Un ricordo di Natale di Truman Capote

È la narrazione che avviene al presente che per tutto il tempo della lettura mi ha indotta a pensare di poter uscire di casa e ritrovarmi per stretti sentieri in compagnia di Buddy e Sook alla ricerca di un bell’albero di Natale. Ed è sempre il presente che si rivela magico nel sussurrare che alcuni eventi, certe persone, non passano, non cambiano, non vanno mai via: restano, si rinnovano, si ripetono in un dondolio dolce d’altalena e idealmente abbracciano e proteggono.

Ricordo di Natale, Truman Capote, Beth Peck - Donzelli
Ricordo di Natale, Truman Capote, Beth Peck – Donzelli

Buddy, sette anni, è l’alter ego di Truman Capote, Sook è sua cugina, ha settanta anni. Sono amici per la pelle e, esattamente come gli amici per la pelle condividono momenti speciali, riti che, come i tratti semplici che compongono gli arabeschi estremamente raffinati, spiccano nell’immenso panorama dei ricordi e della memoria. Ricordo di Natale è uno dei tre racconti pubblicati nel 1958 nel volume dal titolo Colazione da Tiffany – un romanzo breve e tre storie – che consacrò Capote come indiscusso talento della letteratura contemporanea.

Questo pezzo di storia personale rivive dunque nella memoria di Buddy e i piccoli accadimenti dei giorni semplici di un bambino e della sua migliore amica si svolgono dapprima dolcemente “Immaginate una mattina di fine novembre. Una di quelle mattine che preannunciano l’inverno, più di venti anni or sono”; si sente l’odore delle foglie secche crepitanti nel camino, si sente il profumo del tempo, dell’aria secca e fredda dell’inverno e si concorda con Sook che appannando con il fiato i vetri della finestra esclama: “è proprio tempo da panfrutto!”. Poi man mano, mentre i due si procurano gli ingredienti per preparare i dolci da spedire agli amici più cari (Presidente Roosevelt compreso) i ricordi si inseguono e il ritmo diviene più serrato, le frasi più brevi, quasi come se si volesse rifuggire il finale già noto al protagonista. Come se riservare ai ricordi dolorosi meno parole, meno spazio, curasse la memoria e ne addolcisse il sapore. “Questo è l’ultimo Natale che trascorriamo insieme. La vita ci separa”. Trovo queste due frasi, nella loro semplicità, intense e struggenti. La vita li separa, così come la morte che ha allontanato dal terzetto il cagnolino Queenie, vivace terrier mirabilmente ritratto nella sua vitalità da Beth Peck, sopravvissuto a due morsi di serpente a sonagli e al cimurro, che sempre li accompagnava nelle loro scorribande con la vecchia carrozzina adattata a carriola.

Ricordo di Natale, Truman Capote, Beth Peck - Donzelli
Ricordo di Natale, Truman Capote, Beth Peck – Donzelli

Le tradizioni che divengono riti sono buffe, talmente semplici da intenerire: la caparbia convinzione di Sook di non doversi alzare dal letto il tredici di ogni mese, il confezionare da sé i regali (aquiloni colorati di anno in anno sempre più belli), il preparare i dolci. Azioni cicliche, rassicuranti che contribuiscono a creare l’atmosfera, anch’essa tradizionale, del Natale. Le gote di Buddy sono sempre rosse, le gote di Sook pure: del tipico rossore dell’infanzia per un bimbo e per una donna anziana rimasta bambina. Alle loro gote rosse s’accosta lo scodinzolio del cagnolino col muso teso all’insù; tutti e tre entusiasti di un invidiabile entusiasmo.

Gli acquerelli di Beth Peck curano ogni dettaglio: dall’ombra del calzino mal arrotolato all’intreccio dell’impagliatura della carrozzina,alle rose di velluto sbiadito sul cappello di Sook.

Questa è una storia di memoria destinata a entrare nella personale tradizione dei bambini cui si avrà il gusto e la dolcezza di raccontarla.

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Autore: Truman Capote illustrazioni di Beth Peck
Traduttore: M. Bartocci
Editore: Donzelli
Dati: 2011, 62 pp., 14,00 €

Questo è un libro che è difficile da reperire. Si trova certamente però in biblioteca, vale la pena andare a cercarlo.

Adattamento televisivo con Geraldine Page (1967)

Babbo Natale, di Raymond Briggs

Lo so, da qualche parte in questo blog ho affermato che bisogna rifuggire i libri che brillano, quelli coi lustrini. L’ho detto, sì, però… Però questo albo a fumetti del 1973, ristampato da Rizzoli nel 2013, brilla di luce propria, e i lustrini sono solo una bella cornice.

Brilla di ironia, di tenerezza, di anticonformismo, di sincerità.

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Babbo Natale, Raymond Briggs – Rizzoli 2013

L’ironia è magistrale: in questo Babbo Natale dal naso paonazzo per il freddo, che preferirebbe di gran lunga starsene a dormire piuttosto che andarsene in giro a consegnare regali nel freddo e nel gelo della notte invernale. Mentre, striscia dopo striscia, si prende cura dei suoi polli e delle sue renne, è tutto un borbottare, un rabbrividire, un grrrrrrare.

La tenerezza è nei gesti  goffi, nella corpulenza impacciata, nelle carezze sul capo del cane e del gatto, nel partire, nonostante sogni l’estate tra i brividi, e nel mettersi al lavoro.

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Babbo Natale, Raymond Briggs – Rizzoli 2013

L’anticonformismo e la sincerità vanno di pari passo. Questo Babbo Natale dalla divisa rossa come tutti gli altri, dalla barba folta e bianca, dal berretto rosso, esattamente come tutti gli altri, è piuttosto umano. Si lamenta se non riesce a passare dal camino, se deve consegnare i regali in mezzo al mare, ai bimbi del faro, e ha da ridire su tutto. Però gioisce genuinamente se qualche bimbo attento gli ha lasciato un bel bicchiere di vino, e lo tracanna.

Ho dimenticato di dire che questo albo di Raymond Briggs è brillante di poesia. Consiglio allora questo libro a tutte le bambine e i bambini, e anche ai loro grandi, desiderosi di un Natale che brilli di poesia.

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Babbo Natale, Raymond Briggs – Rizzoli 2013

(Vi segnalo che Raymond Briggs è anche l’autore del celebre “The Snowman”, il cui corto animato potete vedere qui)

babbo natale cop.pngTitolo: Babbo Natale
Autore: Raymond Briggs
Editore: Rizzoli
Dati: 2013, 32 pp., 15,00 €

I treni della felicità e una nave di nome Mexique

Tre in tutto di Isabella Labate e Davide Calì - 2018, Orecchio acerbo

Tra il 1945 e il 1952 settantamila bambini del sud Italia vennero accolti da famiglie del nord per essere accuditi, sfamati, perché avessero le cure necessarie all’infanzia che il fascismo e la guerra avevano distrutto.

L’iniziativa si deve all’Unione Donne Italiane, che compì in pochissimo tempo, nell’arco di un paio di mesi, un’impresa che a stento si riuscirebbe a progettare con tutti gli strumenti di cui si è dotati nel nostro contemporaneo. Eppure, allora, da Roma, dalla Ciociaria, da Cassino e Napoli, e dalla Puglia partirono i treni della felicità, che portarono i bambini al nord, dove c’erano ad attenderli centinaia di famiglie di contadini, operai, impiegati, che li salvarono da un destino di fame, povertà, malattia.

Tre in tutto è Finalista Premio ORBIL 2019 sezione albi illustrati.


Il 27 maggio 1937, salpò da Bordeaux, in Francia, il Mexique, diretto in Messico. A bordo 456 bambini, tutti figli di repubblicani spagnoli. Per tre o quattro mesi, questo era il piano: allontanare i bambini dalla guerra per poi riabbracciarli al suo termine.

Sbarcarono a giugno a Veracrux, da lì in poi, diventarono “i bambini di Morelia”, luogo in cui furono accolti in un esilio che si rivelò definitivo. Nessuno dei bambini tornò mai in Spagna, se non qualcuno, da adulto. Il governo messicano se ne prese cura fino al 1948, da allora, furono abbandonati al proprio destino.


Tre in tutto, con le illustrazioni di Isabella Labate e il testo di Davide Calì, racconta una storia vera, dunque, e lo fa per mezzo della voce di un bambino, che assieme alla guerra, sentita più che vissuta, riporta un guazzabuglio di emozioni, di smarrimento, paura, gioia, mancanza, affetto, accoglienza; e fame.

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Le illustrazioni in grafite hanno il dono di raccontare una storia che è sempre in viaggio. Il tratto neorealista conduce per mano al cinema e di quel cinema ricorda la realtà, una realtà fatta di movimento: si spostano e viaggiano i bambini, si muovono impauriti e smarriti per sfuggire alla vasca da bagno; si muovono le mani operose delle mamme, delle zie, dei nonni che impastano, versano, infornano il pane, sul quale i bambini (il bambino che narra assieme a suo fratello) segnano con un ‘W’ per riconoscerlo.

Io e mio fratello facevamo la W che avevamo visto tante volte nelle scritte sui muri che dicevano W i partigiani.

Tre in tutto di Isabella Labate e Davide Calì - 2018, Orecchio acerbo
Tre in tutto di Isabella Labate e Davide Calì – 2018, Orecchio acerbo

E poi ritornano, alle loro case, dove ad aspettarli non trovano quattro pasti al giorno, o la cioccolata calda; li accoglie una miseria che avevano dimenticato, ma lo stesso affetto e la stessa forza che li aveva condotti, a costo della separazione e della lontananza, con coraggio e fiducia verso altre case, altre famiglie. Ecco, Tre in tutto, è, più di ogni altra cosa, una storia di coraggio e fiducia.  Che ci siano stati davvero da una parte e dall’altra, questa consapevolezza, sortisce lo stesso effetto, accogliente, di un abbraccio.


Una nave di nome Mexique, di Maria José Ferrada e Ana Penyas, scioglie invece quell’abbraccio, e lascia nella schiena un senso di amarezza.

una storia vera avvenuta molti anni fa che però ci parla della solitudine, della tristezza e della paura di chi affronta un viaggio, lasciando la propria terra e la propria famiglia con una speranza in tasca, quella di trovare un posto sicuro, e poi riabbracciare i propri cari, e invece non può far altro che sopravvivere.

Una nave di nome Mexique di Maria José Ferrada e Ana Penyas
Una nave di nome Mexique di Maria José Ferrada e Ana Penyas – 2019, Edizioni Clichy

A raccontarla la voce di una bambina, lei in tasca ha una canzone. Sbocciano come i fiori tra i bambini della nave, dice, le canzoni, portano consolazione e sostegno. Parla di Repubblica. Si chiede cosa sia, e la assimila a un essere che sopra ogni altra cosa è libero.

Che cos’è la Repubblica?
La Repubblica è un casa.
La Repubblica è un pugno che si alza. Un uccello.

Le illustrazioni si basano sulle foto dei “bambini di Morelia” e della nave che li portò in Messico. I volti dei bambini le ricordano e ne comunicano la tensione, la paura. Sembrano ritagliati, quegli sguardi, e incollati in un contesto, su una Storia, che non riconoscono e che li smarrisce. Ho desiderato per loro un finale diverso, senza fare i conti con la realtà.

tre_in_tutto_1.jpgTitolo: Tre in tutto
Autore: Isabella Labate e Davide Calì
Editore: Orecchio acerbo
Dati: 2018, 36 pp. 15,00 €

 

9788867995998_0_0_531_75.jpgTitolo: Una nave di nome Mexique
Autore: di Maria José Ferrada e Ana Penyas
Editore: Edizioni Clichy
Dati: 2019, 32 pp. 17,00 €

Universi. Dai mondi greci ai multiversi

La prima grande domanda, seconda forse solo a “come sono nato?”, è “com’è fatto il mondo? Cosa c’è in cielo?”. In parole più adulte sarebbe: com’è fatto l’universo?

Che poi tra il mistero della vita e quello dell’universo il legame è fortissimo, sono due facce della stessa curiosità: cosa c’era prima di me, cosa ci sarà dopo di me? Cosa c’era prima della Terra? Cosa ci sarà dopo?

E tutto quello che sta nel mezzo è l’unico metodo oggettivo e analizzabile per trovare (ipotizzare) qualche risposta. Ci provano, con l’universo, gli uomini, fin dal momento in cui vi è traccia scritta della propria curiosità, quindi si suppone da ben prima. I filosofi lo descrivono e ne dissertano adattandolo alla propria visione teorica, parlano spesso di un universo che non risponde a leggi fisiche ma si ‘concretizza’ in un ideale. Affascinante, ma molto complesso.

<em>Universi - Dai mondi greci ai multiversi</em>, di Guillaume Duprat - 2018 L'ippocampo Ragazzi
Universi – Dai mondi greci ai multiversi, di Guillaume Duprat – 2018 L’ippocampo Ragazzi

Non che quando entrano in campo la scienza matematica, l’astrofisica, l’astronomia, la geofisica, la meccanica quantistica, e la relatività di Einstein le cose si semplifichino…

Come parlare dell’universo, dunque, ai bambini? Di tutti gli universi che dall’aba dei tempi fino ad oggi sono stati immaginati, osservati, ipotizzati e quindi teorizzati?

Per mezzo di immagini e meraviglia, che possono diventare, e spesso lo sono, i due strumenti primi alla base delle scoperte scientifiche.

Guillame Duprat tesse dunque, attraverso immagini dall’attendibile validità scientifica, un viaggio attraverso la meraviglia e le meraviglie dell’universo di oggi, di ieri e persino di domani, con prospettive di nulla cosmico un poco spaventose, ma arrivo necessario e inevitabile, conseguenza naturale della domanda di partenza.

<em>Universi - Dai mondi greci ai multiversi</em>, di Guillaume Duprat - 2018 L'ippocampo Ragazzi
Universi – Dai mondi greci ai multiversi, di Guillaume Duprat – 2018 L’ippocampo Ragazzi

L’età consigliata dall’editore è 6-7 anni. Credo che la lettura di questo libro a sei anni sia prematura ma credo altresì che sia un libro che una bambina o un bambino di sei anni possano ricevere in dono e, pur non cogliendone tutta la complessità, essere attratti dalle finestre, dalle illustrazioni e fruirne poi fino a quando non divengano giovani adulti. Credo, quindi che non possa mancare nella libreria di casa, perché di bambini col naso all’insù, verso il cielo, a porre e porsi domande, non ne mancheranno mai.

UniversiTitolo: Universi – Dai mondi greci ai multiversi
Autore: Guillaume Duprat
Editore: L’ippocampo Ragazzi
Dati: 2018, 48 pp., 19,90 €

È tempo di andare

Tra i rami di una quercia, che si intuisce secolare, sono sistemate delle cornici coi ritratti di una bambina e una civetta. Sembrano nidi. Con un mise en abyme perfetto, in una  di esse appare ritratta una civetta, ancora pulcino, appollaiata su di una quercia bonsai, dritta e fiera come se il momento immortalato fosse solenne. In effetti, alle sue spalle, una bambina srotola un nastro, che, nella cornice successiva, è ben annodato attorno al collo dell’uccello.

<em>È tempo di andare </em> di Kim Sena - 2019, Orecchio acerbo
È tempo di andare di Kim Sena – 2019, Orecchio acerbo

È tempo di andare sussurra la civetta a Mia, la bambina ormai cresciuta. Lei solleva lo sguardo dal libro che stava leggendo e lo ferma appena sotto a quello della civetta che tendendo il collo, vorrebbe incontrarlo, per dare conforto. O più fermezza alle sue parole. Si ferma lo sguardo di Mia, mentre la bambina appoggia il capo al tronco della quercia. Bambina e civetta sono circondate da anemoni, fiori primaverili e fragili dal cuore viola, blu, quasi nero, su cui soffiano e indugiano Zefiro e Borea rendendoli effimeri, concedendo loro vita breve. Tiepido Zefiro, e morbido, come potrebbe essere la carezza di una piuma, freddo Borea, come potrebbe essere il piglio di una pantera, in attesa, paziente.

È tempo di andare di Kim Sena - 2019, Orecchio acerbo
È tempo di andare di Kim Sena – 2019, Orecchio acerbo

È tempo di andare sì, ma perché?  Mia è incredula, perplessa. Sapeva che prima o poi avrebbe dovuto salutare la sua amica ma non riesce a capacitarsi dell’ora, dell’adesso, del tornare all’improvviso da dove si è arrivati. Tornano allora sul luogo del loro primo incontro, ripercorrono i ricordi della loro vita assieme. Poi il cielo si tinge di rosa e uccelli lo solcano ad ali spiegate. Forse Lucy, la civetta, andrà nella stessa direzione. Il tramonto tinge tutto di un arancio morbido che inonda anche i petali delle peonie che regali e tuttavia lievi sostengono Mia, curano il suo dolore rendendo il ricordo immortale, mentre bambina e civetta si fondono l’una nel volto dell’altra, l’una nei pensieri dell’altra.

<em>È tempo di andare </em> di Kim Sena - 2019, Orecchio acerbo
È tempo di andare di Kim Sena – 2019, Orecchio acerbo

La luna è ormai alta in cielo, Mia e Lucy socchiudono gli occhi e immaginano. In primo piano delle splendide foglie di hosta dal verde venato di bianco. Sono piante che non temono le intemperie, per prima la lontananza, che perdono con naturalezza anche tutte le foglie ma conservano vivi e fertili i rizomi per poi rinvigorirsi, tornare, ancora.

Per Lucy è tempo di andare. Un abbraccio in silenzio, il nastro rosso sciolto, e tenui fiori d’ortensia a far da corolla al distacco.

Kim Sena, ancora una volta, con le sue illustrazioni a matita raggiunge il contesto impalpabile del sogno. La poesia surreale dell’amicizia, della forza, del ricordo.

On line, sul blog di Kim Sena, ho trovato una tavola, I see you.  Non so se sia parte di un nuovo libro, se sia invece un’opera a sé stante ma non posso non chiedermi: che non sia Mia la ragazza, ormai adulta, con in mano il nastro che, pur essendo sciolto lega assieme chi resta e chi va via? Sotto la luna, non più piena, che non sia Lucy, di ritorno, come sperato?

I see you di Kim Sena
I see you di Kim Sena

E tempo di andare_coverTitolo: È tempo di andare
Autore: Kim Sena
Editore: Orecchio acerbo
Dati: 2019,44 pp., € 15,00

Io sono Mare

Io sono Mare è il nuovo volume della collana Dino Buzzati, dedicata ai lettori più giovani di Canicola Edizioni. È un racconto breve a fumetti realizzato da Cristina Portolano che racconta con tenerezza la scoperta e la ricerca della propria identità sessuale.

Io sono Mare di Cristina Portolano - 2018 Canicola
Io sono Mare di Cristina Portolano – 2018 Canicola

Mare è una bambina dal nome evocativo che non sarà detto ad alta voce se non nel pieno della storia, Mare nel mare, quando con il suo amico Franky, un pesce pagliaccio antropomorfo, lo attraversa per raggiungere un anemone, che è la casa di Franky, nel quale egli possa ritrovare la libertà, il suo posto, il suo ruolo.

Io sono Mare di Cristina Portolano - 2018 Canicola
Io sono Mare di Cristina Portolano – 2018 Canicola

Franky viveva in una boccia di vetro prima di partire per il suo viaggio onirico verso casa che incomincia con una metamorfosi che dall’essere munito di pinne e branchie lo porta a diventare un bipede con braccia e capelli. Mare lo accompagna, stanca di non poter toccare, scoprire, fare da sé. Non appena si tuffa nel mare si sente libera di esprimere se stessa, si toglie tutti i vestiti e si muove nell’acqua con naturalezza, respirando, parlando come in un sogno, in un mondo nuovo in cui non ci sono regole fisiche, ma solo altri elementi con i quali confrontarsi e da superare. Meduse e anemoni urticanti, palloni gonfiati, pesci in evoluzione.

Mano a mano Mare acquisisce consapevolezza di sé, degli altri, corre qualche rischio e si sveglia felice e cresciuta ed entusiasta di andare, di tornare al mare.

copertina_sitoTitolo: Io sono mare
Autore: Cristina Portolano
Editore: Canicola
Dati: 2018, 20 pp., 16,00 €

Lupinella, la vita di una lupa nei boschi delle Alpi

La lupinella è una pianta molto resistente, che si adatta anche a terreni aridi, bella di una bellezza selvaggia, con fiori a spiga rosa, lucenti.

Indugio sul ricordo che ho di questo fiore perché l’ho sempre avuto in mente mentre leggevo Lupinella di Giuseppe Festa, trovando tra la pianta e la lupa che ne porta il nome tanti incroci e scambi. Primo tra tutti il nodo primordiale e selvaggio di un animale fiero e coraggioso, resistente e bellissimo.

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Lupinella è una lupa che racconta di se stessa e della sua vita nei boschi delle Alpi, dal momento in cui viene al mondo a quando compie due anni. Dal tepore della tana, che condivide coi fratellini, alla vita di branco, con le sue regole ferree, dure, fino al confine con l’età adulta, la maturità, che attraversa esitante ma al contempo decisa, guidata dall’istinto che la conduce verso una nuova famiglia, una nuova avventura.

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La narrazione è avvincente; arricchita dalle illustrazioni di Mariachiara Di Giorgio e da riquadri informativi con gli approfondimenti di una lupologa esperta del Progetto Life Wolf Alps, Francesca Marucco, che racconta con molta semplicità e immediatezza la vita dei lupi ma anche il territorio in cui abitano, i pericoli che corrono.

In coda al libro alcuni giochi e attività per conoscere la natura esplorandola; schede di approfondimento sul ritorno del lupo sulle Alpi e sul progetto europeo Life Wolfalps e un bel poster con alcune illustrazioni del libro.

lupinella-cop---310-310Titolo: Lupinella
Autore: Giuseppe Festa, Mariachiara Di Giorgio
Editore: Editoriale scienza
Dati: 2018, pp. 64, 11,90 €

I libri del 2018 che hanno reso più bello AtlantideKids

 

Un anno, il 2018, del quale non so ben tirare le fila. E questo su tutti i fronti, quello dell’editoria dell’infanzia, quello lavorativo, quello personale. Tante grandi gioie, tanti splendidi libri; molte piccole e grandi delusioni, molti libri sciatti. Un circo buffo, il 2018, in cui si sono alternati sulla pista acrobati leggiadri e clown dai calzoni stracciati, che lascia molto spazio alle aspettative per il 2019. Anno che immagino e spero per tutti noi portatore di sorrisi, opportunità, coraggio e avventure.

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The truth, at last. Norman Rockwell, 1956

Canto di Natale e altri racconti

Canto di Natale e altri racconti, adattamento di Sara Marconi, illustrato da David Pintor - 2018 Lapis

I dolori che ricordi hanno dentro, in realtà, l’eco delle cose buone; e se perdi gli uni perdi anche gli altri.

Redlaw è uno stimato professore ma ha l’aspetto trasandato e consunto di chi abbia un dolore logorante nel cuore. In passato ha subito l’abbandono della persona amata ma soprattutto il tradimento del suo migliore amico. Vive tra il conforto dei suoi domestici (il custode e i suoi onestissimi genitori) e quello dei suoi libri.

Una sola cosa vorrebbe: dimenticare i torti subiti e recuperare la serenità ormai consumata dalle delusioni del passato.

Redlaw si muove in una Londra che è povera, fumosa; pur essendo un professore si sposta dal suo agio per svolgere il suo ruolo, pienamente, tra la gente semplice. Tra botteghe che sono anche case piene di bambini (o bocche da sfamare e stanzette in affitto per studenti squattrinati.

Il patto col fantasma è, secondo solo a Il canto di Natale, il racconto più lugubre tra i cinque natalizi scritti da Charles Dickens. Uscì la prima volta nel 1848 e racchiude nello spazio di poche pagine tutti i tratti fondamentali del romanzo sociale mescolati a un tormento interiore la cui resa è profonda e delicata.

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Il frontespizio della prima edizione de Il patto col fantasma, 1848

In questa edizione di Lapis le illustrazioni di David Pintor, coi tratti spigolosi e netti, contribuiscono ad acuire i tormenti dei protagonisti, così come le loro gioie. Capita che a guardarlo con superficialità Redlaw sembri un uomo diverso, così come è rappresentato, invece è proprio lo stesso, a renderlo diverso è la resa della sua anima, ormai consapevole che senza considerare il passato non si può ascoltare il presente. Cambia il timbro nel testo e cambia nelle illustrazioni. Nasi prominenti, braccia ossute, volti appuntiti; gote rubiconde, bustini pieni; ombre e luci sulle pareti di mattoni, sulle strade grigie. Tutto contribuisce ad alimentare la tensione e poi a scioglierla sulle note di un violino, la notte di Natale.

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Autore: adattamento di Sara Marconi, illustrato da David Pintor
Editore: Lapis
Dati: 2018, 143 pp., 13,50 €