Un giorno nella vita di tutti i giorni

In città e Un giorno nella vita di tutti i giorni di Ali Mitgutsch a confronto (1995, 2016)
In città e Un giorno nella vita di tutti i giorni di Ali Mitgutsch a confronto (1995, 2016)

Qualche anno fa ho fatto una cernita tra i libri che ancora conservavo in Calabria, nella mia vecchia stanza a casa dei miei genitori. Tra i tanti classici illustrati per ragazzi (nella loro versione integrale) che rientrarono nella prima scelta, fece capolino un libro minuscolo, rettangolare e senza parole. Si trattava di In città di Ali Mitgutsch, edito da Ravensburg.

Lo lessi e rimirai, mi piacque enormemente. Poche pagine cartonate di immagini fitte fitte. Delizioso. Chiesi a mia madre e lei (maestra alla scuola materna), mi riportò anche una copia che aveva usato a scuola di Al mare, costituita da due sole pagine, anch’esse piuttosto sdrucite, e mezza copertina. Ottimo segno, i bambini degli anni Novanta avevano apprezzato come me.

Per questo non ho dubbi: Un giorno nella vita di tutti i giorni  è un libro che non può mancare nella libreria dei vostri bambini.

Sono scene di vita quotidiana, densissime di dettagli e, naturalmente, rispondenti ai giorni cittadini del 1968. L’edizione portata in italia da Gallucci (in Germania i titoli di Ali Mitgutsch sono stati riediti lo scorso anno) è di grande formato e il confronto con i miei piccoli è contrastante. Inizialmente mi sono trovata spiazzata da questa differenza così macroscopica; ritengo che la dimensione ridotta fosse un valore aggiunto all’idea del rendere le scene nelle minuzie. In realtà, questa è una considerazione legata a quell’affetto, un po’ innamoramento, di cui vi raccontavo poco sopra. Le grandi dimensioni rendono efficace la lettura alla ricerca dei dettagli.

In una piscina affollata da un centinaio di bambini, sotto lo sguardo vigile di qualche nonna piuttosto svampita e di una bagnina, mentre i pochi adulti prendono bellamente il sole o pensano agli affari propri, molti bimbi scivolano, altri nuotano altri scherzano abbassando le mutande ai propri amici, scoprendo sederini in netto contrasto con la pelle rossastra, chiaro segno di errato utilizzo della crema solare. Mentre un bimbetto sorridente annaffia con la sua pipì un cespuglio, dall’alto del trampolino una bimba lo annaffia a sua volta sputacchiandogli in testa.

Un giorno nella vita di tutti i giorni, di Ali Mitgutsch- 2016, Gallucci
Un giorno nella vita di tutti i giorni, di Ali Mitgutsch- 2016, Gallucci

Si possono leggere molte storie, tutte diverse e tutte contenute nello spazio di una doppia pagina. Certamente tutte divertenti.

C’è poi una festa di paese, un cantiere, un mercato e una scena che racconta un pomeriggio al parco. Qui mi sono divertita a confrontare la nuova edizione con quella vintage. Il Circo è diventato un più politically correct Circo delle pulci e il costo del biglietto è drasticamente diminuito di conseguenza, passando dalle 5 mila lire a 50 centesimi di euro. La bella edicola, aperta ancora alle 16 del pomeriggio, è diventata giornali e infine, sul pontile di un laghetto troneggia un barche a noleggio che esplicita il processo di semplificazione della lingua diventando noleggio barche.

In città, di Ali Mitgutsch- 1995, Ravensburg
In città, di Ali Mitgutsch- 1995, Ravensburg

La tavola conclusiva è un paesaggio montano, innevata e degna conclusione di questo delizioso Wimmelbuch (libro che brulica), ispirato ai miei amati pittori fiamminghi del Cinquecento, che consiglio a partire dai 2 anni.

9788893480888_0_536_0_75Titolo: Un giorno nella vita di tutti i giorni
Autore: Ali Mitgutsch
Editore: Gallucci
Dati: 2016, 25 pp., 14,90 €

Trovi questi libri tra gli scaffali della Libreria Il giardino Incartato, via del Pigneto 303/ c, a Roma

I libri delle stagioni di Rotraut Susanne Berner

È inutile, se tra tutti i protagonisti di un libro c’è un corvo, io lo seguo.

Autunno. I libri delle stagioni, di Rotraut Susanne Berner - 2018, Topipittori
Autunno. I libri delle stagioni, di Rotraut Susanne Berner – 2018, Topipittori

E ne I libri delle stagioni di Rotraut Susanne Berner, sia d’autunno che d’inverno ce n’è uno, che tra il brulicare di personaggi subito m’appare e conquista. E allora è d’obbligo per me seguirne le vicende, che nella mia scelta “stagionale” e non cronologica (il primo edito dei due è stato Inverno) cominciano in Autunno, sulla punta del tetto di una casa a tre piani. Il corvo in alto guarda al cielo, subito in basso una gabbia cui sembra aver, per sua fortuna, rinunciato, o dalla quale è sfuggito grazie alla dimenticanza di qualcuno, e gli incipit cominciano a moltiplicarsi, lasciando spazio a prequel di natura completamente differente, l’uno drammatico, l’altro avventuroso. In alto il cielo, dicevo, e nel cielo uno stormo d’anatre bianche, in fila, a seguire il vento.

berner_autunno2-akAutunno. I libri delle stagioni, di Rotraut Susanne Berner – 2018, Topipittori

Il nostro le guarda di uno sguardo a mezza strada tra chi anela e chi teme (e qui non so perché mi torna in mente un verso dei Pink Floyd: l’invidia è il legame tra chi spera e chi è dannato, per chi volesse ascoltarla mentre segue le avventure del corvo “Green is the Colour”, 1969). Le guarda, insomma, e per qualche istante si sente Mårten, l’oca di Nils Holgersson, e, stanco del suo domestico vivere quotidiano, si libra in volo per raggiungere le sue instancabili ed eleganti simili.

Sempre con l’occhio teso e anelante le raggiunge e, sia per modestia, sia per apertura alare, le segue un po’ discosto. Quando nella terza scena stanno ormai sorvolando il pieno della città, il nostro eroe fa i conti con la realtà e con il suo istinto. Mostra alle lontane parenti che con le grandi distanze non c’è gara, ma sugli scatti è capace di dar loro una pista, le supera e si lancia in picchiata.

Certamente c’è qualcuno in pericolo; sta andando a salvarlo. E invece no, con estremo disappunto mi accorgo di come certi istinti primordiali possano far dimenticare anche il più alto ideale, vale a dire la libertà: Il nostro ha appena sgraffignato un pezzo di formaggio dal piatto di un ragazzo che non può far altro se non allargare le braccia attonito.

Il corvo è ora appollaiato su un muretto e ascolta le lusinghe di una volpe. Le anatre intanto proseguono il loro volo. “Lasciale perdere quelle lì, sapranno anche volare in formazione ma non hanno una voce bella come la tua!”.

“Certo che no!”, avrà risposto beandosi il corvo, perdendo il formaggio, perché la volpe, infine, va via soddisfatta mentre lui mestamente fruga tra l’immondizia in cerca di un boccone.

Intanto soffia il vento e spoglia di tutte le foglie l’albero che maestoso si staglia sulla collina e che è portavoce del passare del tempo e delle stagioni e centro della città in cui ogni cosa si svolge.

Il corvo è ancora lì, tra i rami, in compagnia di un pappagallo, un gufo, uno scoiattolo, un passero, un picchio e un gatto. Sorridono tutti, sulla copertina dell’Inverno, tranne una bimba dalla lunga treccia, che le anatre bianche, tanto eleganti in volo, si rivelano oche dispettose sul prato, le stanno strattonando, e il pupazzo di neve, che pervaso dalla magia dello straordinario del quotidiano, sembra animarsi e volge uno sguardo perplesso alla scena.

Ad aprirlo ci ritroviamo nella stessa città che avevamo imparato a conoscere in Autunno, e le storie da raccontare sono sempre tantissime: ci sono genitori e figli, tipi sportivi in motocicletta, ginnasti in tuta e baffoni, musicisti, innamorati, portafogli smarriti da recuperare.

Il paesaggio è innevato, il lago ghiacciato, la natura è immobile mentre tutt’attorno il resto brulica, di sensazioni, di avventure, di piccoli accidenti quotidiani che tingono ogni cosa di magia. E il nostro corvo? Beh, lui naturalmente c’è ma forse ha imparato qualche lezione e si limita a far da spettatore, appollaiato ora su un tetto, ora su una staccionata, ora su un albero. Io credo alla ricerca di un pezzo di formaggio da sgraffignare.

Ogni tavola è molto ampia si svolge su doppia pagina e, aiutata dal grande formato, risulta chiara in ogni più piccolo dettaglio. Le scene ricordano i diorama; c’è un elemento, la strada, che si sovrappone in primo piano a un recinto, un marciapiede, che a sua volta lascia il passo a una costruzione e così via in una zoommata prospettica che arriva fino all’orizzonte, in cui si incontra il cielo.

Sono tra i miei prediletti i Wimmelbuch. Su queste pagine ne ho parlato in diverse occasioni. Qui Thé Tjong-Khing e l’arte di raccontare per immagini e qui Un giorno nella vita di tutti i giorni. Credo non dovrebbero mai mancare in casa, che dovrebbero essere posti in un luogo accessibile ai bambini e che siano occasione di fantasticherie libere e appassionanti.

Titolo: Inverno. I libri delle stagioni; Autunno. I libri delle stagioni
Autore: Rotraut Susanne Berner
Editore: Topipittori
Dati: 2018, 14 pp., 16,00 €

Li trovate entrambi tra i nostri scaffali in libreria, Il Giardino Incartato, via del Pigneto 303/c, Roma

Le bugie hanno zampe corte o cappelli appuntiti

Jon Klassen - Voglio il mio cappello
Jon Klassen – Voglio il mio cappello – Zoolibri

Pungente questo albo illustrato e raccontato da Jon Klassen, pungente e molto, molto divertente. Divertente da risate larghe e mani sui pancini. Pungente per la sua spiazzante inclemenza.

Voglio il mio cappello!, l’orso non ci sta ad averlo smarrito, d’altra parte, per quanto vi è affezionato doveva essere proprio un bel cappello, e poi, anche se così non fosse si tratta comunque del suo cappello! L’orso chiede in giro, è determinato e gentile: chiede alla ranocchia, chiede alla volpe… nulla. Quando incontra un coniglio dalle risposte agitate (rosse) e iperinformative, si insinua nel lettore il sospetto e il fatto che il coniglio indossi un cappello (anch’esso rosso) non depone a suo favore e ne fa il principale indiziato; ma l’orso ingenuamente passa oltre e continua la paziente ricerca; fino a quando non incontra un cervo che gli pone una domanda interessante la quale gli fa tornare alla mente qualcosa…

Jon Klassen - Voglio il mio cappello - Zoolibri
Jon Klassen – Voglio il mio cappello – Zoolibri

L’orso fino a questo primo climax ha dimostrato pazienza, determinazione, capacità di chiedere aiuto e di trovare delle soluzioni. Cosa avverrà dopo l’illuminazione? Beh, quel che voglio dirvi è che ciò che avverrà è assolutamente divertente, elegantemente umoristico. Forse ho rovinato fin troppo una ben costruita suspense  ma vi divertirà, e molto, leggere questo albo ai vostri bambini o leggerlo con loro (Zoolibri, la casa editrice di Reggio Emilia che lo pubblica, ne consiglia la lettura dai 5 anni) perché è raffinato in tutto anche nella gestione dei tempi, delle scene, soprattutto nel lessico, assolutamente adatto a rendere viva e vivace la storia.

Jon Klassen - Voglio il mio cappello - Zoolibri
Jon Klassen – Voglio il mio cappello – Zoolibri

Sui toni del bruno, grigio e dell’ocra spicca il rosso che è solo del cappello. Le illustrazioni nella loro raffinata sobrietà colpiscono e divertono per l’espressività dei protagonisti, resa in maniera realistica e straordinaria.

Ho trovato il booktrailer in rete, è in inglese ma gli sguardi sono un linguaggio universale. Oltre al blog dell’autore, peraltro, potete fare una capatina qui: scoprirete che c’è qualcun altro alle prese con un cappello.

copertina voglio il mio cappelloTitolo: Voglio il mio cappello!
Autore: Jon Klassen
Editore:  Zoolibri
Dati: 2012, 40 pp., 15,00 €
ristampa 2022

Questo cappello mi calza a pennello!

Questo non è il mio cappello, Jon Klassen

Questo non è il mio cappello - Jon Klassen - Zoolibri 2013
Questo non è il mio cappello – Jon Klassen – Zoolibri 2013

È un vero e proprio thriller questo secondo appuntamento con la trilogia dei cappelli di Jon Klassen. Un pesciolino reo confesso ruba il cappello (un piccolo cappello) a un grande pesce addormentato. Lui lo sa che non si dovrebbe fare, rubare un cappello, rubare in genere, però è un fatto che il cappello rubato gli calza a pennello mentre al pesce legittimo proprietario stava evidentemente piccolo.

Questo non è il mio cappello - Jon Klassen - Zoolibri 2013
Questo non è il mio cappello – Jon Klassen – Zoolibri 2013

Il pesciolino nuota velocemente in cerca di un riparo, di un luogo sicuro in cui scampare sostanzialmente alla propria coscienza, giacché il ladruncolo è convinto di aver compiuto il furto perfetto, che il pescione sia tonto quanto grosso e non si accorgerà di nulla, che il pescione non lo troverà mai e che il granchietto che l’ha visto fuggir via con il cappello in testa gli farà da palo. Però… ebbene il ‘però’ non posso svelarlo altrimenti che thriller sarebbe? Quello che posso certamente aggiungere è che questo albo è elegante e arguto tanto quanto lo era “Voglio il mio cappello!”, che le illustrazioni attuano un gioco di sguardi esilarante ed esso stesso narrativo, che questo albo non può assolutamente mancare nella libreria dei vostri bimbi.

La casa editrice che lo pubblica, Zoolibri, lo consiglia dai 5 anni, io credo sia adatto anche a partire dai 3.

Per giocare con il pesciolino e il cappello che non è suo la Walker Books ha realizzato due semplici schede che trovate qui

questo-non-e-il-mio-cappelloTitolo: Questo non è il mio cappello
Autore: Jon Klassen
Editore: Zoolibri
Dati: 2013, 40 pp., 15,00 €

Lo trovi tra gli scaffali del Giardino Incartato

Effetto starnuto

Jim Flora - Il giorno in cui la mucca starnutì - Orecchio acerbo

jim-flora-il-giorno-in-cui-la-mucca-starnutc3ac1Quando ti ritrovi tra le mani un libro che hai cercato e desiderato a lungo a soli 16,00 euro e tradotto nella tua lingua realizzi quanto possano essere competenti e raffinate le scelte di una casa editrice per ragazzi quando in mente si ha un’idea chiara di quello che è, e può essere, un albo illustrato. E questi editori hanno l’occhio lungo oltre che l’orecchio acerbo, giacché James Flora, di cui il capolavoro in oggetto Il giorno in cui la mucca starnutì risale al 1957, è uno dei più grandi artisti, oltreché illustratori, che il secolo scorso abbia conosciuto. Mi ripeto, che sia disponibile in libreria è un’emozione.

Per questo ho pensato di proporvi di seguito alcune delle sue copertine realizzate per dischi jazz, tributo a Jim Flora ma anche una ghiotta occasione per creare una connessione con un evento che senza guida (chissà quale battito di ali di farfalla l’ha creato!) si è imposto parallelamente alla mia lettura di questo libro nel mio personale immaginario: il Mardi Gras di New Orleans, sebbene ci vorrà febbraio perché arrivi.jim-flora-il-giorno-in-cui-la-mucca-starnut3

Il giorno in cui la mucca starnutì è un esempio di cosa possa succedere nel momento in cui si disattende a un proprio compito, o dovere (una morale, la si definirebbe, se non fosse proposta con così abbondanti sorrisi). Un pastorello di nome Fletcher dimentica la mucca Floss con i piedi ammollo nel ruscello per correre dietro a un coniglio col risultato che la povera mucca si prende un bel raffreddore. E non c’è nemmeno il tempo di dirle “salute!” dopo lo starnuto diretta conseguenza di quella infreddatura, giacché, allo stesso modo della famosa ed esplicativa locuzione secondo cui il minimo battito d’ali di una farfalla sia in grado di provocare un uragano dall’altra parte del mondo, una catena di eventi prende il suo rocambolesco via! E il topo investito dallo starnuto viene scorto dal gatto che, mancandolo, artiglia la schiena di un capretto, che spaventato scappa in cortile investendo uomini e animali e atterrando sulla motocicletta del postino prende la via del villaggio… Ecco, teoria a parte, il caos che consegue allo starnuto di Moss è tanto e le conseguenze pure. Le seguiamo passo passo. Grazie alle illustrazioni.

Jim Flora - Il giorno in cui la mucca starnutì - Orecchio acerbo
Jim Flora – Il giorno in cui la mucca starnutì – Orecchio acerbo

Vibranti, come se conservassero traccia di trombe e fagotti che fanno jazz. Ardite come certi arpeggi al violino. Rutilanti come i tamburi e i piatti e dense, dense di movimento, danza, ritmo. Incalzanti direi per il ritmo. Immagini fatte di solo nero, verde, rosa e arancio bruno letteralmente si inseguono e risentono fino alla fine del movimento d’aria cui ha dato luogo lo starnuto di Moss.

Jim Flora - Il giorno in cui la mucca starnutì - Orecchio acerbo
Jim Flora – Il giorno in cui la mucca starnutì – Orecchio acerbo

Una lineare confusione che si muove da sinistra verso destra. Tutti quanti i coinvolti, sebbene loro malgrado, reagiscono con stupore a quanto li vede protagonisti. Ma anche astanti celebri, quali il sole, sono stupefatti a veder turbato l’ordine ciclico e le forme usuali cui sono abituati, giacché a dir poco surreal-pop sono la piovra coi tentacoli arricciati, il leone spiegazzato e l’elefante spianato.

Un gioiello vintage che consigliamo a tutti.

Jim Flora - Il giorno in cui la mucca starnutì - Orecchio acerbo
Jim Flora – Il giorno in cui la mucca starnutì – Orecchio acerbo


“I found it very difficult at first to write a book because I had been trained to see an idea, not write about it. Facing a blank sheet of paper and writing a story was something I found I could not do. So I devised a new way to write my story. During the day I would think about the book. I would see it in pictures in my head. At night, as I lay waiting for sleep, I would run the story through my head like an animated cartoon one sees in theaters and on television. When finally the complete story was arranged in my head I drew a seres of pictures of what I saw there. In films they call this ‘making a storyboard.’ With this storyboard at hand all I had to do was describe what was taking place in the drawings. That’s how I wrote my first book and all of the sixteen others that followed.” [James Flora, 1988].

muccaTitolo: Il giorno in cui la mucca starnutì
Autore: James Flora
Editore: Orecchio acerbo
Dati: 2011, 44 pp., 16,00 €

Trovate questi libri tra gli scaffali del Giardino Incartato, libreria per ragazzi in via del Pigneto 303/c, Roma. Oppure, se non siete a Roma potete trovarci scriverci (ilgiardinoincartato@gmail.com) e chiederci di spedire a casa vostra, lo faremo con molto piacere ricorrendo a Libri da asporto.

Pinocchio prima di Pinocchio. E dopo?

È una Genesi laica, di legno e colori immensi quella che ha illustrato Alessandro Sanna, quella di Pinocchio.

All’inizio fu un magma primordiale dal quale si staccò un pezzetto ribelle di luce, probabilmente stanco di brillare nell’universo sconfinato. Velocissimo, e come ben deciso a farlo, atterra in un’esplosione bianca. Queste esplosioni di norma generano distruzioni; di norma. Ma questo pezzetto ribelle di universo no, questo ha seguito la lezione di Munari e genera un albero: da un tronco due diramazioni e da ciascuna altre due, fino a diventare sufficientemente ampio da attirarsi le invidie del cielo che lo colpisce con un fulmine e ne stacca via un ramo.

Pinocchio prima di Pinocchio5
Pinocchio prima di Pinocchio, Alessandro Sanna – 2015, Orecchio acerbo

Quando lo vedo, lì dritto, impettito, stagliarsi nell’aurora, o nel tramonto, lo immagino pronto a mirabolanti avventure. E non mi sbaglio: parte a grandi balzi. Non conosce mezze misure. Sembra felice, ma non pare Pinocchio, non vedo il naso lungo che, così di profilo, certamente salterebbe agli occhi. D’altra parte, da come capitombola e si diverte, sembra proprio lui. Non so… io continuo a seguirlo, e con una certa trepidazione, perché il ragazzino di legno si sta fidando ciecamente di un gatto e di una volpe, silhouette nere nella neve bianca, e s’avvia a passo sicuro verso una folla di altri legnosi, verso un bosco, che dal tanto danzare s’infiammano.

Pinocchio prima di Pinocchio1
Pinocchio prima di Pinocchio, Alessandro Sanna – 2015, Orecchio acerbo

Scappa! Scappa! Verrebbe da dire, e lo dico, trepidante, specie quando appare un’enorme figura che ingoia tutto, mangia fuoco, fiamme, mangia gli alberi. Il ramo corre, si bagna, si fa ramoscello di pace nel becco di una colomba, incontra un grillo e un gufo e un serpente. Io sono andata oltre, fino alla fine, che è un chiaro inizio. Ma mentre non voglio svelarvi altro, qualcos’altro voglio chiedere all’autore.

Pinocchio prima di Pinocchio2
Pinocchio prima di Pinocchio, Alessandro Sanna – 2015, Orecchio acerbo

1. Alessandro, la scelta di raccontare senza parole è dovuta al voler universalizzare, lasciare fuori dallo spazio e dal tempo, il rapporto tra il mito e il lettore?
R: Le parole sono nell’immagine. Potrei anche dire che le parole lasciano il posto ai respiri interni ed esterni di ognuno di noi. Senza parole mi sembra d’esser più libero e la libertà di comunicazione è sempre una chimera che inseguo nei miei libri d’autore.

2. Io ho ritrovato tra le pagine alcune citazioni. La prima, sebbene adattata a tutt’altro contesto, è de “Il Signor Bastoncino” di Axel Scheffler, un’altra è de “Il Piccolo Principe”,  il serpente e l’elefante. Ce ne sono altre, o invece, anche queste due sono “solo” l’ottimo risultato del dialogo che le opere autoriali innescano tra loro?
R: Tutte queste sono assolutamente citazioni appropriate, ma ci sono anche rimandi alla storia dell’arte da Giacometti a Mark Rothko oppure ai mediavali Duccio e Cimabue. Forse anche il cinema d’animazione di silhouette di Lotte Reineger.
La verità è però che tutte le conoscenze implicite ed esplicite sono fuori dalla mia mano quando disegno. Il libro infatti è una metafora dell’essere artista, con il serpente che mangia tutti e poi sputa dal sedere e anche con il pescecane che mangia tutti e rimette al mondo dalla bocca tutti i personaggi. Tutti noi siamo digerenti medium che buttano fuori, da ogni orifizio possibile, il conosciuto e il vissuto.

3. La narrazione, come l’evoluzione, come la vita stessa, è ciclica: si parte da un punto per tornare a un altro molto simile ma del tutto diverso e quindi ripartire: dopo la storia Prima, c’è quella di Pinocchio. E dopo?
R: Dopo c’è un’altra vita. il libro si doveva chiamare “La vita prima della vita” e “La vita dopo la vita”. Pinocchio è venuto a smorzare i toni. Quello che voglio raccontare con questo libro è la fragilità del bambino e precisamente del bambino in condizioni di vita costretta. Mi riferisco alla vita in ospedale di bambini ammalati e purtroppo con poche speranze. Quei bambini li ho visti e incontrati e da lì è partito tutto.

4. Per concludere, ti voglio fare una domanda che qualcuno mi ha suggerito di porti, anche se non svelerò mai chi!, perché della tua risposta non si può far senza: Alessandro, ma come fai a fare disegni così belli?
R: Lavoro tantissimo. Così tanto che anche la mano penso abbia un suo cervello e spesso devo ascoltarla. Grazie!

cop pinocchio prima di pinocchio

Titolo: Pinocchio prima di Pinocchio
Autore: Alessandro Sanna
Editore: Orecchio acerbo
Dati: 2015, 64 pp., 17,50 €

Trovate questi libri tra gli scaffali del Giardino Incartato, libreria per ragazzi in via del Pigneto 303/c, Roma. Oppure, se non siete a Roma potete trovarci su Bookdealer o chiederci di spedire a casa vostra, lo faremo con molto piacere ricorrendo a Libri da asporto.

Babbo Natale, di Raymond Briggs

Lo so, da qualche parte in questo blog ho affermato che bisogna rifuggire i libri che brillano, quelli coi lustrini. L’ho detto, sì, però… Però questo albo a fumetti del 1973, ristampato da Rizzoli nel 2013, brilla di luce propria, e i lustrini sono solo una bella cornice.

Brilla di ironia, di tenerezza, di anticonformismo, di sincerità.

babbo natale briggs1
Babbo Natale, Raymond Briggs – Rizzoli 2013

L’ironia è magistrale: in questo Babbo Natale dal naso paonazzo per il freddo, che preferirebbe di gran lunga starsene a dormire piuttosto che andarsene in giro a consegnare regali nel freddo e nel gelo della notte invernale. Mentre, striscia dopo striscia, si prende cura dei suoi polli e delle sue renne, è tutto un borbottare, un rabbrividire, un grrrrrrare.

La tenerezza è nei gesti  goffi, nella corpulenza impacciata, nelle carezze sul capo del cane e del gatto, nel partire, nonostante sogni l’estate tra i brividi, e nel mettersi al lavoro.

babbo natale briggs2
Babbo Natale, Raymond Briggs – Rizzoli 2013

L’anticonformismo e la sincerità vanno di pari passo. Questo Babbo Natale dalla divisa rossa come tutti gli altri, dalla barba folta e bianca, dal berretto rosso, esattamente come tutti gli altri, è piuttosto umano. Si lamenta se non riesce a passare dal camino, se deve consegnare i regali in mezzo al mare, ai bimbi del faro, e ha da ridire su tutto. Però gioisce genuinamente se qualche bimbo attento gli ha lasciato un bel bicchiere di vino, e lo tracanna.

Ho dimenticato di dire che questo albo di Raymond Briggs è brillante di poesia. Consiglio allora questo libro a tutte le bambine e i bambini, e anche ai loro grandi, desiderosi di un Natale che brilli di poesia.

babbo natale briggs
Babbo Natale, Raymond Briggs – Rizzoli 2013

(Vi segnalo che Raymond Briggs è anche l’autore del celebre “The Snowman”, il cui corto animato potete vedere qui)

babbo natale cop.pngTitolo: Babbo Natale
Autore: Raymond Briggs
Editore: Rizzoli
Dati: 2013, 32 pp., 15,00 €

…È tutto quello che vuoi tu!

Una scatola è una scatola è una scatola è una scatola… così diceva Gertrude Stein, mi pare. Ah no! Il discorso semantico era riferito alle rose (o alle promesse?)! E infatti questa Non è una scatola; sebbene sia di cartone, quadrata, sia ben evidenziato il suo peso (250 gr) e un bel timbro rosso sul retro specifichi che non si debba capovolgerla.

Non è una scatola - Antoinette Portis

Pagina dopo pagina si apre la scatola, si va oltre l’imballaggio e una scritta rossa grande e grossa lo ribadisce: Non è una scatola.

Una voce simile alla nostra chiede a un coniglietto seduto in una scatola: “Perché ti sei seduto in una scatola?” Il coniglietto drizza le orecchie che appena voltata la pagina si piegano perché investite dal vento: “Non è una scatola”! È una macchina da corsa rossa fiammante e poi scusami, non ti sento, ho il vento tra i capelli, nelle orecchie, sembra dire il coniglietto che prosegue la sua corsa.

Non è una scatola - Antoinette Portis
Non è una scatola – Antoinette Portis

Si continua così, con la voce, sempre più simile alla nostra, che chiede “Che cosa fai su quella scatola?” E perché te la sei messa addosso, e perché ci giri intorno… Non è una scatola, è il Monte Coniglio e io sono un robot, e un addestratore d’elefanti indiani. Una variazione sul tema che non stanca mai, piuttosto incuriosisce. Se non è una scatola allora cos’è? Facciamo finta che… è questo il gioco, naturale e spontaneo, che coinvolgerà certamente anche il genitore narrante.

Grafica e layout sono essenziali e fungono da guida: il coniglietto e la scatola sono il frutto di linee nere, senza ombra, e mostrano ciò che il genitore vede. Il rosso (che già ci aveva sgridati all’inizio quando ostinati continuavamo a parlare di scatole) manifesta invece la fantasia, la libertà dirompente dell’immaginazione: è grazie alle sue linee che vediamo la mongolfiera, il razzo spaziale, la nave dei pirati.

Non è una scatola - Antoinette Portis
Non è una scatola – Antoinette Portis

Antoinette Portis è un’autrice che non dovrebbe assolutamente mancare nella libreria dei vostri bambini, sarebbe come se mancasse Munari, se non proponeste loro mai Sendak. E Kalandraka a un prezzo equo, considerato l’allestimento complesso e raffinato, ci offre l’occasione di far loro un bel regalo. Sono certa che offrendo ai bambini prodotti di qualità, leggendoli assieme a loro, dando loro la possibilità di entrare in contatto con albi studiati, creati con intelligenza e affetto, essi avranno l’occasione di maturare un gusto personale e proprio, assolutamente distante dalla banale omologazione dai colori pacchiani, dalle linee banali e dalle parole urlate e mielose che affollano una (ahimè!) grande parte della produzione letteraria destinata ai piccoli lettori. Perché albi come questo fanno in modo che la lettura (e l’albo permette la lettura anche ai bimbi che non sanno leggere) diventi esperienza, gioco, confronto con la realtà, viaggio con l’immaginazione.

Non è una scatola - Antoinette Portis
Non è una scatola – Antoinette Portis

Infine la scelta del coniglietto piuttosto che del bambino: perché un animaletto? Perché non il bambino? Si tocca un punto fondamentale della narrazione ai bimbi: perché è un bambino? Potrebbe chiedere la bambina lettrice? Perché ha i capelli ricci questa bambina? Potrebbe chiedere la bimba coi capelli lisci; perché questo bambino è bianco? Potrebbe chiedere il bimbo nero Non sono io… non mi ci rivedo, è un altro bambino. Il coniglietto è un coniglietto è un coniglietto, è un coniglietto. E a furia di esserlo diviene ciascun bambino, simbolo di ciascuna bambina. Permette un’immedesimazione completa e perfetta.

No, questo libro non è affatto, affatto una scatola.

Titolo: Non è una scatola
Autore: Antoinette Portis
Editore: Kalandraka
Dati: 2011, 40 pp., 14,00 €

Ristampa, 2019

Un lupo nella neve

Un lupo e una bambina nella neve. Insieme, a sé stanti. Ciascuno smarrito nella tormenta, ciascuno impaurito e tremante, entrambi in sintonia l’uno con l’altro, diversissimi.

È la storia del tempo sospeso. Di quegli istanti in cui ci si osserva, ci si annusa, cercando di comprendere l’uno le intenzioni dell’altro. Vorrà accarezzarmi? Vorrà afferrarmi?, si chiede il lupo mentre sta nella parentesi bianca e soffice del tempo sospeso in cui tutto, davvero tutto, può avvenire, in cui nessuno sa, in cui solo ci si chiede.

Un lupo nella neve, di Matthew Cordell - 2018, edizioni Clichy
Un lupo nella neve, di Matthew Cordell – 2018, edizioni Clichy

Un lupo nella neve, vincitore del prestigioso Caldecott Medal 2018 (il più prestigioso riconoscimento statunitense per la letteratura dell’infanzia), è un libro senza parole che si apre con un prologo che anticipa tutto, anche il titolo, e che ci pone in un dove e quando molto circostanziato; ci fornisce tutte le informazioni utili per muovere i nostri passi nella storia che verrà. C’è una casetta ai margini del bosco, calda, accogliente, in cui vive una piccola famigliola: papà, mamma, bambina e cane. Il tempo fuori è sereno, i campi ancora croccanti dell’erba giallognola dell’autunno, lo sguardo sullo spazio aperto e sul cane, che, in lontananza, dinanzi all’uscio di casa, saluta abbaiando. Le immagini si velano di fiocchi di neve che cadono ancora radi e ci accompagnano fino a due cammei, in uno la bambina (il cui cappotto rosso richiama la celebre Cappuccetto) spicca, solitaria, su una collina, nell’altro un branco di lupi su un’altra, si direbbe dirimpetto, annusa l’aria, ulula al cielo. Ancora separati, ancora mondi a sé stanti soggetti alle stesse intemperie.

Un lupo nella neve, di Matthew Cordell - 2018, edizioni Clichy
Un lupo nella neve, di Matthew Cordell – 2018, edizioni Clichy

Capita che la neve cominci a cadere con maggiore intensità e che un cucciolo di lupo perda le tracce del proprio branco, raccontato con tratti realistici in inchiostro e acquerello, e che la bambina lo veda, senta i suoi guaiti di paura e si chini, pronta ad accoglierlo. In questo momento è il cucciolo di lupo ad annusare il tempo sospeso, a valutare se potersi fidare o meno. Una macchia rossa nella neve potrebbe rivelarsi tiepida o bollente. Bisogna ben considerare e poi decidere se lasciar spazio alla paura o all’istinto e fidarsi.

Nelle illustrazioni seguenti il lupacchiotto è avvoltolato nella mantellina rossa, tiepida. La bambina, coraggiosa e intraprendente, segue gli ululati per restituirlo al branco. Nel momento in cui bambina infagottata e lupi dal manto ispido e selvatico si incontrano, i tempi sospesi sono due: quello della lupa che non sa se l’umana voglia far del male o meno al proprio cucciolo e quello della bambina che non sa se l’animale reagirà in maniera aggressiva, spaventato.

Un lupo nella neve, di Matthew Cordell - 2018, edizioni Clichy
Un lupo nella neve, di Matthew Cordell – 2018, edizioni Clichy

E invece a prevalere è la riconoscenza che non si ferma al semplice agire in maniera temperata, ma che lascia una scia di consapevolezza e intelligenza che è una traccia ben chiara nella neve in tempesta e che permetterà alla famiglia della bambina in rosso, presente sulla scena grazie alla luce delle torce che fende l’aria, di trarla in salvo dal bosco in cui si era smarrita.

Ululare e abbaiare, talvolta, hanno lo stesso timbro, quello della generosità, dell’amicizia, pur essendo lingue diverse.

imageItem.jpgTitolo: Un lupo nella neve
Autore: Matthew Cordell
Editore: Clichy
Dati: 2018, 32 pp., € 19,00