uova di merluzzo, di corse sfrenate coi sacchi, di gambe penzoloni sul pontile.

Il bambino dei baci è Ulf; vorrebbe tanto baciare la bambina più bella, Katarina, ma mancando di pratica decide di esercitarsi prima, per non far brutta figura, e quindi chiede aiuto a Berit, meglio e splendidamente detta Armata Rossa per i suoi capelli rossi e per la tendenza a metter tutti al tappeto, che volentieri e di rimando sbaciucchia. Tra un bacio e l’altro, Ulf scopre che Berit è una bambina simpatica e intelligente, che è uno spasso stare assieme a lei e che una volta scoperto quanto sia straordinaria, Katarina perde di colpo tutto il suo fascino. Tzè.

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Che meraviglia la semplicità dei bambini che si incontrano tra queste pagine, che spiano i didietro delle signore nudiste in spiaggia, che masticano fili d’erba per mascherare l’imbarazzo, che nella stessa frase, nell astessa pagina, per ben due volte, sono capaci di essere sprezzanti e premurosi, mostrandosi esattamente per quello che sono.

“È che mi chiedevo una cosa. Com’è baciarsi?”
“Fa un pochino di solletico”, rispose lui dopo un po’. “Adesso però chiudi il becco.”
“Solo un’altra domanda”, dissi. “Di cosa sa?”
“Di gelato alla fragola”, rispose. “Ma ti avverto: ancora una parola e ti do un morso dell’asino che vedi!”

Uno stile immediato che va a braccetto col lessico e si muove con brio, danza di un ballo che immagino salterino, con ballerini dagli occhi ridenti che sono puntini, fessure, limpidi. Che schiacciano mosche e tafani prima di andare a nanna.

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Oppure danzano sulle note di uno dei consigli musicali in coda al libro. Chissà se rispondono al gusto di Ulf Stark o del suo alterego Ulf. Io per un bacio alla fragola sceglierei “Love me tender”.

20180302112732_ULF_stark_ilbambinodeibaci2-2Titolo: Il bambino dei baci
Autore: Ulf Stark, Markus Majaluoma
Editore: Iperborea
Dati: 2018, 64 pp., 9 €

Il mistero della magia del Natale

Il mistero della magia del Natale è un elogio della gentilezza.

In un racconto lungo di Chiara Valantina Segré, corredato dalle vivaci illustrazioni di Morena Forza, si dipanano le avventure di un gruppo di bambini dallo sguardo limpido e dal piglio deciso, che, quando si accorgono che qualcosa incrina la magia del Natale, non esitano a prendere in mano la situazione e porvi rimedio.

Il mistero della magia del Natale di Chiara V. Segrè, Morena Forza - 2016 Edizioni corsare
Il mistero della magia del Natale di Chiara V. Segrè, Morena Forza – 2016 Edizioni corsare

Un elogio della gentilezza, dicevo, perché il fatto è che i protagonisti della magia del Natale (elfi, Babbi Natale, pupazzi di neve, renne…) soffrono di tutte le brutture del nostro contemporaneo. I bambini riescono con consapevolezza ad abbandonare il proposito di risolvere le sconcezze abnormi: la guerra, la miseria. Cose orrende, inavvicinabili per i bambini, fuori dalla loro portata. I gesti gentili del quotidiano invece sì, quelli sono realizzabili, concretamente, e anche piuttosto naturali. E lì agiscono.

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Il mistero della magia del Natale di Chiara V. Segrè, Morena Forza – 2016 Edizioni corsare

Armati di entusiasmo e anche di premura, compiendo gesti di generosità e gioia, i bambini restituiranno il sorriso ai protagonisti del Natale. Seminando gentilezza riusciranno in un compito difficilissimo, anche perché gli adulti, si rivelano incapaci persino di accorgersi di ciò che agli occhi dei bambini è palese, e stupefatti della generosità dei bambini, per la quale dovrebbero invece essere d’esempio.

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Il mistero della magia del Natale di Chiara V. Segrè, Morena Forza – 2016 Edizioni corsare

Il mistero comincia quando i personaggi del calendario dell’avvento iniziano a svanire, a intristirsi. Si risolve con l’intervento di un gruppo di ragazzini e due librai molto, molto speciali.

il-mistero-magia-nataleTitolo: Il mistero della magia del Natale
Autore: Chiara V. Segrè, Morena Forza
Editore: Edizioni corsare
Dati: 2016, 32 pp., 16,00 €

Piccola volpe nel bosco magico

Piccola Volpe nel bosco magico, di Stephanie Graegin - 2018, Terre di Mezzo

Sulle risguardie di questo albo senza parole troneggia uno scaffale ricco di libri e di giocattoli. Pare che si possa sapere tutto di una persona leggendo i titoli dei libri che tiene sullo scaffale più accessibile della casa. Se così fosse, questo scaffale ci racconterebbe di una bambina o di un bambino con la passione per le fiabe, i boschi, le avventure e le leggende misteriose. Per gli unicorni magici ma anche per lo studio di fiori, piante e animali. Questo allo sguardo superficiale, tutto attraverso la lente del blu, di un estraneo curioso.

Piccola Volpe nel bosco magico, di Stephanie Graegin - 2018, Terre di Mezzo
Piccola Volpe nel bosco magico, di Stephanie Graegin – 2018, Terre di Mezzo

In realtà pagina dopo pagina, o meglio alla fine della storia, tornando indietro, ci si accorge che su quello scaffale sta tutta l’avventura, il principio, lo svolgersi della stessa. E poi sulle risguardie finale la sua conclusione.

E l’avventura è quella di una bambina e incomincia tra i banchi di scuola, quando la maestra invita a portare un oggetto prezioso e vecchio. La bambina non ha dubbi: la cosa più preziosa e vecchia che possiede è un pupazzo, una volpacchiotta di pezza, azzurra come tutta l’atmosfera che permea la realtà del suo quotidiano. All’uscita da scuola, però si attarda sull’altalena, al parco, e appoggia la volpacchiotta ai piedi della giostra. Una piccola volpe, stavolta vera, vede il pupazzo e non resiste, lo sgraffigna per poi addentrasi correndo nel bosco. La bambina senza indugio le corre dietro, lasciando il suo zaino, che un altro bambino raccoglie per poi rincorrerla anche lui.piccola volpe nel bosco magico 3

La volpe è di un arancione bruno e stringe quella di pezza azzurra tra le zampe. Man mano che si addentra nel bosco, nelle pagine alcuni dettagli prendono colore. Sono tracce di una realtà diversa, molto diversa da quella azzurra del mondo della bambina e del suo amico. Un cespuglio verde qua, un uccellino rosso di là. Ai piedi di un albero la tana di uno scoiattolo: – Hai visto questa volpe? – chiede la bambina mostrando una foto di lei e del suo pupazzo del cuore. – Di là – , fa segno lo scoiattolo. E l’inseguimento continua, fino all’arrivo in un mondo coloratissimo, soprattutto di verde.

Alla ricerca della piccola volpe, quella vera, che ha preso la piccola volpe, quella di pezza.

Piccola Volpe nel bosco magico, di Stephanie Graegin - 2018, Terre di Mezzo
Piccola Volpe nel bosco magico, di Stephanie Graegin – 2018, Terre di Mezzo

Come dicevo poco su le risguardie finali raccontano anche l’epilogo della storia, che svelo, perché trovo che sia poetica e bella l’idea di incontrarsi e comprendersi. Di mettere a confronto due mondi del tutto diversi e accomunarli l’uno di un elemento dell’altro. Un po’ di blu nel mondo a colori della volpe, un po’ di rosa in quello azzurro della bambina. Un parte rilevante dell’affetto e del passato di ciascuna in regalo all’altra. Uno scambio che lo scaffale ci racconta con grazia. E bellezza.

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CL146x168_11705Titolo: Piccola Volpe nel bosco magico
Autore: Stephanie Graegin
Editore: Terre di Mezzo
Dati: 2018, 36 pp., 12,90€

Trovate questi libri tra gli scaffali del Giardino Incartato, libreria per ragazzi in via del Pigneto 303/c, Roma. Oppure, se non siete a Roma potete trovarci su Bookdealer o chiederci di spedire a casa vostra, lo faremo con molto piacere ricorrendo a Libri da asporto.