Dell’accordo tra l’uomo e la natura resta l’immagine struggente di una casa in rovina sull’altura

La casa sull'atura di Simone Massi, Nino De vita - 2011 Orecchio acerbo
La casa sull’altura di Simone Massi, Nino De vita – 2011 Orecchio acerbo

La casa sull’altura è abbandonata. Da lontano non si direbbe. Poi, a guardar bene, ci si accorge che i campi sono ormai a saggina e gli unici frutti che potrebbero essere raccolti sono i fichi d’india.

Siamo in Sicilia? Potrebbe darsi da come sembra riluca il sole sul tratto in bianco e nero di Simone Massi. Solo certi raggi di sole sono capaci di farlo, come lo farebbero sulla striatura argentea di una lumaca.

Ma la campagna è campagna ovunque, in Sicilia come nelle Marche, in Calabria come in Sardegna, in Italia come in Russia (e non a caso il libro è già stato edito in Russia, cercato e accolto con grande passione). Non dovevo leggere la postfazione di Goffredo Fofi, non dovevo farlo perché adesso non posso fare a meno di condividere il suo punto di vista e di scoprirlo assolutamente in linea con il mio. Cita Pasolini, Silone, cita Levi e Kapuscinski e radica la sua lettura nel principio dell’accordo perduto e tradito tra uomo e natura.

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La casa sull’altura di Simone Massi, Nino De vita – 2011 Orecchio acerbo

La casa dell’altura ha un tetto di legno e di tegole, una stanza, una cucina in cui troneggia la nicchia con la Madonna, luogo del raccoglimento, dei numi tutelari, della preghiera. Il letto con la testata di ferro battuto, le sedie impagliate sistemate dallo scorrere del tempo e dalle folate di vento come se ci fosse un disegno, vicino alla finestra e alla luce. Immagino i bimbi, ginocchia sull’impagliatura, gomiti sul davanzale, occhi alla valle in attesa del ritorno dei genitori.

La casa sull’altura è abbandonata, i proprietari si sono trasferiti in città, ma qualcuno vi trova ancora rifugio e conforto. Gli animali, molti solo di passaggio, alcuni per tutto l’anno, come i ragni, vivono lì. Un giorno arriva di corsa, segnando l’erba del passo veloce, un bambino; e gli animali sperano che sia arrivato per restare. La loro sintonia dura due settimane, poi il bimbo, improvvisamente, così come era arrivato, torna sui suoi passi, per non fare più ritorno.

Le tavole si leggono assieme ma potrebbero raccontare ciascuna la propria storia. Le parole si legano alle illustrazioni e ritmicamente le cantano. Incontrare il siciliano dei versi di De Vita in chiusura, poi, è un ritorno, un ritorno proprio a quei sentimenti universali che in ogni campagna imperano.

La casa sull'atura di Simone Massi, Nino De vita - 2011 Orecchio acerbo
La casa sull’altura di Simone Massi, Nino De vita – 2011 Orecchio acerbo

Ho letto la postfazione.
Avrei dovuto abbandonarmi allo sgomento profondo che mi ha attanagliato lo stomaco dinanzi alla forza struggente della disperazione fanciulla. La disperazione di un bambino è simile solo ad altri due tipi di disperazione: quella dei vecchi e quella degli animali. Gli occhi si riempiono di cose mai o già viste; si riempiono di rimpianti e solitudine, smarrimento e senso di inadeguatezza, e parlano ma in un linguaggio a noi esseri del limbo, in cui la fanciullezza è distante e la vecchiaia altrettanto, assolutamente incomprensibile. Laddove degli animali comprendono, noi piangeremmo; laddove degli animali si entusiasmano, noi avremmo il bisogno di organizzare e dare forma alle cose e ai propositi. Laddove gli animali si lasciano andare al senso (profondo) e distruttivo della disperazione, noi cercheremmo la mediazione e di tutto questo resteremmo feriti, ripiegati su noi stessi, sradicati. Foglie accartocciate sul pavimento ormai in rovina di una vecchia casa di campagna.

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Titolo: La casa sull’altura
Autori: Nino De Vita e Simone Massi (ill.)
Editore: Orecchio acerbo
Dati: 2011, 68 pp., 16,50 €

Trovate questo libro tra gli scaffali del Giardino Incartato, libreria per ragazzi in via del Pigneto 303/c, Roma. 

“Vorrei avere…”

Per parte mia vorrei avere la distratta leggerezza delle ali di una farfalla in un mattino ventoso, ma se non avessi questo desiderio segreto (non più ormai) ne avrei senza dubbio trovato uno da condividere in questo splendido albo illustrato che porta le firme di Giovanna Zoboli, per quanto riguarda il testo, e Simona Mulazzani, per le illustrazioni.

Vorrei avere… è un albo che rapisce, letteralmente, specie per la struggente poesia che avvolge e strega ogni parola, ogni tratto. Anche quando si parla di una certa fame allegra che punge l’orso nel frutteto, anche quando si vorrebbe “il nero della pantera di notte a confonder[ci] nel buio”.

Le illustrazioni, curate in ogni dettaglio, in cui l’acquaforte e l’acquerello rendono perfettamente il connubio intensità/colore, nascondono sorprese e manifestano rinvii colti (quello più esplicito è a Henri Rousseau); il testo è snello e rotondo al contempo, si legge d’un fiato, senza compiacimenti si apre e si chiude nell’arco di un respiro.

Vorrei avere..., di Giovanna Zoboli, Simona Mulazzani - Topipittori
Vorrei avere…, di Giovanna Zoboli, Simona Mulazzani – Topipittori

Sembra di essere a teatro: gli animali sono in scena nella loro naturale perfezione fatta d’istinto e sensazioni. I colori sono sempre pieni e l’alternarsi di questa pienezza conferisce a ogni quadro un movimento che è visivo e morbido.

I bambini trovano in questo genere di arte la loro più naturale espressione: quando si parla senza orpelli, quando si riserva loro un lessico che è completo e chiaro nella sua elegante complessità non c’è dubbio che essi colgano il senso (non il messaggio) prima e meglio degli adulti. Non il messaggio perché trovarne uno è passatempo e cruccio dei grandi, ai bambini non interessa, i bambini sorridono delle corna del cervo divenute foresta di pensieri (“vorrei avere la foresta di pensieri del cervo quando ascolta il bosco”) e contano divertiti i luminosi uccelli e le altre creature che proprio tra quei rami/pensieri/palchi trovano casa e cibo.

Vorrei avere..., di Giovanna Zoboli, Simona Mulazzani - Topipittori
Vorrei avere…, di Giovanna Zoboli, Simona Mulazzani – Topipittori

Un “contenuto speciale” in coda all’albo: gli sketches in bianco e nero raccontano nell’arco di due pagine la storia delle illustrazioni: come nascono, come crescono, acquisiscono dettagli, ne tralasciano qualcuno, cambiano prospettiva. Personalmente mi colpisce la splendida evoluzione del quadro del cane e della sua malinconia; trovo assolutamente geniale, specie ora che scopro la prima intenzione, il rapporto prospettico e quello grande/piccolo che sottolineano l’umore malinconico degli occhi dell’animale in relazione agli arredi della stanza, giochi di bimbi, e alla stanza stessa ingombra della struggente dolcezza del momento.

La quarta di copertina è, infine, manifesto e senso di quanto sia importante restituire al lettore il proprio gusto e la propria autonomia. Niente suggerimenti, niente sussurri ammiccanti, solo un verso che è reale espressione di ciò che ritroveremo nel libro: “Vorrei avere… il collo ascensore della giraffa in una casa d’aria”.

Quando ho scritto questa recensione era il 2010, l’albo era uscito da pochissimo tempo e aveva una copertina diversa. Nel 2021 ha cambiato copertina, ora all’azzurro dilatato di un cielo nella savana si sostituisce quello rosato e languido di una notte di luna piena nella giungla. La poesia, quella, è sempre la stessa. Lo trovate negli scaffali del Giardino Incartato.

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vorreiavere_cop_topipittori1Titolo: Vorrei avere…
Autore: Giovanna Zoboli, Simona Mulazzani
Editore: Topipittori
Dati: 2010, 32 pp., 16,00 €

Le bugie hanno zampe corte o cappelli appuntiti

Jon Klassen - Voglio il mio cappello
Jon Klassen – Voglio il mio cappello – Zoolibri

Pungente questo albo illustrato e raccontato da Jon Klassen, pungente e molto, molto divertente. Divertente da risate larghe e mani sui pancini. Pungente per la sua spiazzante inclemenza.

Voglio il mio cappello!, l’orso non ci sta ad averlo smarrito, d’altra parte, per quanto vi è affezionato doveva essere proprio un bel cappello, e poi, anche se così non fosse si tratta comunque del suo cappello! L’orso chiede in giro, è determinato e gentile: chiede alla ranocchia, chiede alla volpe… nulla. Quando incontra un coniglio dalle risposte agitate (rosse) e iperinformative, si insinua nel lettore il sospetto e il fatto che il coniglio indossi un cappello (anch’esso rosso) non depone a suo favore e ne fa il principale indiziato; ma l’orso ingenuamente passa oltre e continua la paziente ricerca; fino a quando non incontra un cervo che gli pone una domanda interessante la quale gli fa tornare alla mente qualcosa…

Jon Klassen - Voglio il mio cappello - Zoolibri
Jon Klassen – Voglio il mio cappello – Zoolibri

L’orso fino a questo primo climax ha dimostrato pazienza, determinazione, capacità di chiedere aiuto e di trovare delle soluzioni. Cosa avverrà dopo l’illuminazione? Beh, quel che voglio dirvi è che ciò che avverrà è assolutamente divertente, elegantemente umoristico. Forse ho rovinato fin troppo una ben costruita suspense  ma vi divertirà, e molto, leggere questo albo ai vostri bambini o leggerlo con loro (Zoolibri, la casa editrice di Reggio Emilia che lo pubblica, ne consiglia la lettura dai 5 anni) perché è raffinato in tutto anche nella gestione dei tempi, delle scene, soprattutto nel lessico, assolutamente adatto a rendere viva e vivace la storia.

Jon Klassen - Voglio il mio cappello - Zoolibri
Jon Klassen – Voglio il mio cappello – Zoolibri

Sui toni del bruno, grigio e dell’ocra spicca il rosso che è solo del cappello. Le illustrazioni nella loro raffinata sobrietà colpiscono e divertono per l’espressività dei protagonisti, resa in maniera realistica e straordinaria.

Ho trovato il booktrailer in rete, è in inglese ma gli sguardi sono un linguaggio universale. Oltre al blog dell’autore, peraltro, potete fare una capatina qui: scoprirete che c’è qualcun altro alle prese con un cappello.

copertina voglio il mio cappelloTitolo: Voglio il mio cappello!
Autore: Jon Klassen
Editore:  Zoolibri
Dati: 2012, 40 pp., 15,00 €
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Questo cappello mi calza a pennello!

Questo non è il mio cappello, Jon Klassen

Questo non è il mio cappello - Jon Klassen - Zoolibri 2013
Questo non è il mio cappello – Jon Klassen – Zoolibri 2013

È un vero e proprio thriller questo secondo appuntamento con la trilogia dei cappelli di Jon Klassen. Un pesciolino reo confesso ruba il cappello (un piccolo cappello) a un grande pesce addormentato. Lui lo sa che non si dovrebbe fare, rubare un cappello, rubare in genere, però è un fatto che il cappello rubato gli calza a pennello mentre al pesce legittimo proprietario stava evidentemente piccolo.

Questo non è il mio cappello - Jon Klassen - Zoolibri 2013
Questo non è il mio cappello – Jon Klassen – Zoolibri 2013

Il pesciolino nuota velocemente in cerca di un riparo, di un luogo sicuro in cui scampare sostanzialmente alla propria coscienza, giacché il ladruncolo è convinto di aver compiuto il furto perfetto, che il pescione sia tonto quanto grosso e non si accorgerà di nulla, che il pescione non lo troverà mai e che il granchietto che l’ha visto fuggir via con il cappello in testa gli farà da palo. Però… ebbene il ‘però’ non posso svelarlo altrimenti che thriller sarebbe? Quello che posso certamente aggiungere è che questo albo è elegante e arguto tanto quanto lo era “Voglio il mio cappello!”, che le illustrazioni attuano un gioco di sguardi esilarante ed esso stesso narrativo, che questo albo non può assolutamente mancare nella libreria dei vostri bimbi.

La casa editrice che lo pubblica, Zoolibri, lo consiglia dai 5 anni, io credo sia adatto anche a partire dai 3.

Per giocare con il pesciolino e il cappello che non è suo la Walker Books ha realizzato due semplici schede che trovate qui

questo-non-e-il-mio-cappelloTitolo: Questo non è il mio cappello
Autore: Jon Klassen
Editore: Zoolibri
Dati: 2013, 40 pp., 15,00 €

Lo trovi tra gli scaffali del Giardino Incartato

Bimbi solitari che parlano agli animali

E l’eternità cominciava a mezzogiorno, nel caldo che luccicava, quando ce ne stavamo l’una accanto all’altro e io gli spiegavo sottovoce le parole che avevo imparato a scuola la mattina. Tu sei un gatto impertinente, gli sussurrai una volta, e io una bambina impertinente, e la verità è che siamo stregati, noi due, e vivremo settantasette vite.

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Jutta Richter

Ho incontrato Jutta Richter (tra le più note autrici tedesche per l’infanzia degli ultimi dieci anni) in occasione dell’uscita de Il Gatto Venerdì (Beisler editore). In quella circostanza ha risposto per me ad alcune domande.

D: Quando la storia de Il Gatto Venerdì ancora muove i suoi primi passi ci si trova posti di fronte ad una delle più oscure verità della nostra esistenza: “Essere vittima vuol dire farsi del male”. È un concetto complesso che Lei riporta quasi con leggerezza. Chiaramente sono scelte consapevoli: come si accosta a temi di questa profondità e qual è il processo che riesce a semplificarli e renderli così diretti e naturali?
R: Questo processo è molto semplice: cerco di mettermi nei panni di un bambino e di ricordare come mi sentivo e come pensavo io stessa da bambina.
Quando scrivo mi infilo nella protagonista e immagino di pungermi con una spilla. Sono solo gli esempi che riescono, in un bambino, a far intuire che la sofferenza che non ha senso fa di lui una vittima. Un’affermazione del genere è difficile/problematica solo per gli adulti.
Il dono più grande che io ho come autrice è quello di ricordare benissimo la mia infanzia e posso trattare questi argomenti potendo godere della mia intuizione infantile. Non ricorro al pensiero filosofico o analitico, perché sono convinta che le cose profonde, cosi dette “complicate” sono invece semplicissime.

D: I protagonisti dei suoi libri sono spesso soli o isolati o ancora, e forse meglio, indipendenti da un gruppo, ma stringono indissolubili e profondi legami d’amicizia con gli animali. Animali che sono essi stessi capaci di spiegare, risolvere, tremare, amare. Qual è il suo personale rapporto con gli animali e cosa La induce a sceglierli come effettivi protagonisti delle sue storie?
R: Io vivo con gli animali e sono cresciuta con gli animali. Hanno un ruolo importante nella mia vita. Perlopiù il genere della Fiaba mi permette di usare animali parlanti per semplificare la storia che altrimenti potrebbe risultare veramente complicata.

D: La bambina protagonista immagina di ritrovare in un gatto spelacchiato e randagio il supporto e l’appoggio che in casa le mancano. È una via d’uscita cui molti bambini solitari ricorrono ed una splendida scelta narrativa: come nascono le Sue storie?
R: Mi interessano i bambini solitari ed emarginati perché ciò riflette il mio carattere da bambina solitaria. Anch’io parlavo con gli animali. E del resto non so esattamente neanche io come nascono le mie storie. È un dono oppure l’intuizione di cui parlavo prima: all’improvviso trovo nella mia testa una frase e mi accorgo che era sempre stata lì: “Nella nostra strada c’era un gatto, un vecchio gatto bianco.” È la prima frase, il filo rosso, che guida e determina tutta la storia.
Sono convinta che un autore non possa interpretare le sue storie, ma le storie buone permettono infinite interpretazioni.

D: Sta lavorando ad un nuovo progetto?
R: Non parlo mai dei miei progetti, perché una storia che è stata raccontata troppe volte non può essere più scritta.

31zx-gz1wllTitolo: Il gatto venerdì
Autore: Jutta Richter
Illustratore: Susanne Berner Rotrau
Dati: 2006, 50 pp., ill., € 8,90

Trovate tutti i libri di Jutta tra gli scaffali del Giardino Incartato, libreria per ragazzi in via del Pigneto 303/c, Roma. Oppure, se non siete a Roma potete trovarci scriverci (ilgiardinoincartato@gmail.com) e chiederci di spedire a casa vostra, lo faremo con molto piacere ricorrendo a Libri da asporto.

gli altri articoli sui libri di questa autrice

La voce del Branco. Gli eredi

Mi chiedo se nell’immaginario di un ragazzo ci possa essere qualcosa di più attrattivo del trasformarsi in un lupo mannaro, del poter dare libero sfogo alla parte ferina di sé, allentando il controllo, lasciandosi dietro alle zampe formalismi e consuetudini.

Scrivere un altro libro con protagonisti i mannari, però, è impresa ardua. L’immaginario è colmo, rimane attrattivo, ma è colmo.

E invece La voce del branco si alza sonora grazie a Gaia Guasti che intreccia di felci, paura e libertà una trama originale che alla propria base ha la naturalezza del prendere gli eventi, anche quelli più complicati da metabolizzare, perché travalicano la sfera della realtà consueta, anche quelli che si complicano di mistero e tempo, anni, decenni.

Mila, Ludo e Tristan ogni anno si danno appuntamento alla Sorgente dei Lupi per festeggiare assieme i loro compleanni. Vivono tra le montagne e sono diversissimi tra loro, per carattere, per contesto familiare; ma un legame d’amicizia li lega profondamente, talmente tanto nel profondo che non meraviglia il loro agire di concerto, anche nei momenti in cui sembra ci si allontani, ci si perda.

Uno dei 15 novembre di festa, l’ultimo, accade qualcosa di inatteso, feroce: tutti e tre i ragazzi vengono attaccati da altrettanti lupi.

Li avevamo conosciuti quei tre lupi, giusto il tempo breve in cui hanno continuato ad esserlo, e sappiamo della presenza di una quarta lupa, per la quale è complesso non provare empatia, sebbene si intuisca che sarà proprio lei il nodo che non lascerà scorrere dolcemente il pettine dei loro fantastici destini.

Parallelamente al turbinio di sensazioni ed eventi che investe i tre protagonisti, nel bosco accadono delitti efferati che sembrano condurre in un’unica, plausibile, direzione. Eppure, i lupi ci insegnano che è bene sempre avere sotto naso più piste. Per non ritrovarsi senza vie di fuga.

Gaia Guasti fa proprio un lessico, quello del fantastico, thriller, horror, che non le è consueto ma le si addice. Ne consegue una lettura molto piacevole e serrata, immersa nel sottobosco, che del sottobosco restituisce tutti gli odori e mette in febbrile attesa della prossima avventura.

voce del branco.jpgTitolo: La voce del branco
Autore: Gaia Guasti (traduzione di Gaia Guasti e Sara Saorin)
Editore: Camelozampa
Dati: 2019, 232 pp., 15,90 €

Trovate questo libro tra gli scaffali del Giardino Incartato, libreria per ragazzi in via del Pigneto 303/c, Roma.

The Lady Who loved Animals

C’era una volta una signora che amava gli animali. Il piccolo albo inglese scritto e illustrato da Pam Adams, classe 1919, dal formato quadrato, comincia proprio così, con
un C’era una volta.
E questa signora dall’aspetto molto inglese, naso appuntito, completo viola con gonna a pieghe, capello vaporoso trattenuto da una crocchia fissata alta, calza dall’improbabile tono e scarpa dal mezzo tacco stringata, amava gli animali, moltissimo e di tutte le specie, diciamo che potremmo affermare con una certa sicurezza che questa signora non si formalizzava molto, le piacevano proprio in tutte le salse.

The Lady Who loved Animals, di e illustrato da Pam Adams - 1990, Child’s Play (International) Ltd., Londra, UK
The Lady Who loved Animals, di e illustrato da Pam Adams – 1990, Child’s Play (International) Ltd., Londra, UK

Condivideva la sua casa, dalle tappezzerie e la moquette di quel punto di rosa so british assolutamente irreplicabile, con una famiglia di gatti, due cani, un pappagallo e due canarini o volatili affini, due pesci rossi. Il suo motto era incorniciato, ricamato probabilmente a punto croce, e appeso su quel rosa della parete del salotto accanto alla sua poltrona rigorosamente a fiori: mangia, bevi e sii felice. Quando la incontriamo, la signora è in procinto di partire, tutto è a posto, manca solo il lavoro a maglia da infilare nella borsa all’ultimo momento, ma prima offrire l’ultimo pasto a tutti i suoi amati animali!

The Lady Who loved Animals, di e illustrato da Pam Adams - 1990, Child’s Play (International) Ltd., Londra, UK
The Lady Who loved Animals, di e illustrato da Pam Adams – 1990, Child’s Play (International) Ltd., Londra, UK

La signora che amava gli animali si reca in campagna a trovare un’amica. Il viaggio sarà interminabile e articolato: un lungo tratto in treno, dove potrà sferruzzare un po’ per ingannare il tempo e ammirare la dolce campagna inglese dal finestrino, che offre subito
uno spettacolo unico: un’allegra e salterina famiglia di conigli! Tra lo sgomento dei passeggeri la signora che amava gli animali si lascia sfuggire un laconico Rabbit pie!.

The Lady Who loved Animals, di e illustrato da Pam Adams - 1990, Child’s Play (International) Ltd., Londra, UK
The Lady Who loved Animals, di e illustrato da Pam Adams – 1990, Child’s Play (International) Ltd., Londra, UK

Qualcosa non quadra… sembrava veramente intenerita dalla bucolica visione! Il viaggio prosegue. Più avanti ha previsto di fermarsi, si suppone qualche giorno a causa del cambio d’abito, a fare due passi sulla spiaggia nei pressi delle bianche scogliere di Dover e poi via in corriera attraverso la campagna inglese! Le sorprese non sono certo finite, tra la commossa eccitazione alla vista del granchio che già pensa in insalata e qualche pezzo di pane condiviso con le anatre che già vede paffutelle servite all’arancia, costolette di agnello con piselli e funghi e piccoli maialini grassottelli che si augura affamatissimi per salsicce succulente, il dubbio è più che confermato: alla signora inglese
gli animali piacciono molto sì, ma in salmì! Chi ha capito tutto è il bue che, come se le avesse letto nel pensiero un roast beef, cucinato all’inglese appunto, la accoglie con occhi
rossi e sguardo truce che sembra voler dire giù le mani dal filetto! Il viaggio è talmente lungo che nel mentre le stagioni sembrano cambiare, ma, per fortuna, la signora inglese non si fa sorprendere neppure da questo, in valigia ha un completo, e un cappello, per ogni occasione: dalla piccola volpe arrotolata al collo del cappotto da viaggio, all’abito alla marinaretta per la pausa marittima alle scogliere, al completo in maglia, di un accattivante color avio da indossare con collana di perle e l’immancabile cappello fuxia, con nastro in tinta e applicazioni di fiori assortiti che fa subito campagna.

The Lady Who loved Animals, di e illustrato da Pam Adams - 1990, Child’s Play (International) Ltd., Londra, UK
The Lady Who loved Animals, di e illustrato da Pam Adams – 1990, Child’s Play (International) Ltd., Londra, UK

Ed è così che arriverà munita di ombrello dalla sua amica perfettamente e indiscutibilmente british.
Perfetta! Viso un po’ allungato e mento prominente, capello biondo liscissimo diviso perfettamente al centro a mo’ di tendina, cappello e completo rosa intenso con giacca di uno sfavillante giallo in composeè con le scarpe. La vera protagonista di tutto questo è Pam Adams, che nel 1981 offre a bambini chiaramente piccoli, da scuola dell’infanzia, un
divertentissimo quanto politicamente scorretto albo illustrato. La fine è degna della fiaba
più paurosa ma anche di quel chi la fa l’aspetti più umoristico e paradossale. Il sindaco ha allertato, manifesti sono sparsi per la città e anche nel bosco, la popolazione avvisata: è scappato un leone.
E si sa, non che siano il suo piatto preferito gli umani ma quando si ha una gran fame tutto fa brodo!

The Lady Who loved Animals, di e illustrato da Pam Adams - 1990, Child’s Play (International) Ltd., Londra, UK
The Lady Who loved Animals, di e illustrato da Pam Adams – 1990, Child’s Play (International) Ltd., Londra, UK

La storia va oltre e termina in quarta di copertina quando il leone dall’espressione felicemente soddisfatta posa circondato da una corona di lillà, il nastro del cappello, rosa intenso, della signora che amava gli animali ancora tra le fauci rilascia l’ultimo fiorellino che lo ornava in attesa di un sonoro burp! La signora che amava gli animali è stata finalmente ricambiata!

The Lady Who loved Animals, di e illustrato da Pam Adams - 1990, Child’s Play (International) Ltd., Londra, UK
The Lady Who loved Animals, di e illustrato da Pam Adams – 1990, Child’s Play (International) Ltd., Londra, UK

Letteratura col sorriso! Il libro è parte del patrimonio di circa 900 albi illustrati internazionali del Fondo Sergio Silva Libri Illustrati di Parma, una collezione ricchissima di grande valore storico e artistico che rappresenta la migliore produzione internazionale del libro per l’infanzia. Albi che hanno partecipato nel decennio 1973-1983 al Graphic Prize della Mostra Internazionale dell’ Illustrazione della Bologna Children’s Book Fair dove Silva fu giurato, gentilmente donato dalla famiglia alla biblioteca scolastica La Baia del Re dell’Istituto comprensivo Salvo d’Acquisto di Parma dove si trova attualmente.IMG-4715

IMG-4705Titolo: The Lady Who loved Animals
Autore: di e illustrato da Pam Adams
Editore: Child’s Play (International) Ltd., Londra, UK
Dati: 1990, 32 pp, lingua inglese

Migrazioni. Gli incredibili viaggi degli animali

Migrazioni gode dell’innegabile fascino dei libri a carattere naturalistico che intrecciano a informazioni scientificamente attendibili  una narrazione che trova proprio nell’aderenza alla realtà la sua poesia.

Migrazioni, di Mike Unwin, Jenni Desmond - 2019, Editoriale scienza
Migrazioni, di Mike Unwin, Jenni Desmond – 2019, Editoriale scienza

In copertina si staglia un uccello, simbolo degli animali migranti per eccellenza. Ad ali spiegate e ferme plana tra la pioggia, sotto di lui il mare. Ma all’interno, doppia pagina dopo doppia pagina, le migrazioni sono di tutte le specie: terrestri, marine, volanti. Rettili, insetti, mammiferi, pesci.

Le splendide illustrazioni di Jenni Desmond, (vincitrice del premio New York Times Best Illustrated Children’s Book Award) occupano tutta la superficie, restituendo perfettamente, con un sapiente e raffinato uso delle prospettive e degli spazi, il senso dell’andare, dello spostarsi, del muoversi da un luogo a un altro, non nel momento della partenza o dell’arrivo, che probabilmente sarebbero stati più semplici da rendere per le due forti spinte emotive, l’entusiasmo della partenza e la soddisfazione dell’arrivo, ma nel durante. Quel lungo arco di tempo fatto di un impasto di fatica, fame, resistenza che effettivamente è il fulcro e il senso della migrazione.

Migrazioni, di Mike Unwin, Jenni Desmond - 2019, Editoriale scienza
Migrazioni, di Mike Unwin, Jenni Desmond – 2019, Editoriale scienza

Scopriamo, grazie al lessico semplice e accurato di Mike Unwin, che ci sono migratori che lo fanno a passo di danza (la gru americana), c’è chi marcia sul ghiaccio in fila indiana (i pinguini imperatore), chi in grandi stormi che paiono nuvole soffici e colorate di bruno e nero, come le farfalle monarca, o in grandi onde rosso corallo, invadendo strade e sentieri, come i granchi rossi dell’Isola di Natale.

Durante il viaggio, ciascuno di loro deve confrontarsi col clima avverso e sfuggire agli attacchi di famelici predatori. È faticoso, estremamente rischioso, ma se restassero dove sono non potrebbero sopravvivere.

Migrazioni, di Mike Unwin, Jenni Desmond - 2019, Editoriale scienza
Migrazioni, di Mike Unwin, Jenni Desmond – 2019, Editoriale scienza

Tra tutti, a compiere il viaggio più lungo è la sterna artica: questo straordinario uccello, leggerissimo, viaggia da Polo a Polo, percorrendo fino a 77.000 chilometri l’anno. Sono numeri difficili da immaginare, eppure l’istinto di sopravvivenza è un motore fortissimo. E per fortuna.

Sono certa che, dopo aver letto questo libro, alzando lo sguardo verso il cielo, guarderemo con occhi diversi gli stormi a “V” delle oche selvatiche migranti, la loro forza, il loro coraggio.

copertinaTitolo: Migrazioni
Autore: Mike Unwin, Jenni Desmond, traduzione Lucia Feoli
Editore: Editoriale scienza
Dati: 2019, 48 pp., 16,90 €

 

Il bimboleone e altri bambini

Belli questi Tantibambini, per citare Munari; sono tanti e diversi, sono vitali, imperfetti, unici, si muovono sulla pagina nel pieno delle loro peculiari identità, di una pienezza che è sfumata al contempo, che arriva e poi sfugge, che gioca in armonia con la pagina e con il lettore, che non fatica a riconoscersi in un bimbo o in quell’altro ma anche in questo qui. Proprio questo qui.

Il Bimboleone e altri bambini, di Gabriele Clima, Giacomo Agnello Modica - 2019, Edizioni Corsare
Il Bimboleone e altri bambini, di Gabriele Clima, Giacomo Agnello Modica – 2019, Edizioni Corsare

Ci sono il bimboGATTO e a seguire un bimboPESCE. Non sono in relazione ma sembrano comunque connessi, così come il bimboTARTARUGA e il bimboLEPRE lo sono altrettanto per essere tra di loro esattamente opposti.

Il Bimboleone e altri bambini, di Gabriele Clima, Giacomo Agnello Modica - 2019, Edizioni Corsare
Il Bimboleone e altri bambini, di Gabriele Clima, Giacomo Agnello Modica – 2019, Edizioni Corsare

Le illustrazioni di Giacomo Agnello Modica ricordano quelle di Norman Rockwell, altrettanto plastici, altrettanto scanzonati, altrettanto coloriti i suoi bambini: gote tonde e rosse, occhi dalle ciglia da cerbiatto, capelli che rubano la scena con bionde, brune, rosse cotonature, ciuffi, trecce, sbuffi.

Il Bimboleone e altri bambini, di Gabriele Clima, Giacomo Agnello Modica - 2019, Edizioni Corsare
Il Bimboleone e altri bambini, di Gabriele Clima, Giacomo Agnello Modica – 2019, Edizioni Corsare

Distanti dagli adulti, che come in alcuni dei cartoni animati di Hanna e Barbera degli anni ’40, sono semplici comparse accessoriali, al massimo entrano in scena per mezzo di un paio di piedi, una figura fino all’ombelico, e compaiono nella loro interezza solo quando cambia radicalmente la prospettiva e si arriva alla domanda conclusiva, quella che tutti i bambini lettori si aspettano e alla quale tutti, tranne forse il bimboPESCE e il bimboRICCIO, non vedono l’ora di dare una risposta

E tu?
Tu, dimmi un po’…
Che bimbo sei?

Fino a questo momento la prospettiva è solo dei bambini, che ammiccano al loro se stesso animale, d’istinto, di vicinanza, di cura; attraverso il loro sguardo tutto il resto è reso genuinamente dalla matita e dagli acquerelli, e il punto di vista degli adulti non entra, oppure lo fa silenziosamente accogliendo i consigli di Gabriele Clima che sa che

Per far contento un bimbo leone devi…
lasciarlo ruggire, solo un pochino.
Poi sarà lui a farti le fusa.

60275487_2149017265389340_6105942867698515968_nTitolo: Il Bimboleone e altri bambini
Autore: Gabriele Clima, Giacomo Agnello Modica
Editore. Edizioni Corsare
Dati: 2019, 18,00 €, 32 pp.