
Si apre con un’inquietante illustrazione a doppia pagina, in cui il bianco del bianco e nero non serve ad altro se non a sottolineare la densa inquietudine che innerva tutta la storia di Hänsel e Gretel, questo splendido albo (che è anche una galleria di dipinti) edito da Orecchio Acerbo.
Pennellate ampie e sconnesse, certamente in linea con un disegno mentale e allegorico ben congegnato, si fluidificano in un fiume di nero che lascia al bianco solo il tempo di disvelare un sentiero che diventa (a ben guardare o grazie alla suggestione) un volto deforme e sorridente di un sorriso che si allarga fino a varcarne i confini e tornare a diventare ancora una stradina nel sottobosco fitto che, materno, pare ben disposto ad accogliere i bambini abbandonati dai genitori.

Lorenzo Mattotti, maestro del colore, sceglie il nero per rendere tutti i momenti di questa fiaba crudele e magnifica i cui orrori sono talmente tali e tanti da passare per consuetudini ammesse e obbligate.
La casina di zucchero e marzapane che, ripescando nella memoria, ricordo glassata di lusinghe rosa, candita di soffici sbuffi color panna, mi sorprende ora e m’attrae irresistibilmente nella sua veste nera, specchio buio della sua orrorifica sostanza.
I due poveri bambini, come me, ne sentono il profumo e non gli resistono, s’avvicinano e “rodi, rodi, mordicchia, la casina chi rosicchia?”
Lusinghiera e ingannevole come certa televisione, ingabbia, indora e indottrina: è troppo difficile allontanarsi da tanta lucente dolcezza, ma la strega, così abilmente mascherata da vecchina accogliente e premurosa, non tarderà a rivelarsi il mostro orrido e malvagio che in realtà è.
E allora il nero aiuta e soccorre: se da un lato tocca nervi scoperti e rende manifesti e palpabili i momenti di terrore vissuti dai due bambini, dall’altro mette al sicuro e ripara dallo sguardo miope della vecchia il piano di fuga e rivalsa della bimba; così come aveva protetto i due fratellini nel buio della loro stanza quando cercavano di congegnare un piano per difendersi dall’egoismo e dalla pavida trascuratezza dei genitori.
Buio è il momento del dramma, buio è l’abbandono, buia la mente offuscata della matrigna, buia la paura: una paura in bianco e nero che richiama l’inferno di Dante inciso da Doré in un nero catrame di marcescenza che qui diviene dolce liquirizia.
Un albo elegante, prezioso e raffinato, in un formato importante e snello. Un pezzo d’arte che ben ripaga il valore di una delle più riuscite (e attuali) fiabe di sempre.

Titolo: Hänsel e Gretel
Autore: Jacob e Wilhelm Grimm con le
illustrazioni di Lorenzo Mattotti
Dati: 2009, pp. 48, ill.,€ 20,00
Hansel e Gretel illustrato da Lorenzo Mattotti si è aggiudicato il Premio Andersen 2010 quale miglior albo illustrato “per essere un albo illustrato veramente “per tutti”, di splendida, originalissima e vigorosa fattura. Per la capacità di ritornare al fondo antico e tragico delle fiabe, alle loro remote origini di “catalogo dei destini”. Per le continue emozioni e sorprese che ci colgono nell’inesauribile gioco del guardare le figure”.
3 risposte a "Buia la fiaba, nero il colore"