La prima cosa che si vede entrando nel nostro personale ripostiglio è una carta da parati scura, decorata con i fiori, le foglie. Ci si aspetterebbe fosse sciupata, un po’ scollata, invece è assolutamente in ordine, come la sala da pranzo col camino, nella quale tutto è come dovrebbe essere, al suo posto, e infatti la rana scappa a balzi veloci via, tutta inzaccherata di latte com’è. Anche le sopracciglia della zia, o sedicente tale, in primo piano sono in ordine e ben disegnate in un cipiglio tra il disgustato e il furioso, e sono in linea con le sopracciglia degli altri zii incorniciati sul camino: stesso ordine, stessa posa. Così pure le labbra, ben serrate a macerare rimproveri severissimi.
Di entrare nel ripostiglio lo aspettavamo da tempo, Orecchio acerbo ci ha passato la chiave da dietro la schiena, strizzandoci l’occhio. Finalmente!

Invece lo sguardo di Nicholas non è mai fisso, piuttosto intento a sbirciare, gongolare o guardare nei nostri occhi, sardonico. Quando Nicholas è fuori dalla scena, a gongolare, un tantino giudicanti, ci pensano gli occhi di cavalli, gatti e, ci scommetto, anche delle lucertole che fanno finta di passeggiare per i fatti propri su per i muri.
Nicholas ha compiuto un vischioso atto di insubordinazione bambina: ha messo una rana nella tazza del latte e poi ne ha strillato la presenza per il puro gusto di poter ribattere agli adulti, che avrebbero negato il fatto, con la verità. A causa del suo piano di affermazione però, viene messo in punizione: non andrà al mare coi cugini e il fratello. Resterà a casa con a zia e il divieto assoluto di entrare nell’orto dell’uva spina. Come se gli interessasse! Ciò che conta per Nicholas è trovare la chiave del ripostiglio ed entrarvi.

Quando ci riesce, l’azione si sposta interamente al chiuso, tra le desiderate mura, con carta da parati azzurra a fiori: un bambino e un cane, accovacciati nella penombra e circondati da tesori intenti a scrutare un arazzo e a sognare, gomiti sulle gambe, mani sotto al mento. E un gatto che indaga, s’impiccia, guarda all’interno di vasi e scatole. Fa quello che Nicholas farebbe se non fosse intento a sognare, e fa, perché è un pensiero irresistibile. Tra tutti gli oggetti meravigliosi il meno attraente è un librone dalla copertina nera.
Nicholas spiò dentro e…
… che magia!
Uccelli variopinti, svolazzanti, cinguettanti… niente potrebbe distoglierlo da voli così belli, a parte la berciante richiesta di aiuto della zia, caduta nella vasca dell’acqua piovana. C’è da fare in fretta, chiudere il ripostiglio, rimettere al suo posto la chiave e accorrere a gustarsi la scena ridicola, con il desiderio malandrino che essa, assieme al disappunto della zia, duri più a lungo possibile.

Laddove gli orizzonti dell’adulto sono facilmente circoscrivibili da margini (che siano quelli della norma sociale, la staccionata di un orto o i bordi di una vasca), quelli del bambino virano e sfuggono al controllo, conquistando una libertà di sguardo capace di creare mondi fantastici anche in contesti incorniciati e statici.
Il ripostiglio è un racconto di Saki, con le illustrazioni di Cinzia Ghigliano. Esse si sviluppano con grande libertà, aprendo spiragli ovunque, suggerendo la possibilità di guardare altro e altrove sempre: sia attraverso lo sguardo di un gatto che spia sul fondo di un vaso, che attraverso quelli di una cane un gatto e un bambino che si fanno largo tra le pieghe di una tenda, o del cavallo, che, sarcastico, osserva gli strepiti di una bambina; con continui e paralleli cambi di prospettiva: il lettore guarda e vede ciò che è in primo piano per poi spostarsi dietro alla sua schiena e ancora più in fondo. Una struttura e un’impostazione che definirei a cipolla, strato dopo strato fino a un cuore sempre comune e profumatissimo: la curiosità.
Titolo: Il ripostiglio
Autori: Saki, Cinzia Ghigliano, traduzione di Damiano Abeni
Editore: Orecchio acerbo
Dati: 2018, 44 pp., 15,00 €