“Vorrei avere…”

Per parte mia vorrei avere la distratta leggerezza delle ali di una farfalla in un mattino ventoso, ma se non avessi questo desiderio segreto (non più ormai) ne avrei senza dubbio trovato uno da condividere in questo splendido albo illustrato che porta le firme di Giovanna Zoboli, per quanto riguarda il testo, e Simona Mulazzani, per le illustrazioni.

Vorrei avere… è un albo che rapisce, letteralmente, specie per la struggente poesia che avvolge e strega ogni parola, ogni tratto. Anche quando si parla di una certa fame allegra che punge l’orso nel frutteto, anche quando si vorrebbe “il nero della pantera di notte a confonder[ci] nel buio”.

Le illustrazioni, curate in ogni dettaglio, in cui l’acquaforte e l’acquerello rendono perfettamente il connubio intensità/colore, nascondono sorprese e manifestano rinvii colti (quello più esplicito è a Henri Rousseau); il testo è snello e rotondo al contempo, si legge d’un fiato, senza compiacimenti si apre e si chiude nell’arco di un respiro.

Vorrei avere..., di Giovanna Zoboli, Simona Mulazzani - Topipittori
Vorrei avere…, di Giovanna Zoboli, Simona Mulazzani – Topipittori

Sembra di essere a teatro: gli animali sono in scena nella loro naturale perfezione fatta d’istinto e sensazioni. I colori sono sempre pieni e l’alternarsi di questa pienezza conferisce a ogni quadro un movimento che è visivo e morbido.

I bambini trovano in questo genere di arte la loro più naturale espressione: quando si parla senza orpelli, quando si riserva loro un lessico che è completo e chiaro nella sua elegante complessità non c’è dubbio che essi colgano il senso (non il messaggio) prima e meglio degli adulti. Non il messaggio perché trovarne uno è passatempo e cruccio dei grandi, ai bambini non interessa, i bambini sorridono delle corna del cervo divenute foresta di pensieri (“vorrei avere la foresta di pensieri del cervo quando ascolta il bosco”) e contano divertiti i luminosi uccelli e le altre creature che proprio tra quei rami/pensieri/palchi trovano casa e cibo.

Vorrei avere..., di Giovanna Zoboli, Simona Mulazzani - Topipittori
Vorrei avere…, di Giovanna Zoboli, Simona Mulazzani – Topipittori

Un “contenuto speciale” in coda all’albo: gli sketches in bianco e nero raccontano nell’arco di due pagine la storia delle illustrazioni: come nascono, come crescono, acquisiscono dettagli, ne tralasciano qualcuno, cambiano prospettiva. Personalmente mi colpisce la splendida evoluzione del quadro del cane e della sua malinconia; trovo assolutamente geniale, specie ora che scopro la prima intenzione, il rapporto prospettico e quello grande/piccolo che sottolineano l’umore malinconico degli occhi dell’animale in relazione agli arredi della stanza, giochi di bimbi, e alla stanza stessa ingombra della struggente dolcezza del momento.

La quarta di copertina è, infine, manifesto e senso di quanto sia importante restituire al lettore il proprio gusto e la propria autonomia. Niente suggerimenti, niente sussurri ammiccanti, solo un verso che è reale espressione di ciò che ritroveremo nel libro: “Vorrei avere… il collo ascensore della giraffa in una casa d’aria”.

Quando ho scritto questa recensione era il 2010, l’albo era uscito da pochissimo tempo e aveva una copertina diversa. Nel 2021 ha cambiato copertina, ora all’azzurro dilatato di un cielo nella savana si sostituisce quello rosato e languido di una notte di luna piena nella giungla. La poesia, quella, è sempre la stessa. Lo trovate negli scaffali del Giardino Incartato.

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vorreiavere_cop_topipittori1Titolo: Vorrei avere…
Autore: Giovanna Zoboli, Simona Mulazzani
Editore: Topipittori
Dati: 2010, 32 pp., 16,00 €

Else-Marie e i suoi sette piccoli papà

Else-Marie e i suoi sette piccoli papà, di Pija Lindenbaum - 2018, Il Barbagianni

Else-Marie ha sette piccoli papà, alti quanto un vaso da fiori, coi loro cappelli e le loro valigette da ufficio, le loro abitudini, e bravi lettori di storie prima di andare a letto. Fin qui nulla di strano, non fosse che la mamma di Else-Marie è alta almeno un metro e settanta.

Else-Marie e i suoi sette piccoli papà, di Pija Lindenbaum - 2018, Il Barbagianni
Else-Marie e i suoi sette piccoli papà, di Pija Lindenbaum – 2018, Il Barbagianni

Sembra che quello di Else-Marie sia un sogno, il frutto dolcissimo e affollato della sua immaginazione che supplisce all’assenza di un papà che non c’è più, o magari non c’è mai stato. Questo, immaginiamo a nostra volta, quando la cogliamo seduta sul davanzale della finestra, presa dai suoi pensieri tanto da lasciare in sospeso giochi e disegni. Vagheggia del papà Gustav che ha una voce squillante, e di Rune, che ha un piccolo neo sull’orecchio, li pensa uomini d’affari, impegnatissimi, sempre in viaggio e si figura i regalini che le porteranno, ben incartati di un rosa infiocchettato di verde.

Else-Marie e i suoi sette piccoli papà, di Pija Lindenbaum - 2018, Il Barbagianni
Else-Marie e i suoi sette piccoli papà, di Pija Lindenbaum – 2018, Il Barbagianni

I sette piccoli papà di Else-Marie sono proprio come qualsiasi altro papà, leggono volentieri le storie prima di andare a dormire ma la sgridano quando non va a letto all’ora stabilita, si svegliano borbottando, ma recuperano il buonumore dopo aver bevuto il the e le mettono fretta quando sta in bagno a leggere le avventure di Fantomen.

Tutto sembra procedere seguendo la linea della nostalgia, del desiderio che si fa sogno. Fino a quando la mamma di Else-Marie, una mattina a colazione, non dichiara che, non potendo andare a prendere la bambina al doposcuola, se ne occuperanno i papà. Else-Marie è preoccupata, cerca di farle cambiare idea: cosa diranno i suoi amici di lei e soprattutto, cosa penseranno dei suoi sette piccoli papà?

Else-Marie e i suoi sette piccoli papà, di Pija Lindenbaum - 2018, Il Barbagianni
Else-Marie e i suoi sette piccoli papà, di Pija Lindenbaum – 2018, Il Barbagianni

Una cosa è certa i papà sono lì! Coi loro impermeabili e i loro sette cappelli ma, nonostante i rischio sia molto alto, nessuno li schiaccia, nessuno li usa a mo’ di bambola, nessuno, soprattutto, li giudica. Ed Else-Marie può tornare a vivere serenamente la sua vita di tutti i giorni, deliziandosi con un bagno in una vasca affollata di sorrisi, affetto e papà.

Else-Marie e i suoi sette piccoli papà, di Pija Lindenbaum - 2018, Il Barbagianni
Else-Marie e i suoi sette piccoli papà, di Pija Lindenbaum – 2018, Il Barbagianni

Il testo si muove sui toni del realismo quotidiano; la sua bellezza sta nella semplicità con la quale questo realismo diviene magico, ineffabile. Assurdo porsi delle questioni pratiche, assurdo indugiare sui possibili risvolti, su quel tanto che c’è tra le pieghe. In questa casa disordinata, ordinaria, nel pigiama appeso ai piedi penzoloni sul water, nella cartaccia a terra sull’autobus, nei calzini lasciati in giro, nei capelli scomposti e in vasche da bagno piene sulle quali stanno appesi i panni ad asciugare, c’è la poesia, che rende questa storia spassosa e al contempo tenera, tenerissima, vera.

Else-Marie e i suoi sette piccoli papà, è opera del 1990 di Pija Lindenbaum, brillante autrice svedese già premiata con l’Astrid Lindgren Award.

Else-Marie e i suoi sette piccoli papà, di Pija Lindenbaum - 2018, Il BarbagianniTitolo: Else-Marie e i suoi sette piccoli papà
Autore: Pija Lindenbaum
Editore: Il Barbagianni
Dati: 2018, 32 pp., 16,50 €

Lo trovi sugli scaffali del Giardino Incartato, libreria indipendente per bambini e ragazzi, in via del Pigneto 303, a Roma

Un giorno nella vita di tutti i giorni

In città e Un giorno nella vita di tutti i giorni di Ali Mitgutsch a confronto (1995, 2016)
In città e Un giorno nella vita di tutti i giorni di Ali Mitgutsch a confronto (1995, 2016)

Qualche anno fa ho fatto una cernita tra i libri che ancora conservavo in Calabria, nella mia vecchia stanza a casa dei miei genitori. Tra i tanti classici illustrati per ragazzi (nella loro versione integrale) che rientrarono nella prima scelta, fece capolino un libro minuscolo, rettangolare e senza parole. Si trattava di In città di Ali Mitgutsch, edito da Ravensburg.

Lo lessi e rimirai, mi piacque enormemente. Poche pagine cartonate di immagini fitte fitte. Delizioso. Chiesi a mia madre e lei (maestra alla scuola materna), mi riportò anche una copia che aveva usato a scuola di Al mare, costituita da due sole pagine, anch’esse piuttosto sdrucite, e mezza copertina. Ottimo segno, i bambini degli anni Novanta avevano apprezzato come me.

Per questo non ho dubbi: Un giorno nella vita di tutti i giorni  è un libro che non può mancare nella libreria dei vostri bambini.

Sono scene di vita quotidiana, densissime di dettagli e, naturalmente, rispondenti ai giorni cittadini del 1968. L’edizione portata in italia da Gallucci (in Germania i titoli di Ali Mitgutsch sono stati riediti lo scorso anno) è di grande formato e il confronto con i miei piccoli è contrastante. Inizialmente mi sono trovata spiazzata da questa differenza così macroscopica; ritengo che la dimensione ridotta fosse un valore aggiunto all’idea del rendere le scene nelle minuzie. In realtà, questa è una considerazione legata a quell’affetto, un po’ innamoramento, di cui vi raccontavo poco sopra. Le grandi dimensioni rendono efficace la lettura alla ricerca dei dettagli.

In una piscina affollata da un centinaio di bambini, sotto lo sguardo vigile di qualche nonna piuttosto svampita e di una bagnina, mentre i pochi adulti prendono bellamente il sole o pensano agli affari propri, molti bimbi scivolano, altri nuotano altri scherzano abbassando le mutande ai propri amici, scoprendo sederini in netto contrasto con la pelle rossastra, chiaro segno di errato utilizzo della crema solare. Mentre un bimbetto sorridente annaffia con la sua pipì un cespuglio, dall’alto del trampolino una bimba lo annaffia a sua volta sputacchiandogli in testa.

Un giorno nella vita di tutti i giorni, di Ali Mitgutsch- 2016, Gallucci
Un giorno nella vita di tutti i giorni, di Ali Mitgutsch- 2016, Gallucci

Si possono leggere molte storie, tutte diverse e tutte contenute nello spazio di una doppia pagina. Certamente tutte divertenti.

C’è poi una festa di paese, un cantiere, un mercato e una scena che racconta un pomeriggio al parco. Qui mi sono divertita a confrontare la nuova edizione con quella vintage. Il Circo è diventato un più politically correct Circo delle pulci e il costo del biglietto è drasticamente diminuito di conseguenza, passando dalle 5 mila lire a 50 centesimi di euro. La bella edicola, aperta ancora alle 16 del pomeriggio, è diventata giornali e infine, sul pontile di un laghetto troneggia un barche a noleggio che esplicita il processo di semplificazione della lingua diventando noleggio barche.

In città, di Ali Mitgutsch- 1995, Ravensburg
In città, di Ali Mitgutsch- 1995, Ravensburg

La tavola conclusiva è un paesaggio montano, innevata e degna conclusione di questo delizioso Wimmelbuch (libro che brulica), ispirato ai miei amati pittori fiamminghi del Cinquecento, che consiglio a partire dai 2 anni.

9788893480888_0_536_0_75Titolo: Un giorno nella vita di tutti i giorni
Autore: Ali Mitgutsch
Editore: Gallucci
Dati: 2016, 25 pp., 14,90 €

Trovi questi libri tra gli scaffali della Libreria Il giardino Incartato, via del Pigneto 303/ c, a Roma

Maturare verso l’infanzia

Il pavimento è color cannella; il pavimento della bottega di Jakob; bottega di stoffe, luogo di cambiamenti e buffe metamorfosi. Jakob è il padre di Bruno, e Bruno è Bruno Schulz, giornalista, scrittore, ebreo.

I nostri, i miei, sono gli anni della continua ricerca del restare sempre sé stessi, per distinguersi, emergere. Avere una propria forte identità, riconoscibile soprattutto, che ci renda unici; una identità che ci protegga. Fino all’irritarci, al renderci insofferenti verso quella stessa unicità che abbiamo ricercato e che ci rende sempre uguali, imprigionati nelle nostro crescere, divenire adulti. Incapaci di rinnovarci, di mostrarci candidi, di riscoprirci ingenui, di salvarci plasmandoci, cambiando.

Per questa ragione, quando nel bel mezzo dell’albo mi imbatto in questa frase, trasalgo: “Jakob si mischiava e si impastava con il mondo per guardare tutto con occhi nuovi e diventare ogni volta un po’ meno se stesso”. Si tratta di un padre dalle “instancabili gesta”, dalle continue metamorfosi, capace di cogliere la vita nella materia e adattarla a sé stesso. Si mischiava e impastava e Bruno anelava a imitarlo ma un’imbarazzante testa grossa lo frenava: gli rendeva difficile l’idea di riuscire a librarsi in volo come un rapace, o tenersi in equilibrio a testa in giù come un ragno, soprattutto a sfuggire alla scopa della governante Adela che, sempre, presa alla sprovvista dai cambiamenti di forma di papà Jakob, cercava di scacciarlo ramazzando.

Ofra Amit, Nadia Terranova, Bruno, il bambino che imparò a volare. Orecchio acerbo
Ofra Amit, Nadia Terranova, Bruno, il bambino che imparò a volare. Orecchio acerbo

Quando Jakob sparì per non fare più ritorno, perso in una delle sue mutazioni, pensava Bruno,  il bambino sfogò l’amarezza della solitudine e della mancanza nel disegno: incise e disegnò per non dimenticare, per conservare, per non restare imprigionato in sé stesso, nella propria timidezza, nella propria malinconia. “Essendo cresciuto con una testa abnorme, Bruno conosceva le parole giuste per trasformare la diversità in opportunità”. E cercò di insegnarle anche agli altri.

Con lo stesso intento, immagino Bruno alle prese con la realizzazione degli affreschi (illustrazioni delle fiabe dei fratelli Grimm) per i figli del “suo” nazista, quello che lo proteggeva, schiavizzandolo, per sfruttarne il talento e la grazia.

La diversità di Bruno non lo salvò. Alla sparizione del padre ne seguirono altre, e con una velocità fulminea si attuò il feroce piano di annullamento: tutti gli ebrei, a prescindere se ordinari, straordinari, strambi o col testone, furono perseguitati. Gli ebrei come i rom e sinti, i malati di mente, i testimoni di Geova, gli omosessuali, gli oppositori politici. Tutti umiliati, straziati, trucidati; alla stessa maniera eliminati, resi uguali l’uno all’altro dall’orrore del nazismo. Tutti, anche Bruno, ucciso per strada in una giornata d’autunno del 1942 da un ufficiale alla ricerca di vendetta giacché il nazista di Bruno aveva ucciso il “suo” ebreo. Bruno non esiste più, e i suoi scritti, i suoi disegni sono cancellati e dispersi dal tempo.

Poi anche i nazisti pagheranno il loro appiattirsi in un’unica atroce immagine. Gli stralci di umanità sopravvissuta si muoveranno, si allontaneranno e fuggiranno dai luoghi dell’orrore. Uno scampolo di famiglia entrerà in una bottega impolverata dal pavimento color cannella e ne esplorerà gli spazi, per renderli propri, rifugio e casa. Su quel pavimento una mano bambina alla ricerca di cose utili ne scoprirà di preziose e uniche: i disegni e gli scritti di Bruno.

Ofra Amit, Nadia Terranova, Bruno, il bambino che imparò a volare. Orecchio acerbo
Ofra Amit, Nadia Terranova, Bruno, il bambino che imparò a volare. Orecchio acerbo

Oggi di lui ci sono rimasti articoli, disegni, saggi, racconti e due romanzi: Le botteghe color cannella e Il sanatorio, all’insegna della clessidra. Un terzo, Il messia, definito il suo capolavoro, è andato perduto. E chissà che non sia in volo, tra gli artigli di un rapace variopinto che, nonostante una grossa e sproporzionata testa, vola leggiadro alla ricerca di un cantuccio polveroso di soffitta, uno scaffale di bottega per posarsi.

Bruno, il bambino che imparò a volare è una storia di Nadia Terranova, illustrata da Ofra Amit con immagini ampie e ariose che ben suggeriscono lo spazio, la libertà e il largo respiro cui Bruno in un modo o nell’altro anelava. Le parole, ognuna di esse, ci accompagnano e preparano al volo. Le piume rosse, perse da Jakob o da Bruno?, segnano il rincorrersi degli eventi, placide s’adagiano sulle pagine come se lo facessero sul tempo, a testimoniare la vita, così come un’attitudine. E come piume rosse, le parole lievi e dense di Nadia Terranova s’adagiano nella memoria di chi legge e in essa trovano, senza dubbio, spazio e tempo.

“Fredda serata di fine autunno. Bruno Schulz è ancora bambino. La madre entra in camera sua e lo trova intento a nutrire alcune mosche con granelli di zucchero. Stupita, gli domanda cosa mai stia facendo. “Le sto irrobustendo per l’inverno.” Vero o falso l’aneddoto raccolto da David Grossman, di certo quel bambino non poteva immaginare che da lì a pochi anni non l’epoca geniale da lui sognata sarebbe sorta, ma una delle più buie dell’umanità. Un lungo inverno nel quale, come mosche, sarebbero morte milioni di persone” (Paolo Cesari)

bruno_cover1Titolo: Bruno, il bambino che imparò a volare
Autori: Nadia Terranova, Ofra Amit
Editore: Orecchio acerbo
Dati: 2012, 40 pp.

Lo trovi sugli scaffali del Giardino Incartato

Le bugie hanno zampe corte o cappelli appuntiti

Jon Klassen - Voglio il mio cappello
Jon Klassen – Voglio il mio cappello – Zoolibri

Pungente questo albo illustrato e raccontato da Jon Klassen, pungente e molto, molto divertente. Divertente da risate larghe e mani sui pancini. Pungente per la sua spiazzante inclemenza.

Voglio il mio cappello!, l’orso non ci sta ad averlo smarrito, d’altra parte, per quanto vi è affezionato doveva essere proprio un bel cappello, e poi, anche se così non fosse si tratta comunque del suo cappello! L’orso chiede in giro, è determinato e gentile: chiede alla ranocchia, chiede alla volpe… nulla. Quando incontra un coniglio dalle risposte agitate (rosse) e iperinformative, si insinua nel lettore il sospetto e il fatto che il coniglio indossi un cappello (anch’esso rosso) non depone a suo favore e ne fa il principale indiziato; ma l’orso ingenuamente passa oltre e continua la paziente ricerca; fino a quando non incontra un cervo che gli pone una domanda interessante la quale gli fa tornare alla mente qualcosa…

Jon Klassen - Voglio il mio cappello - Zoolibri
Jon Klassen – Voglio il mio cappello – Zoolibri

L’orso fino a questo primo climax ha dimostrato pazienza, determinazione, capacità di chiedere aiuto e di trovare delle soluzioni. Cosa avverrà dopo l’illuminazione? Beh, quel che voglio dirvi è che ciò che avverrà è assolutamente divertente, elegantemente umoristico. Forse ho rovinato fin troppo una ben costruita suspense  ma vi divertirà, e molto, leggere questo albo ai vostri bambini o leggerlo con loro (Zoolibri, la casa editrice di Reggio Emilia che lo pubblica, ne consiglia la lettura dai 5 anni) perché è raffinato in tutto anche nella gestione dei tempi, delle scene, soprattutto nel lessico, assolutamente adatto a rendere viva e vivace la storia.

Jon Klassen - Voglio il mio cappello - Zoolibri
Jon Klassen – Voglio il mio cappello – Zoolibri

Sui toni del bruno, grigio e dell’ocra spicca il rosso che è solo del cappello. Le illustrazioni nella loro raffinata sobrietà colpiscono e divertono per l’espressività dei protagonisti, resa in maniera realistica e straordinaria.

Ho trovato il booktrailer in rete, è in inglese ma gli sguardi sono un linguaggio universale. Oltre al blog dell’autore, peraltro, potete fare una capatina qui: scoprirete che c’è qualcun altro alle prese con un cappello.

copertina voglio il mio cappelloTitolo: Voglio il mio cappello!
Autore: Jon Klassen
Editore:  Zoolibri
Dati: 2012, 40 pp., 15,00 €
ristampa 2022

Questo cappello mi calza a pennello!

Questo non è il mio cappello, Jon Klassen

Questo non è il mio cappello - Jon Klassen - Zoolibri 2013
Questo non è il mio cappello – Jon Klassen – Zoolibri 2013

È un vero e proprio thriller questo secondo appuntamento con la trilogia dei cappelli di Jon Klassen. Un pesciolino reo confesso ruba il cappello (un piccolo cappello) a un grande pesce addormentato. Lui lo sa che non si dovrebbe fare, rubare un cappello, rubare in genere, però è un fatto che il cappello rubato gli calza a pennello mentre al pesce legittimo proprietario stava evidentemente piccolo.

Questo non è il mio cappello - Jon Klassen - Zoolibri 2013
Questo non è il mio cappello – Jon Klassen – Zoolibri 2013

Il pesciolino nuota velocemente in cerca di un riparo, di un luogo sicuro in cui scampare sostanzialmente alla propria coscienza, giacché il ladruncolo è convinto di aver compiuto il furto perfetto, che il pescione sia tonto quanto grosso e non si accorgerà di nulla, che il pescione non lo troverà mai e che il granchietto che l’ha visto fuggir via con il cappello in testa gli farà da palo. Però… ebbene il ‘però’ non posso svelarlo altrimenti che thriller sarebbe? Quello che posso certamente aggiungere è che questo albo è elegante e arguto tanto quanto lo era “Voglio il mio cappello!”, che le illustrazioni attuano un gioco di sguardi esilarante ed esso stesso narrativo, che questo albo non può assolutamente mancare nella libreria dei vostri bimbi.

La casa editrice che lo pubblica, Zoolibri, lo consiglia dai 5 anni, io credo sia adatto anche a partire dai 3.

Per giocare con il pesciolino e il cappello che non è suo la Walker Books ha realizzato due semplici schede che trovate qui

questo-non-e-il-mio-cappelloTitolo: Questo non è il mio cappello
Autore: Jon Klassen
Editore: Zoolibri
Dati: 2013, 40 pp., 15,00 €

Lo trovi tra gli scaffali del Giardino Incartato

Effetto starnuto

Jim Flora - Il giorno in cui la mucca starnutì - Orecchio acerbo

jim-flora-il-giorno-in-cui-la-mucca-starnutc3ac1Quando ti ritrovi tra le mani un libro che hai cercato e desiderato a lungo a soli 16,00 euro e tradotto nella tua lingua realizzi quanto possano essere competenti e raffinate le scelte di una casa editrice per ragazzi quando in mente si ha un’idea chiara di quello che è, e può essere, un albo illustrato. E questi editori hanno l’occhio lungo oltre che l’orecchio acerbo, giacché James Flora, di cui il capolavoro in oggetto Il giorno in cui la mucca starnutì risale al 1957, è uno dei più grandi artisti, oltreché illustratori, che il secolo scorso abbia conosciuto. Mi ripeto, che sia disponibile in libreria è un’emozione.

Per questo ho pensato di proporvi di seguito alcune delle sue copertine realizzate per dischi jazz, tributo a Jim Flora ma anche una ghiotta occasione per creare una connessione con un evento che senza guida (chissà quale battito di ali di farfalla l’ha creato!) si è imposto parallelamente alla mia lettura di questo libro nel mio personale immaginario: il Mardi Gras di New Orleans, sebbene ci vorrà febbraio perché arrivi.jim-flora-il-giorno-in-cui-la-mucca-starnut3

Il giorno in cui la mucca starnutì è un esempio di cosa possa succedere nel momento in cui si disattende a un proprio compito, o dovere (una morale, la si definirebbe, se non fosse proposta con così abbondanti sorrisi). Un pastorello di nome Fletcher dimentica la mucca Floss con i piedi ammollo nel ruscello per correre dietro a un coniglio col risultato che la povera mucca si prende un bel raffreddore. E non c’è nemmeno il tempo di dirle “salute!” dopo lo starnuto diretta conseguenza di quella infreddatura, giacché, allo stesso modo della famosa ed esplicativa locuzione secondo cui il minimo battito d’ali di una farfalla sia in grado di provocare un uragano dall’altra parte del mondo, una catena di eventi prende il suo rocambolesco via! E il topo investito dallo starnuto viene scorto dal gatto che, mancandolo, artiglia la schiena di un capretto, che spaventato scappa in cortile investendo uomini e animali e atterrando sulla motocicletta del postino prende la via del villaggio… Ecco, teoria a parte, il caos che consegue allo starnuto di Moss è tanto e le conseguenze pure. Le seguiamo passo passo. Grazie alle illustrazioni.

Jim Flora - Il giorno in cui la mucca starnutì - Orecchio acerbo
Jim Flora – Il giorno in cui la mucca starnutì – Orecchio acerbo

Vibranti, come se conservassero traccia di trombe e fagotti che fanno jazz. Ardite come certi arpeggi al violino. Rutilanti come i tamburi e i piatti e dense, dense di movimento, danza, ritmo. Incalzanti direi per il ritmo. Immagini fatte di solo nero, verde, rosa e arancio bruno letteralmente si inseguono e risentono fino alla fine del movimento d’aria cui ha dato luogo lo starnuto di Moss.

Jim Flora - Il giorno in cui la mucca starnutì - Orecchio acerbo
Jim Flora – Il giorno in cui la mucca starnutì – Orecchio acerbo

Una lineare confusione che si muove da sinistra verso destra. Tutti quanti i coinvolti, sebbene loro malgrado, reagiscono con stupore a quanto li vede protagonisti. Ma anche astanti celebri, quali il sole, sono stupefatti a veder turbato l’ordine ciclico e le forme usuali cui sono abituati, giacché a dir poco surreal-pop sono la piovra coi tentacoli arricciati, il leone spiegazzato e l’elefante spianato.

Un gioiello vintage che consigliamo a tutti.

Jim Flora - Il giorno in cui la mucca starnutì - Orecchio acerbo
Jim Flora – Il giorno in cui la mucca starnutì – Orecchio acerbo


“I found it very difficult at first to write a book because I had been trained to see an idea, not write about it. Facing a blank sheet of paper and writing a story was something I found I could not do. So I devised a new way to write my story. During the day I would think about the book. I would see it in pictures in my head. At night, as I lay waiting for sleep, I would run the story through my head like an animated cartoon one sees in theaters and on television. When finally the complete story was arranged in my head I drew a seres of pictures of what I saw there. In films they call this ‘making a storyboard.’ With this storyboard at hand all I had to do was describe what was taking place in the drawings. That’s how I wrote my first book and all of the sixteen others that followed.” [James Flora, 1988].

muccaTitolo: Il giorno in cui la mucca starnutì
Autore: James Flora
Editore: Orecchio acerbo
Dati: 2011, 44 pp., 16,00 €

Trovate questi libri tra gli scaffali del Giardino Incartato, libreria per ragazzi in via del Pigneto 303/c, Roma. Oppure, se non siete a Roma potete trovarci scriverci (ilgiardinoincartato@gmail.com) e chiederci di spedire a casa vostra, lo faremo con molto piacere ricorrendo a Libri da asporto.

Pinocchio prima di Pinocchio. E dopo?

È una Genesi laica, di legno e colori immensi quella che ha illustrato Alessandro Sanna, quella di Pinocchio.

All’inizio fu un magma primordiale dal quale si staccò un pezzetto ribelle di luce, probabilmente stanco di brillare nell’universo sconfinato. Velocissimo, e come ben deciso a farlo, atterra in un’esplosione bianca. Queste esplosioni di norma generano distruzioni; di norma. Ma questo pezzetto ribelle di universo no, questo ha seguito la lezione di Munari e genera un albero: da un tronco due diramazioni e da ciascuna altre due, fino a diventare sufficientemente ampio da attirarsi le invidie del cielo che lo colpisce con un fulmine e ne stacca via un ramo.

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Pinocchio prima di Pinocchio, Alessandro Sanna – 2015, Orecchio acerbo

Quando lo vedo, lì dritto, impettito, stagliarsi nell’aurora, o nel tramonto, lo immagino pronto a mirabolanti avventure. E non mi sbaglio: parte a grandi balzi. Non conosce mezze misure. Sembra felice, ma non pare Pinocchio, non vedo il naso lungo che, così di profilo, certamente salterebbe agli occhi. D’altra parte, da come capitombola e si diverte, sembra proprio lui. Non so… io continuo a seguirlo, e con una certa trepidazione, perché il ragazzino di legno si sta fidando ciecamente di un gatto e di una volpe, silhouette nere nella neve bianca, e s’avvia a passo sicuro verso una folla di altri legnosi, verso un bosco, che dal tanto danzare s’infiammano.

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Pinocchio prima di Pinocchio, Alessandro Sanna – 2015, Orecchio acerbo

Scappa! Scappa! Verrebbe da dire, e lo dico, trepidante, specie quando appare un’enorme figura che ingoia tutto, mangia fuoco, fiamme, mangia gli alberi. Il ramo corre, si bagna, si fa ramoscello di pace nel becco di una colomba, incontra un grillo e un gufo e un serpente. Io sono andata oltre, fino alla fine, che è un chiaro inizio. Ma mentre non voglio svelarvi altro, qualcos’altro voglio chiedere all’autore.

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Pinocchio prima di Pinocchio, Alessandro Sanna – 2015, Orecchio acerbo

1. Alessandro, la scelta di raccontare senza parole è dovuta al voler universalizzare, lasciare fuori dallo spazio e dal tempo, il rapporto tra il mito e il lettore?
R: Le parole sono nell’immagine. Potrei anche dire che le parole lasciano il posto ai respiri interni ed esterni di ognuno di noi. Senza parole mi sembra d’esser più libero e la libertà di comunicazione è sempre una chimera che inseguo nei miei libri d’autore.

2. Io ho ritrovato tra le pagine alcune citazioni. La prima, sebbene adattata a tutt’altro contesto, è de “Il Signor Bastoncino” di Axel Scheffler, un’altra è de “Il Piccolo Principe”,  il serpente e l’elefante. Ce ne sono altre, o invece, anche queste due sono “solo” l’ottimo risultato del dialogo che le opere autoriali innescano tra loro?
R: Tutte queste sono assolutamente citazioni appropriate, ma ci sono anche rimandi alla storia dell’arte da Giacometti a Mark Rothko oppure ai mediavali Duccio e Cimabue. Forse anche il cinema d’animazione di silhouette di Lotte Reineger.
La verità è però che tutte le conoscenze implicite ed esplicite sono fuori dalla mia mano quando disegno. Il libro infatti è una metafora dell’essere artista, con il serpente che mangia tutti e poi sputa dal sedere e anche con il pescecane che mangia tutti e rimette al mondo dalla bocca tutti i personaggi. Tutti noi siamo digerenti medium che buttano fuori, da ogni orifizio possibile, il conosciuto e il vissuto.

3. La narrazione, come l’evoluzione, come la vita stessa, è ciclica: si parte da un punto per tornare a un altro molto simile ma del tutto diverso e quindi ripartire: dopo la storia Prima, c’è quella di Pinocchio. E dopo?
R: Dopo c’è un’altra vita. il libro si doveva chiamare “La vita prima della vita” e “La vita dopo la vita”. Pinocchio è venuto a smorzare i toni. Quello che voglio raccontare con questo libro è la fragilità del bambino e precisamente del bambino in condizioni di vita costretta. Mi riferisco alla vita in ospedale di bambini ammalati e purtroppo con poche speranze. Quei bambini li ho visti e incontrati e da lì è partito tutto.

4. Per concludere, ti voglio fare una domanda che qualcuno mi ha suggerito di porti, anche se non svelerò mai chi!, perché della tua risposta non si può far senza: Alessandro, ma come fai a fare disegni così belli?
R: Lavoro tantissimo. Così tanto che anche la mano penso abbia un suo cervello e spesso devo ascoltarla. Grazie!

cop pinocchio prima di pinocchio

Titolo: Pinocchio prima di Pinocchio
Autore: Alessandro Sanna
Editore: Orecchio acerbo
Dati: 2015, 64 pp., 17,50 €

Trovate questi libri tra gli scaffali del Giardino Incartato, libreria per ragazzi in via del Pigneto 303/c, Roma. Oppure, se non siete a Roma potete trovarci su Bookdealer o chiederci di spedire a casa vostra, lo faremo con molto piacere ricorrendo a Libri da asporto.

Clara e le ombre

Questa storia è connotata fortemente e altrettanto fortemente radicata negli anni Ottanta. Sono di quell’epoca i vestiti, gli accessori, il walkman, la polaroid, ma soprattutto è l’atmosfera che ha il sapore di quegli anni e ne restituisce molto vivamente l’immaginario.

Siamo nel 1988 a Brattleboro, negli Stati Uniti. Clara è una dodicenne con un problema di salute che le grava sulle spalle complicando l’insicurezza che la perseguita. Molte delle sue paure sono quelle tipiche dell’età, così come l’inquietudine di certi momenti, però Clara ha dei persecutori sfuggenti e sinistri: da quando ha memoria attorno a lei orbitano delle ombre delle quali non riesce a liberarsi.

A tutto ciò si aggiunge che, dopo che la madre ha lasciato la famiglia, Clara cambia città assieme al padre. A Brattleboro l’ambiente le è ostile, a scuola si ritrova in un contesto respingente ma, con una certa consolante, naturalezza, Clara viene accolta da un gruppo di ragazzi con i quali scoprirà di avere molte cose in comune e grazie ai quali, assieme, riuscirà a fronteggiare più di un mistero.

In Clara e le ombre, graphic novel per ragazzi, scritto da Andrea Fontana e disegnato da Claudia Petrazzi, c’è un filone forte e attrattivo per i ragazzi e le ragazze che è quello dell’inquietudine, del mistero, della paura sottile e insinuante. Sono storie molto amate e cercate in libreria come tra le serie tv (e il nesso con Stranger Things è naturale) e infatti, cosa altrettanto naturale per i comics, si struttura come un film, ne ha il respiro. Non solo per i temi ma anche per il ritmo, così come per la scelta della palette di colori.

Clara e le ombre, Andrea Fontana e Claudia Petrazzi, Il Castoro

A scuola, luogo classico di tensione e salvifico al contempo, Clara incontra Alex, Robert, John, Anthony e con essi anche una parte di se stessa, con la quale si confronta, come in uno specchio, e grazie alla quale, insieme, riusciranno a ricomporre certezze ed equilibri.

Ormai qualche mese fa ho intervistato gli autori di questo libro. L’intervista è visibile sulla pagina Facebook del Giardino Incartato.

Trovate questi libri tra gli scaffali del Giardino Incartato, libreria per ragazzi in via del Pigneto 303/c, Roma. Oppure, se non siete a Roma potete trovarci su Bookdealer o chiederci di spedire a casa vostra, lo faremo con molto piacere ricorrendo a Libri da asporto.