Cosa ci raccontano le stelle? E con quali parole lo fanno? Ci mettiamo in ascolto, attraverso le nuove pubblicazioni su Margherita Hack, proponendo libri a scaffale da qualche anno e un’intervista che, realizzata da chi scrive molti anni fa, è un’occasione preziosa per incontrarla ancora.
Di Margherita Hack, la cosa che rimane più impressa nella memoria è il sorriso. Un sorriso aperto,
sfacciato e sornione allo stesso tempo. Tradisce sincerità, schiettezza. Arriva immediato, limpido.
Il sorriso di Margherita Hack è accogliente. E traduce in gesto una sua attitudine che manifestava in tutte i contesti in cui si muoveva: quello da scienziata, da astrofisica, quello da attivista, per i diritti civili e i diritti degli animali, quello da divulgatrice.
Tutte queste qualità assieme si ritrovano nei libri che ha scritto e che parlano di lei, e si alternano a
domande buffe, irriverenti, svelando misteri all’apparenza incomprensibili, curiosità da sgranar gli occhi; suggerendo un’abitudine, quella alla curiosità, che tutto tiene assieme e tutto nutre.
Nata in via delle cento stelle a Firenze il 12 giugno del 1922 il suo sembrava un destino già scritto. Ma il destino poco ha a che fare con l’impegno e il merito, che la portarono a realizzare i suoi sogni. Federico Taddia, che tanto a lungo ha lavorato con lei nell’opera di divulgazione nell’universo luminosissimo dell’infanzia, ne racconta la storia popolata, come recita il sottotitolo, di gatti, biciclette e parolacce. Il giornalista percorre tutta la vita della scienziata, sin dall’infanzia, passando per gli studi, le passioni, il matrimonio e indugiando nella straordinaria capacità di condivisione; illustrato dalle illustrazioni un po’ reali un po’ fantastiche di Marianna Balducci, che popola foto originali di esseri e cose meravigliose (Nata in via delle cento stelle, di Federico Taddia, Mondadori 2022).
Queste le domande che ho avuto la fortuna di rivolgere a Margherita Hack in occasione del Festival della Letteratura a Mantova nel 2010 per la pubblicazione di Perché le stelle non ci cadono in testa? E tante altre domande sull’astronomia (Margherita Hack, Federico Taddia, Editoriale Scienza, 2010)
D: Lei ha scritto un libro di scienza destinato a piccoli lettori. Ci racconta quali fossero le sue letture da bambina? Ha mai ascoltato qualche fiaba sulle stelle o “scientifica”?
R: Da bambina leggevo Pinocchio, che è il libro su cui ho imparato a leggere, poi parecchi libri di
novelle e una serie di racconti su avventure di animali, che amavo (e amo) molto, e quando ero un po’ più grande ero appassionata di libri di avventure, dopo Tarzan, quelli di Salgari, Verne e molti altri generalmente ambientati fra selvaggi antropofagi.
D: Professoressa Hack, Lei ha una bella età e trasmette molta felicità e molto brio; qual è il consiglio che si sentirebbe di dare a un bambino se Le chiedesse la ricetta per essere felici?
R: Non lo so, dipenderà dal mio DNA; son di carattere ottimista, forse dipenderà dall’avere avuto
un’infanzia felice e libera, un compagno con cui ci siamo sempre capiti bene (ormai da più di 67 anni) dal non desiderare quello che sai che è impossibile avere, dall’avere ideali di libertà e giustizia.
D: Nell’ultimo secolo la fisica ha scoperto e spiegato cose inimmaginabili. È possibile che un giorno si venga a conoscenza di un nesso che metta in contatto i due campi finora inconciliabili della scienza e della spiritualità?
R: Non credo che siano inconciliabili. Tutti gli esseri umani sono fatti di ragione e sentimenti. La scienza si basa sugli esperimenti e sulle osservazioni da cui cerca di trarre le leggi generali che regolano il mondo; la spiritualità, per uno come me che non crede a Dio, all’anima, all’aldilà, sta nella capacità di amare e comprendere gli altri- uomini e animali- “di non fare agli altri quello che non vorresti fosse fatto a te”.