I romanzi per adulti ragazzi

Leggo molti libri per ragazzi e giovani adulti, forse per questa ragione nel momento in cui incontro libri per adulti, in questo caso addirittura vincitori di premi prestigiosi (Il Campiello), che parlano alla mia esperienza di lettrice di letteratura per l’infanzia e l’adolescenza trasalgo.

Perché, mi chiedo, è su uno scaffale in alto piuttosto che ad altezza di occhi adolescenti?

I miei stupidi intenti (Sellerio) è un libro che mi ha tenuta avvinta alle pagine senza scampo, che ho scelto di regalare alle nipoti come ai nonni. Un romanzo ferino, d’avventura, a tratti filosofico, in cui la parola scritta, e la capacità di scrivere, rivestono un ruolo determinante e si mescolano alla natura selvaggia; ogni pagina è pervasa da sentore di muschio, da umidità di terra smossa, da istinti puri e cristallini, così come da riflessioni composite, necessità di rivalsa, gratificazione, elevazione del proprio status.

Ma chi parla, mi chiedo? A chi parla questo romanzo, libro d’esordio del venticinquenne Bernardo Zannoni? Per la limpidezza del coraggio nel narrare, per sua propria voce, anzi, di suo pugno, la storia di Archie, faina dal destino atipico, con parole di immediata efficacia, con durezza, con gioia, con profondità non ricorda forse le voci limpide, dure, gioiose dei nostri adolescenti? Forse questa faina zoppa, scambiata dalla madre per una gallina e mezza e quindi resa schiava di una volpe usuraia che vive nel folto del bosco e che però sa scrivere, racconta e parla a noi tutti? Adulti maturi, adulti dall’orecchio acerbo, ragazzi e ragazze? Forse sì, forse parla una lingua universale, Zannoni per mezzo di Archie. È la narrazione, non il lettore, il punto.

Mentre nel momento in cui incontro Red Fox Road (di Frances Greenslade, nella traduzione di Elvira Grassi, Keller edizioni) il bisogno di pormi questa fatidica e spesso annosa domanda non si pone, perché che sia un libro per adulti e ragazzi è esplicitato in copertina, quasi fosse un sottotitolo. Si tratta di un’avvincente storia di sopravvivenza ma allo stesso tempo una storia molto dolorosa di crescita, formazione, familiare. Man mano che il contesto si fa più ostile, anche i ricordi lo diventano. Man mano che la solitudine diviene abbandono, anche le  la morte, il dolore ritornano, le ferite profonde del passato si riaprono e l’ostinazione e il coraggio, il coraggio vivace e resistente di una ragazzina,  sembrano non bastare.

Per due volte Francie lascia un biglietto a chi potrebbe trovarlo, aiutandola, salvandola: ho tredici anni, scrive. Lo scrive in calce, come se fosse la sua firma. Lo aggiunge, lo esplicita. È un rimprovero agli adulti che non la trovano, che l’hanno lasciata a se stessa, che non la cercano. È un messaggio che lascia a se stessa, bambina appena ragazza, per darsi forza, per dire che a tredici anni  si può fare da sé, si può riuscire laddove gli adulti invece no.

È in quei biglietti lasciati da Francie che sta la ragione, stavolta sì, del perché questo sia un romanzo  crossover tra generazioni.

Li trovate entrambi tra i nostri scaffali in libreria, Il Giardino Incartato, via del Pigneto 303/c, Roma

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